L'intervista del QdS a Chiara Iaria, membro del consiglio direttivo del Simit (Società Italiana Malattive Infettive e Tropicali): “Immotivato il panico dei cittadini che non escono da casa per paura”
ROMA – “Occorre lavorare bene e il Governo lo sta facendo affinché i due focolai non diventino epidemia”. Lo ha affermato Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma e rappresentante dell’Italia nell’Executive Board dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
“Dobbiamo rintracciare tutti coloro che sono arrivati da aree a rischio e naturalmente serve condizionarne i comportamenti quando arrivano sul territorio nazionale. è accaduto che dalla Cina è arrivato evidentemente qualcuno con il virus”, ha sottolineato Ricciardi.
In queste ore nel nostro Paese il confine tra allarme e allarmismo si è fatto sottilissimo, mentre la comunità scientifica è impegnata nella ricerca di una soluzione definitiva al contagio.
Quanto c’è di grave in questa emergenza sanitaria, oppure quanto diventa necessario sfatare pericolosi miti e vere e proprie psicosi legati al coronavirus? Lo abbiamo chiesto a Chiara Iaria, membro del consiglio direttivo nazionale Simit (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), con la quale abbiamo cercato quindi di fare il punto della situazione.
“Non possiamo non ammettere che la situazione legata all’infezione dal Coronavirus Covid-19 sia grave, soprattutto in Cina, l’area da cui la pandemia è partita”, ci spiega Iaria.
Cosa dobbiamo fare?
“L’Organizzazione mondiale della sanità parla di emergenza mondiale, anche perché viviamo in un mondo globalizzato e il virus potrebbe espandersi in tempi brevissimi anche in altre parti del mondo. Dobbiamo essere pronti a fronteggiare l’emergenza arrivata in Italia senza però perdere il controllo. Il Coronavirus, che si trasmette per via aerea, qualora venga contratto da una persona infetta, scatena dei sintomi che possono avere un grado variabile di pericolosità, fino a all’insufficienza respiratoria severa e al decesso. La difficoltà sta nel discriminare una semplice influenza dai sintomi del Coronavirus, infatti i quadri clinici sono sovrapponibili”.
Cosa invece puntualizzare riguardo la psicosi dilagante di queste ore?
“Reputo assolutamente infondata, al momento, l’idea secondo cui sia necessario l’uso delle mascherine di protezione, almeno in Italia. Ritengo pure immotivato il panico dei cittadini che scelgono di non uscire di casa per paura del contagio. Devo inoltre dire, che, se il problema sicuramente esiste, non si devono sottovalutare altre situazioni più comuni, come l’influenza, in grado di provocare mortalità”.
Quale consiglio si sente di dare ai cittadini?
“Sottolineerei due semplici avvertenze per evitare il contagio: in particolare, per gli operatori sanitari, l’utilizzo, oltre che della mascherina, degli occhiali di protezione, poiché il Coronavirus, attraverso i colpi di tosse, può raggiungere la congiuntiva, e, in generale, di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo dalla persona affetta per ridurre il rischio di contagio”.