Coronavirus, inquinamento, dopo l'emergenza, non si torni indietro - QdS

Coronavirus, inquinamento, dopo l’emergenza, non si torni indietro

Rosario Battiato

Coronavirus, inquinamento, dopo l’emergenza, non si torni indietro

mercoledì 25 Marzo 2020

Il sistema nazionale di protezione ambientale conferma: -50% dei livelli di biossido di azoto. Il ministro Costa traccia la strada: “Occorrerà puntare a nuove forme di mobilità”

PALERMO – Nel pieno dell’emergenza, l’Italia e l’Europa si interrogano sul modello futuro di società verso cui tendere, al di là delle politiche già intraprese in epoca precoronavirus, perché il blocco imposto ormai da diversi Paesi ha determinato un effettivo e palpabile miglioramento della qualità dell’aria, e non solo. Di certo non si può immaginare, nell’ottica del ripristino della normalità, un blocco delle attività produttive e del traffico veicolare, ma l’obiettivo è di spingersi maggiormente verso misure contenitive delle emissioni e, più in generale, in grado di contrastare i cambiamenti climatici, da Roma a Bruxelles.

LA PIANURA PADANA TORNA A RESPIRARE
“Usciti dall’emergenza occorrerà puntare a nuove forme di mobilità e sviluppo sostenibile”. Le parole del ministro Costa si riferiscono a una serie di dati impressionanti: nelle ultime settimane il livello del biossido di azoto, uno dei principali inquinanti presenti in atmosfera, ha subito una forte riduzione, pari al 50%, in seguito alle misure introdotte dal Governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

La certificazione di questi numeri è arrivata da un team di esperti Snpa (Sistema nazionale di protezione ambientale) che è stato realizzato “grazie all’utilizzo – si legge in una nota ministeriale – del programma Copernicus e di sistemi modellistici a scala nazionale e regionale sul territorio”. Per Costa la strada è tracciata: “la forte riduzione degli inquinanti in atmosfera nelle regioni del Bacino Padano, in particolare del biossido di azoto, testimonia l’esigenza di puntare al più presto, non appena saremo usciti da questo momento di seria emergenza nazionale, su una nuova normalità, con forme di mobilità il più possibile sostenibili e che riducano drasticamente l’impatto sull’ambiente”.
Del resto, ha proseguito il ministro, “già da tempo ormai sappiamo, e i cambiamenti climatici ce lo ricordano in ogni area del Pianeta, che la nostra priorità è costruire un modello di sviluppo ambientalmente sostenibile, capace di invertire in maniera drastica e immediata l’abitudine al sovra inquinamento, al sovra consumo e sfruttamento delle risorse naturali”.

GLI EUROPEI PREFERISCONO VERDE
I cittadini dell’Ue, secondo un’indagine dell’Eurobarometro del Parlamento Europeo, tra le tematiche ambientali premiano il cambiamento climatico che è quello in cima alla preoccupazioni (52%), seguito dall’inquinamento atmosferico (35%) mentre il 59% dei cittadini dell’Ue ritiene che le “azioni dimostrative guidate dai giovani per il clima abbiano avuto un impatto sulla politica Ue”.

Per l’Ue la strada è comunque chiara, così come reso esplicito nella comunicazione che prende il nome di “European Green Deal”, e punta all’attuazione dell’accordo di Parigi, muovendosi, inoltre, nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai valori preindustriali e lavorare per mantenerle anche al di sotto di 1,5.

SICILIA SOFFOCATA
Anche la Sicilia patisce una condizione complicata, con ben due procedure di infrazione comunitaria per superamento dei valori di legge di alcuni inquinanti, un parco vetture particolarmente vetusto, e i primi segnali di un cambiamento climatico che si preannuncia dannoso e pericoloso, con circa 75% di piogge in meno rispetto a un anno fa, il rischio desertificazione che include il 70% del territorio, e danni ingenti causati da inondazioni e bombe d’acqua.

Le recenti misure della Regione, tra cui piano contro la desertificazione e il potenziamento della mobilità sostenibile, potrebbero non essere decisive senza un intervento coordinato a livello nazionale e comunitario.



Italia più calda di 0,6 gradi rispetto al resto del mondo

ROMA – L’Italia è diventata più calda di 0,6 gradi negli ultimi 40 anni rispetto al resto del mondo. Ed è proprio nel nostro Paese che soltanto l’anno scorso ci sono stati oltre 1.600 eventi estremi legati alla crisi climatica. Sono questi alcuni elementi che emergono dal rapporto ‘10 key trend sul clima – i dati 2019 in anteprima per l’Italia’, realizzato da Italy for Climate, l’iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.
Negli ultimi quarant’anni la temperatura media è già aumentata di 1,6 gradi, più della media mondiale che è di circa 1 grado, e l’ultimo decennio è stato il più caldo di sempre; nel 2019 in Italia gli eventi estremi connessi alla crisi climatica sono stati oltre 10 volte quelli registrati nel 2008 e che solo nel 2019 sono aumentati del 60%; nel 2019 le emissioni di gas serra in Italia si sono attestate a circa 423 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, tra 0,5 e 1% in meno rispetto all’anno precedente (una riduzione modesta non in linea con i target 2030). Inoltre, prosegue l’analisi, il taglio delle emissioni è passato da oltre 17 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all’anno nel 2005-2014 a poco più di mezzo milione di tonnellate dal 2014 a oggi; nel prossimo decennio dovremmo tagliare in media quasi 15 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all’anno.

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