Home » Coronavirus, i Vescovi lanciano la Pasqua domestica

Coronavirus, i Vescovi lanciano la Pasqua domestica

Coronavirus, i Vescovi lanciano la Pasqua domestica

“Niente vittimismi” chiedono. E aggiungono, “i cristiani non saranno i furbetti della fuga”. Il vescovo di Monreale, “i contatti della messa in streaming sono tanti”. Sul sito Cei indicazioni su come vivere il Triduo senza i riti tradizionali

A Pasqua restate a casa. E’ il refrain del governo, della scienza, degli operatori sul campo, dalla Protezione Civile alla Croce Rossa.

E la Chiesa fa la sua parte.

I vescovi italiani lanciano la Pasqua “domestica”, un nuovo modo di vivere la festività principe del cristianesimo, impostosi per via dell’emergenza sanitaria e che avrà un ruolo importante nel contenere l’effetto “rilassamento” che la discesa nella curva dei contagi potrebbe produrre.

“Quest’anno sarà una Pasqua in famiglia, una Pasqua domestica, che ci avvicina anche al modo in cui gli ebrei celebrano in famiglia la Pesach, la Pasqua ebraica che cade proprio in questi giorni”, spiega monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti.

“Qui a Rieti già da oggi abbiamo indicato il distanziamento sociale – racconta -, la sospensione delle messe con i fedeli in funzione anti-assembramenti come vuole il decreto del governo. Io la mattina sto in cattedrale dalle 9 alle 12, se qualcuno entra si sta con la mascherina a debita distanza e alle 21 recito il rosario in streaming con migliaia di persone che si collegano. Ma per il triduo pasquale invito a vivere questa Pasqua davvero insolita nelle proprie abitazioni, riscoprendo la tradizione di una festa della famiglia”.

“Più che la sola idea di connettersi, si sta insieme in casa, ad esempio sostituendo all’altare la tavola. E’ una chance che non si sarebbe scelta in tempi normali ma visto e considerato che siamo tutti dentro a questa situazione – aggiunge -, ricordiamoci che l’uomo è spirito incarnato e accogliamo anche questa novità senza troppo vittimismo. La fede non ci suggerisce di creare disagi agli altri, facciamo uno sforzo”.

“A mio parere il rischio che la gente vada in chiesa a Pasqua è inesistente”, dice da Ascoli Piceno il vescovo Giovanni D’Ercole, “perché ormai tutto avviene a livello di comunità virtuale quindi i fedeli andrebbero in chiesa inutilmente. Dove ci sono solo sacerdoti che celebrano a porte chiuse, come da noi, certo, rimane nel cuore il desiderio di uscire. Ma per i cristiani le celebrazioni del triduo saranno motivo in più per stare a casa, sarà quello il vero modo di celebrare. Penso proprio che i cristiani saranno quelli meno a rischio ‘fuga’, con la scusa di una visita in chiesa. Chi veramente vuole partecipare si può videocollegare, per il resto credo che fossero di più prima quelli che ‘dimenticavano’ la vera Pasqua per andare fuori”.

Ripete l’appello a non muoversi dalle proprio abitazioni anche il vescovo di Monreale, in Sicilia, monsignor Michele Pennisi.

“La cattedrale è aperta – spiega – ma già in questi giorni non viene quasi nessuno. La messa di Pasqua, come le altre, è a porte chiuse, quindi non potrà partecipare nessuno al di fuori dei celebranti. I contatti della messa in streaming sono tanti, circa mille persone si collegano quotidianamente ma non ci siamo limitati al solo Internet. Attraverso i parroci abbiamo inviato un sussidio di preghiera alle famiglie, per ogni giorno abbiamo suggerito un gesto, ad esempio per la veglia pasquale accendere un lumino davanti al crocifisso. La gente soffre ma la fede non va in quarantena: cerchiamo di seguire le persone nella nuova modalità a distanza, soprattutto di venire incontro ai nuovi poveri. Non sono pochi quelli che facevano gli ambulanti o se la cavavano con lavoretti estemporanei. Ora si trovano alla fame. Alle famiglie con bimbi piccoli distribuiamo pannolini e latte, cerchiamo di vivere questa Quaresima in modo inaspettato ma sempre con carità”.

Informazioni su come vivere il Triduo senza i riti tradizionali si trovano anche sul sito della Cei.

Sono stati ribattezzati “strumenti agili” per approfondire la vita cristiana in un tempo difficile, con suggerimenti per “nobilitare” la giornata, che, insomma, non è sprecata, anche se si sta a casa.