Coronavirus, la curva dell'epidemia è in discesa - QdS

Coronavirus, la curva dell’epidemia è in discesa

redazione web

Coronavirus, la curva dell’epidemia è in discesa

martedì 01 Dicembre 2020

Il problema è che, secondo gli esperti, basta poco a modificarla nuovamente. E per Brusaferro (Iss), ci attende ancora un anno e mezzo di convivenza con il virus. Non solo: occorre mettere a punto anche "strategie permanenti"

La curva dell’epidemia di coronavirus in Italia continua a scendere, ma i numeri sono ancora molto alti e indicano che si muove su un equilibrio ancora incerto, tanto che basterebbe davvero poco a modificare la situazione.

I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi giornalieri sono 16.377 a fronte di 130.524 tamponi eseguiti: vale a dire che il rapporto casi-tamponi è ancora al 12,5%.

Gli attualmente positivi diminuiscono di 7.300 mentre i guariti sono stati 23.004.

I 672 decessi registrati in 24 ore dicono che bisognerà aspettare ancora alcuni giorni per vedere il loro numero decrescere in modo significativo.

Se, in generale, si cominciano a vedere i segni di un miglioramento i numeri ancora alti dicono che bisogna tenere alta la guardia e prepararsi a una lunga convivenza con il virus SarsCoV2, come ha rilevato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro.

Quello causato dalla pandemia, ha detto Brusaferro, “è uno stress che non è stato puntiforme, come un terremoto o un’alluvione, è uno stress che si prolunga per oltre un anno e ci accompagnerà per un anno e mezzo circa, e stiamo mettendo in atto strategie di adattamento che lasceranno il segno in futuro, alcune probabilmente in maniera permanente”.

Che i numeri siano ancora alti lo indicano anche i Dati della Sorveglianza integrata Covid-19, pubblicati dall’Iss) e aggiornati al 29 novembre: emerge che Sono 800.953 i casi registrati negli ultimi 30 giorni in Italia, di cui 22.712 tra gli operatori sanitari, 12.904 i decessi e 304.531 i guariti.

Alla luce di queste cifre “siamo ancora in una situazione instabile”, ha detto il fisico Enzo Marinari.

“Con 20.000 nuovi positivi al giorno – ha detto – una piccola perturbazione può essere sufficiente a far risalire il numero dei contagi”.

Per questo, ha osservato, “in vista delle riaperture occorre un appello alla responsabilità”.

La prudenza è d’obbligo per non compromettere i risultati positivi che si stanno ottenendo.

“Le cose stanno andando bene: il numero dei nuovi positivi diminuisce e nella media settimanale di comincia a vedere calo anche nelle terapie intensive”, ha osservato.

Il “numero dei decessi si sta ancora muovendo sul picco e sembrerebbe sull’orlo del plateau, probabilmente si prepara a scendere fra qualche giorno”.

Per il fisico “l’unico problema è la piccola decrescita del numero dei tamponi somministrati: non vorrei che ci fosse calo di attenzione. Rispetto a una settimana fa erano 149.000, oggi sono circa 131.000, con un calo del 15%, così come i 177.000 rilevati il 29 novembre sono stati circa il 10% in meno rispetto ai 189.000 di una settimana prima prima”.

Dai tamponi sta emergendo inoltre che si è decisamente abbassata la carica virale, ossia il numero delle copie di materiale genetico del nuovo coronavirus presenti in un millilitro di materiale biologico prelevato con il tampone. Attualmente solo il 5% dei pazienti analizzati, pari al 20% dei positivi, ha una carica virale superiore a un milione, contro l’80% che si registrava in ottobre, ha detto il virologo Francesco Broccolo, dell’Università Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano.

Secondo Marinati non si può escludere che, al di là del consueto calo dei tamponi registrato nel fine settimana, il calo potrebbe dipendere dal ricorso sempre più diffuso ai tamponi rapidi.

Se fosse così, ha rilevato, “sarebbe opportuno avere una statistica che comunichi anche il numero dei tamponi rapidi: in molto casi si fa tampone rapido e quello molecolare solo in caso di positività: è importante renderlo visibile”.

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