Coronavirus, le "cattive" Ong in prima linea in Lombardia - QdS

Coronavirus, le “cattive” Ong in prima linea in Lombardia

redazione web

Coronavirus, le “cattive” Ong in prima linea in Lombardia

lunedì 23 Marzo 2020

A cominciare da Emergency sono impegnate nel Nord sul fronte della lotta al Covid 19. Parla la presidente di Medici senza frontiere Italia Claudia Lodesani, infettivologa: "da Codogno all'Iran noi ci siamo"

Dove sono le Ong che si sono battute in passato per aiutare i migranti e le persone più vulnerabili? Perché non stanno dando una mano di fronte a un’emergenza sanitaria senza precedenti, come quella del coronavirus in Italia?

Alle polemiche di questi giorni sui social, dopo gli attacchi sferrati in passato da alcune forze politiche sul loro ruolo, le Ong più conosciute, da Emergency a Medici senza frontiere, preferiscono rispondere con i fatti.

Da giorni infatti sono impegnate con i loro operatori in Lombardia, proprio sulla prima linea del fronte della lotta al Covid 19.

Come Msf che dal 9 marzo scorso sta operando negli ospedali del Lodigiano, dove si è sviluppato il primo focolaio dell’epidemia.

“Abbiamo subito accolto la richiesta della Regione di intervenire a supporto dell’Azienda sanitaria di Lodi” dice Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Msf Italia, partita per Codogno dopo essere appena rientrata da una missione umanitaria ad Haiti.

“In questo momento sono al lavoro nel Lodigiano 25 operatori di Msf tra medici, infermieri, logisti ed esperti nel controllo delle infezioni. Ma tutti i nostri operatori che non sono impegnati in missioni all’estero stanno dando il loro contributo in Italia, mettendosi a disposizione delle Aziende sanitarie del territorio”.

“Nei tre ospedali del Lodigiano stiamo offrendo un supporto ai colleghi in termini di gestione dell’epidemia” spiega l’infettivologa che ha maturato una importante esperienza sul campo in Africa nella lotta al virus dell’Ebola. “Come in tutte le epidemie la crisi è determinata dal numero elevato di persone contagiate. La differenza rispetto all’Africa è che il nostro è un sistema sanitario efficiente, anche se questa emergenza lo sta mettendo a dura prova”.

La presidente di Msf Italia ricorda che la decisione dell’organizzazione di intervenire è determinata dal “bisogno medico” in qualsiasi area di crisi, non solo in Africa: “Ecco perchè sull’emergenza coronavirus siamo al lavoro oltre che in Italia anche in altri paesi europei come Spagna, Francia, Belgio e Svizzera, ma anche in Iran, dove il numero dei contagiati è uno dei più alti al mondo, e ad Haiti”.

Per tornare alla situazione italiana Claudia Lodesani sottolinea che Msf sta operando non solo nelle corsie degli ospedali ma anche sul territorio, in aiuto dei medici di base chiamati a prestare l’assistenza sanitaria ai pazienti positivi che non hanno bisogno di ricovero.

“E’ importante in questo momento – osserva l’infettivologa – non sovraccaricare gli ospedali che sono già al limite. Per questo abbiamo lanciato la proposta di un braccialetto elettronico. Uno strumento in grado di controllare i parametri del paziente, che potrà così essere monitorato a distanza dal medico di famiglia. Un modello di presa in carico del paziente non ospedalizzato che è già stato con successo da Msf durante le epidemie di Ebola”.

E’ una delle tante iniziative concrete che l’Ong sta mettendo in campo contro il coronavirus: “Per le polemiche non abbiamo tempo”, chiosa la presidente di Msf Italia.

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