Home » Coronavirus, librerie aperte, a Palermo ciclista fotografa vetrina per l’autocertificazione

Coronavirus, librerie aperte, a Palermo ciclista fotografa vetrina per l’autocertificazione


La riapertura delle librerie offre l’occasione di mettere il naso fuori non soltanto ai lettori: “Stamattina una ciclista si è fermata davanti alla vetrina, l’ha fotografata e mi ha candidamente detto che la visita in libreria le consentiva di compilare l’autocertificazione per uscire da casa. Non ha comprato nessun libro, né ha visitato l’interno ed è andata via. La foto magari è un supplemento di prova”.

Così Piero Onorato, libraio di lungo corso, titolare della libreria, con un’ampia sezione di modernariato, “La stanza di carta” che ha sede nella centrale via Maqueda, a Palermo, di fronte al palazzo di città, luogo ad alta frequenza turistica. Un bel po’ di gente, invece, è arrivata stamane alla libreria Modus Vivendi di via Quintino Sella, sempre a Palermo a due passi dalla centrale via Libertà, dove la titolare, Marcella Licata, ha pensato di piazzare un banchetto sul marciapiede. I cliente chiedono un titolo, rimanendo in strada, e il libro viene loro consegnato fuori dalla porta. Per ora l’apertura è solo mattutina (10-13), “ma l’affluenza registrata oggi potrebbe farci prolungare l’orario di vendita, mentre continua la consegna a domicilio, iniziato lo scorso 20 marzo”.

“L’evasione dai domiciliari” era uno dei rischi che il nuovo provvedimento del governo poteva produrre: “Era una delle mie perplessità – aggiunge Onorato -. La riapertura, va detto, è un dato positivo, ma spero che ci si occupi di noi anche dopo la fine dell’emergenza. Io avevo chiuso l’11 marzo, più di un mese fa, e ho regolarmente pagato l’affitto. Non credo che il proprietario del locale sia disposto a farmi uno sconto sul canone, visto che adesso ho riaperto, sia pure con un orario ridotto dalla 10 alle 14”. Onorato, convinto che le librerie sono luoghi che non si frequentano a distanza, dallo scorso giovedì pratica la vendita online.

“Devo dire con amarezza – sottolinea – che prima dell’emergenza la consegna, in città, costava due e tre euro. Adesso i prezzi dei corrieri sono schizzati a cinque euro”.