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Coronavirus, meno morti e meno pazienti gravi. L’isolamento funziona, ora occhio al Mezzogiorno

Coronavirus, meno morti e meno pazienti gravi. L’isolamento funziona, ora occhio al Mezzogiorno
La tenda della terapia intensiva – Quasi pronto l’ospedale da campo della ong americana Samarirtan Purse allestito davanti l’ospedale di Cremona a causa dell’ emergenza coronavirus Covid-19, Cremona 20 Marzo 2020 Ansa/Matteo Corner

Il ministro della Salute Speranza, “Siamo nel pieno dell’epidemia, teniamo alta la guardia”. E Boccia conferma, “Misure oltre il tre aprile”. Il Meridione “sorvegliato speciale”, si teme un aumento dei casi. Al Sud mascherine e presidi insufficienti. Sotto accusa il sistema sanitario della Lombardia. Critiche anche dal sindaco di Milano, Sala. Firmata l’ordinanza per gli aiuti alimentari

Si va consolidando il ritmo con il quale stanno rallentando in Italia i casi positivi al coronavirus SarsCoV2. Si va quindi verso una sorta di plateau e la fase di discesa potrebbe iniziare nei prossimi giorni.

Lo indicano i fisici che curano la pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’, rilevando che “il punto è la velocità con cui la curva scenderà: questo dipenderà dall’efficacia delle misure di contenimento”.

Ci sono costantemente meno decessi e meno ricoverati in terapia intensiva, che sono quelli a maggiore rischio di morte: il trend degli ultimi giorni ci fa ben sperare. Abbiamo rallentato il dramma di queste settimane”.

Luca Richeldi, pneumologo e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della Salute, sintetizza il cauto ottimismo per i dati dell’emergenza coronavirus in Italia: il bilancio giornaliero di ieri registra 3.815 malati in più (totale 73.880) e un incremento di 756 vittime, che porta il bilancio sempre più pesante a 10.779 morti (sabato l’aumento era stato di 889).

In terapia intensiva ieri si trovavano 3.906 malati, solo 50 in più rispetto a sabato.

Un dato ritenuto significativo come quello dei guariti, che non sono aumentati come sabato ma hanno comunque subito un incremento significativo di 646, che porta il totale a 13.030.

Ed è la tendenza incoraggiante degli ultimi giorni, nonostante le cifre sempre impressionanti dei decessi, a spingere il governo e tutti gli esperti all’appello a non mollare la presa sulle misure di contenimento.

Speranza, “Non abbassare la guardia”

“Siamo ancora nel pieno dell’epidemia – dice il ministro della Salute Roberto Speranza – Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio ora”.

L’altro ministro, Francesco Boccia, conferma che “le misure in scadenza il tre aprile inevitabilmente saranno allungate”.

Il premier Giuseppe Conte sentirà già dalle prossime ore il Cts, che però ha già detto chiaramente qual è la sua posizione.

“Sarebbe da matti non prorogarle, squadra che vince non si cambia”, ribadisce Richeldi, componente del Comitato.

Segnali positivi dall’esame della curva epidemica

Segnali positivi arrivano dunque dall’analisi dell’andamento della curva epidemica dei casi di Covid-19 in Italia, ma ciò conferma la necessità di andare avanti con le rigorose misure di isolamento in atto perché, affermano gli esperti, non si vede ancora una vera inversione di tendenza.

Il tutto con una particolare attenzione per il Sud che, sopratutto in questa fase, può rappresentare un grande rischio e deve essere “sorvegliato speciale”.

I numeri diffusi dal commissario Angelo Borelli nella conferenza stampa alla Protezione civile evidenziano un calo dei decessi (756 contro gli 889 di ieri) e dei ricoveri in terapia intensiva (50 contro i 124 di sabato), ma un leggero incremento dei contagi (3.815 contro 3.651 di ieri).

Oltre tredicimila i pazienti guariti, ma non è la svolta

Il totale dei guariti arriva invece a 13.030.

Segnali positivi, appunto, ma ancora insufficienti per poter pensare che siamo a una svolta.

“Possiamo parlare – dice il virologo Fabrizio Pregliasco dell’Università di Milano – di un segnale positivo che, al momento, conferma la necessità di continuare a insistere con le rigorose misure di isolamento sociale in atto perché non siamo ancora davanti ad una vera inversione di tendenza”.

Si teme un aumento dei casi nel Meridione

In questo quadro, una particolare attenzione va alle Regioni del Centro-Sud, dove potrebbe verificarsi un aumento dei casi.

“Per il momento – spiega l’esperto – ci sono focolai più ristretti ma bisogna prepararsi per tempo al peggio ed al rischio di un’ondata. La speranza è di riuscire a migliorare il controllo per impedire che tali focolai possano espandersi ulteriormente”.

Al Sud mascherine e presidi insufficienti

Insomma, “bisogna organizzarsi per tempo per riuscire a gestire, se si dovesse verificare, lo scenario peggiore, ma continuano a esserci dalle Regioni meridionali segnalazioni della necessità di implementare le dotazioni di dispositivi di protezione individuale spesso insufficienti”.

Cruciale, secondo Pregliasco, è quindi “attrezzarsi da subito, perchè anche al Nord l’epidemia è partita in modo subdolo e rallentato per poi avere uno sviluppo verticale repentino. Il rischio è che possa succedere anche al Sud”.

Sotto accusa il sistema sanitario della Lombardia

A questo proposito, rallentata l’emergenza, si cominciano a tirare le somme sul funzionamento del sistema sanitario della Lombardia, costato allo Stato italiano più di tutti gli altri, e che, nonostante il trionfalismo delle dichiarazioni del leader della Lega Matteo Salvini e dei presidenti delle Regioni del Nord, ha messo in mostra vistose carenze.

Ne ha parlato fuori dai denti proprio il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, secondo il quale la Sanità lombarda ha perso “la capacità di tenuta sul territorio del tessuto socio sanitario”.

“E questo – ha sottolineato il primo cittadino meneghino – in questo momento rappresenta un limite”.

A smorzare l’inopportuno trionfalismo di certe dichiarazioni della Lega, è intervenuto anche il ministro Boccia, ricordando che “nessuna Regione ce l’avrebbe fatta da sola, sarebbero crollate tutte”.

Firmata l’ordinanza per gli aiuti alimentari

Intanto è stata firmata dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli l’ordinanza che stanzia quattrocento milioni di euro ai Comuni per distribuire aiuti alimentari a chi ne ha bisogno.

L’80% del totale, 320 milioni, viene ripartito tra le amministrazioni in base alla popolazione, mentre il 20%, 80 milioni, viene distribuito in base alla differenza tra il reddito pro capite e il reddito medio nazionale.

Buoni spesa per i generi di prima necessità

I Comuni possono distribuire gli aiuti stanziati dal governo per l’acquisto di buoni spesa utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari o per comprare e distribuire direttamente generi alimentari e prodotti di prima necessità.

L’ufficio dei servizi sociali di ciascun Comune individua la platea dei beneficiari: viene data priorità a chi non sia già destinatario di altro sostegno pubblico (come il reddito di cittadinanza).

Per l’acquisto e la distribuzione dei beni ci si può avvalere di enti del terzo settore.

I Comuni possono anche destinare all’acquisto di generi alimentari i fondi derivanti da eventuali donazioni, che possono confluire su conti correnti bancari appositamente aperti.