Sono ormai più di centoventimila i decessi a causa della pandemia di coronavirus negli Stati Uniti, un’autentica strage causata, secondo alcuni, dalle politiche del presidente americano Donald Trump.
I dati aggiornati della Johns Hopkins University (Jhu) parlano di 120.402 morti su un totale di 2.312.302 di casi accertati.
Soltanto nella giornata di ieri, riporta la Cnn citando la Jhu, sono stati diagnosticati almeno 30.911 nuovi casi e si sono registrati altri 424 decessi.
Gli Stati Uniti sono attualmente il primo Paese al mondo per numero di contagi e vittime e i comportamenti e le affermazioni di Trump anche su questo argomento sono state oggetto di forti contestazioni.
Durante il fallimentare comizio elettorale di qualche giorno fa a Tulsa – mancava un terzo di coloro i quali avevano comprato il biglietto – Trump si era vantato: “Ho salvato centinaia di vite umane”, aveva detto, attribuendo al grande numero di test effettuati il record di casi e di morti.
La rabbia si è scatenata quando il Presidente, parlando del covid-19, ha detto “molti lo chiamano virus, molti la chiamano influenza, ha 19 nomi diversi. Io lo chiamo Kung-flu”.
All’inizio dell’epidemia lo aveva ribattezzato “virus cinese” cercando di attribuire a quel Paese le cause della pandemia, scatenando l’odio razziale.
Ma non gli è riuscito.
Nel suo discorso a Tulsa, Trump ha detto persino di aver chiesto un rallentamento dei test perché il loro aumento porta un incremento dei casi.
Ovviamente il suo ufficio stampa è stato costretto a correre ai ripari, precisando: “È ovvio che l’abbia detto scherzando. Siamo molto orgogliosi dei venticinque milioni di test fatti”.

