I poveri in coda alle mense Caritas o in cerca di altro aiuto sono più che raddoppiati in poche settimane.
Il coronavirus ha ingrossato le fila delle già tante persone che facevano fatica a mettere un piatto a tavola, soprattutto in quel Meridione che, così come certificato nel rapporto 2020 di Eurispes, è stata derubata dal Nord Italia di 840 miliardi di euro in diciassette anni.
E così dall’inizio dell’emergenza sanitaria si registra un aumento del +114% nel numero di nuove persone che si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza coronavirus.
Il dato è nazionale ma, come detto, la situazione più grave è al Sud.
È il dato allarmante che risulta da una prima rilevazione condotta su settanta Caritas diocesane in tutta Italia, circa un terzo del totale.
“Non siano i poveri, gli ultimi, gli emarginati e gli indifesi a pagare il prezzo più alto della crisi”, è l’appello di don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana.
Si chiedono cibo, gel igienizzante e mascherine (ne sono state distribuite già quarantamila), soldi per pagare le bollette ma anche strumenti per consentire ai figli di seguire la scuola online. Caritas non ha mai smesso di operare in queste settimane difficili e tutti i servizi si sono adeguati, dalla quantità dei pacchi distribuiti, aumentata a dismisura, alle modalità di erogare i servizi per garantire ai volontari di operare in sicurezza.
Le Caritas diocesane evidenziano – in questo sondaggio a quasi due mesi dall’inizio dell’emergenza – nella quasi totalità dei casi un aumento nelle segnalazioni dei problemi di occupazione/lavoro e di quelli economici.
Il 75,7% di esse segnala anche un incremento dei problemi familiari, il 62,8% di quelli d’istruzione, il 60% di salute, anche in termini di disagio psicologico e psichico, e in termini abitativi.
Vengono poi indicati anche nuovi bisogni, come quelli legati a problemi di solitudine, relazionali, anche con risvolti conflittuali, ansie e paure, disorientamento e disinformazione.
Allo stesso tempo, si registra un aumento rispetto alle richieste di beni e servizi materiali, in particolare cibo e beni di prima necessità, con la distribuzione di pasti da asporto/a domicilio, sussidi e aiuti economici a supporto della spesa o del pagamento di bollette e affitti, sostegno socio-assistenziale, lavoro e alloggio.
Cresce anche la domanda di orientamento riguardo all’accesso alle misure di sostegno, anzitutto pubbliche, messe in campo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, di aiuto nella compilazione di queste domande.

