Coronavirus, “posti in ospedale quasi sempre occupati” - QdS

Coronavirus, “posti in ospedale quasi sempre occupati”

Coronavirus, “posti in ospedale quasi sempre occupati”

mercoledì 07 Ottobre 2020

Intervista esclusiva ai direttori delle Unità di malattie infettive di San Marco e Cannizzaro Montineri: “Mai stati a zero pazienti ”. Iacobello: “Ci stiamo organizzando per zone grigie”

CATANIA – Si è tenuto all’Hotel Nettuno il XI Congresso regionale della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Specialisti della nostra regione e non si sono confrontati sulla sfida del nostro decennio: combattere le malattie infettive e la nuova pandemia causata dal Coronavirus. Tra i relatori anche Massimo Galli, direttore di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, e Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza epidemiologica. Per l’occasione, i responsabili scientifici Carmelo Iacobello e Arturo Montineri, direttori rispettivamente delle unità operative di Cannizzaro e Policlinico di Catania, hanno rilasciato un’intervista esclusiva al QdS per un focus sulla situazione negli ospedali del comune etneo.

San Marco, Montineri: “Mai zero pazienti Covid”

Prof. Montineri, che aria si respira al S. Marco oggi?
“Il nostro ospedale respira la stessa atmosfera dall’inizio dell’epidemia. Abbiamo iniziato la prima ondata, ma non abbiamo mai smesso perché siamo rimasti Covid Hospital e non siamo mai stati a zero pazienti. Ora c’è una recrudescenza e i nostri posti sono quasi sempre costantemente occupati, ma con un turn over importante: dimettiamo 2-3 pazienti al giorno e altrettanti ne ricoveriamo. Siamo in corso di ripresa, ma il sistema sanitario credo sia pronto a espandersi in rapporto a quella che sarà la richiesta dei posti letto”.

A proposito di posti letto, è già avvenuta qualche modifica?
“Sono stati aumentati i posti letto in Rianimazione rispetto al programma che era stato fatto alla fine della prima ondata”.

Gli esperti sottolineano l’importanza delle cosiddette “zone grigie”, per dividere i pazienti sospetti da quelli non infetti. Al San Marco esistono?
“In realtà non abbiamo zone grigie, ma ricoveriamo pazienti con una sicura diagnosi di positività. Da noi la zona grigia è al pronto soccorso, dove arriva il paziente sospetto e lì la diagnosi viene confermata. Diversamente, sarà il territorio o gli altri pronto soccorsi delle province di Catania o di Enna che trasferiscono direttamente i pazienti positivi. Avendo già i reparti dedicati a pazienti positivi all’interno, impossibile creare una zona grigia perché il paziente sospetto verrebbe messo in un reparto potenzialmente contaminato”.

Ma se arriva un paziente al pronto soccorso del S.Marco, il suo passaggio è uguale per tutti? La Radiologia è distinta?
“No, il passaggio non è uguale per tutti. La Radiologia ha dei percorsi indipendenti e separati. Cerchiamo di ridurle al massimo, nel senso che le radiografie vengono fatte di solito al letto del paziente in prima battuta. Laddove è necessario, però, c’è un percorso adatto per fare le Tac e tutti gli esami che sono necessari”.

Cannizzaro, Iacobello: “durante il lockdown impreparati”

Prof. Iacobello, durante il lockdown il personale sanitario ha denunciato molte difficoltà circa l’assenza delle zone grigie. Oggi gli ospedali della nostra provincia sono in grado di assicurarle?
“Sì, ci stiamo organizzando per le zone grigie, quindi ogni ospedale avrà la sua. Per la verità l’ospedale Cannizzaro, dove io lavoro, ha sempre offerto la possibilità di eseguire un triage infettivologico che equivaleva a una zona grigia”.

La radiologia per i sospetti Covid è differente da quella dei pazienti Covid-free?
“Quando ci sarà una situazione di questo genere, ovvero quando dovremo essere in condizione di dover fare percorsi alternativi e dedicati, la Radiologia sarà ovviamente dedicata”.

Quindi ancora non c’è?
“Al San Marco ovviamente c’è, al Cannizzaro no perché non abbiamo pazienti Covid”.

Le ditte che eseguono le pulizie, vengono controllate? Siamo sicuri che rispettino il protocollo di panificazione previsto, al contrario di quanto denunciato dal personale nei mesi scorsi?
“Certo, ci mancherebbe. Ci sono dei dubbi? Durante il lockdown ci siamo trovati tutti impreparati. Non eravamo pronti, non sapevamo che stava per arrivare un’epidemia così disastrose”.

Riuscirebbero a reggere gli ospedali etnei una situazione simile a quella degli ospedali milanesi nei primi mesi dell’emergenza?
“Dipende molto da quanti casi ci sono tutti in una volta. Nessuna struttura può reggere migliaia di casi al giorno”.

A Catania – e in generale nelle province più colpite – potranno esserci interventi più restrittivi rispetto al resto della regione?
“No, i provvedimenti si predispongono secondo il numero di casi e secondo le indicazioni dell’assessorato, non siamo in grado di dire ora cosa succederà. Il numero di contagi per provincia è diverso, ma anche quello degli abitanti”.

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