Coronavirus, siamo già in emergenza psichiatrica - QdS

Coronavirus, siamo già in emergenza psichiatrica

redazione

Coronavirus, siamo già in emergenza psichiatrica

giovedì 07 Maggio 2020

Secondo la Società italiana di psichiatria occorre potenziare i centri di salute mentale per contenere un'ondata di 300 mila nuovi pazienti. Ansia, paura e depressione tra i disturbi più diffusi

ROMA – Ansia, paura, disturbi del sonno e depressione, in forma anche grave. Ecco alcuni effetti che l’emergenza Covid sta portando con sé: le segnalazioni legate a questi problemi sono in aumento secondo quanto spiega in un editoriale che sarà pubblicato su World Psychiatry il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e fanno della salute mentale un tema da mettere al centro, una priorità da affrontare anche perché è proprio il superamento di ansia e angoscia che rende più facile ad esempio aderire alle linee guida anti-contagio. Per farlo, per far fronte all’impatto del Covid, però, secondo Ghebreyesus “i sistemi di salute mentale in tutti i Paesi vanno rafforzati”.

“Molte persone – rileva il direttore generale dell’Oms – soffrono per la perdita di mezzi di sussistenza e opportunità, coloro che amano una persona con Covid-19 si trovano ad affrontare preoccupazioni e separazione. Alcune si rivolgono ad alcol, droghe o gioco d’azzardo. La violenza domestica è aumentata. Infine, chi sperimenta la morte di un familiare potrebbe non avere l’opportunità di essere fisicamente presente negli ultimi momenti e ciò potrebbe interferire con il processo del lutto”.

“Esistono inoltre – sottolinea Ghebreyesus-segnalazioni da Paesi e nella letteratura scientifica che il Covid-19 è sempre più associato a manifestazioni mentali e neurologiche, nonché ad ansia, disturbi del sonno e depressione. In più, è probabile che COVID-19 aggravi preesistenti problematiche di salute mentale e neurologica e disturbi da uso di sostanze”. “In molti paesi- rileva- i servizi di salute mentale hanno smesso di funzionare. Tuttavia,oltre il 20% degli over 60 hanno condizioni mentali o neurologiche sottostanti: rappresentano un’alta percentuale delle persone con grave malattia da Covid”.

Nello specifico della situazione italiana, gli psichiatri sono concordi nel ritenere che un ‘effetto Covid’ sia in parte già iniziato, e che occorra programmare un aumento delle figure professionali di supporto e potenziare la telepsichiatria per contenere un’ondata di 300mila pazienti che investirà i centri di salute mentale, in cui il personale è carente. Se, come avvenuto anche dopo le Torri Gemelle, sono un milione secondo la Sip, Società italiana di psichiatria, gli italiani che temono il ritorno alla normalità, un numero enorme di persone in difficoltà per la paura di affrontare la vita precedente, uscire e lasciare la casa che è diventata un rifugio, alcuni svilupperanno veri e propri disturbi che li porteranno a chiedere un aiuto professionale.

Trecentomila pazienti in più– evidenziano Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, presidenti Sip- tra coloro che soffrono di ansia post-traumatica per i lutti, le perdite, il danno economico e l’incertezza per il futuro, svilupperanno disturbi psichici e faranno richiesta di aiuto ai servizi di salute mentale. I primi segnali di questa ondata stanno già investendo la rete di assistenza. È un aumento di un terzo rispetto ai 900mila già a carico in tutta Italia che, se non affrontato, rischia di peggiorare l’assistenza, ma anche di condurre il tessuto sociale a una grave sofferenza psichica, con un rischio concreto di aumento della povertà. A questo si dovranno poi aggiungere le anomalie comportamentali di abuso di alcol e sostanze, di cui non c’è ancora un quadro completo”.

Secondo la Sip serve lo stanziamento di almeno 40 milioni per l’assunzione di 800 psichiatri e il potenziamento della telepsichiatria. “Le autorità competenti- conclude il professor Mario Maj, editor della rivista World Psychiatry e Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Università “Vanvitelli” di Napoli, “debbono essere consapevoli di questa nuova emergenza che si sta profilando, e considerarla nei programmi per affrontare la ‘fase 2’della pandemia”.

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