Coronavirus, strage di medici come in marzo, gli Ordini, ora un monitoraggio per chiarire le cause - QdS

Coronavirus, strage di medici come in marzo, gli Ordini, ora un monitoraggio per chiarire le cause

redazione web

Coronavirus, strage di medici come in marzo, gli Ordini, ora un monitoraggio per chiarire le cause

mercoledì 09 Dicembre 2020

Il totale è salito a 238 morti con 59 soltanto nella seconda ondata. La metà sono medici di famiglia. Morti anche cinquanta infermieri e 22 farmacisti.Filippo Anelli (Fnomceo) "un peso rilevante lo gioca l'eccessiva pressione sulle strutture e manca un protocollo sull'utilizzo corretto dei dispositivi di protezione individuale, i cosiddetti dpi, negli studi medici". Gli Ordini propongono controlli che il ministro Speranza si dice pronto ad attuare subito. Il nodo della distribuzione dei dpi sul territorio

Una “vera e propria strage”.

Così la definisce il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli: i medici morti a causa della pandemia di Covid-19 sono finora 238, con cinque vittime registrate solo ieri.

E i decessi verificatisi nella seconda ondata dell’epidemia, a partire da ottobre, sono ben 59, un numero che ci riporta al periodo più nero dello scorso marzo quando i camici bianchi che persero la vita furono circa ottanta.

Una scia di morti tra coloro che sono in prima linea per l’assistenza che la stessa Fnomceo non riesce a spiegarsi totalmente e che richiede a questo punto un’indagine accurata, mentre anche il Papa è tornato a ringraziare medici e infermieri.

Le nostre vite, ha sottolineato Francesco, sono “sostenute da persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti” che “hanno compreso che nessuno si salva da solo”.

Anche tra gli infermieri il bilancio è pesante: cinquanta morti dall’inizio della pandemia. Mentre tra i farmacisti sono 22 i decessi dallo scorso febbraio.

“Siamo tornati ai tempi di marzo – avverte Anelli- e dobbiamo capire il perché di quella che è una vera e propria strage, specie nell’ambito della Medicina generale. Solo comprendendo le cause di queste morti, che nella seconda ondata francamente non ci aspettavamo potremo prevenire altri decessi e rendere onore ai colleghi scomparsi”.

Per questo, la Fnomceo ha proposto, in accordo con il ministro della Salute Roberto Speranza, un monitoraggio sul territorio.

Nella prima ondata, chiarisce Anelli “eravamo infatti impreparati, gli ospedali sono stati colti di sorpresa e mancavano largamente i dispositivi di protezione individuale (dpi). Ora, però, le cause di tutti questi decessi sono meno chiare e vanno indagate con attenzione, anche se possiamo fare delle ipotesi”.

Nel caso dei decessi registrati tra i medici ospedalieri, afferma, “credo che un peso rilevante lo giochi l’eccessiva pressione sulle strutture, con i medici che spesso fanno turni di lavoro ad oltranza anche a causa delle carenze degli organici. Un superlavoro che può portare ad un calo dell’attenzione nella frenesia di garantire l’assistenza nonostante le carenze di personale”.

Il 50% dei decessi si registra però tra i medici di famiglia sul territorio.

“In questo caso – rileva Anelli – la causa è con tutta probabilità l’insufficienza nelle dotazioni complete di dpi. C’è ancora una sottovalutazione del rischio e non tutti i medici hanno sufficienti dotazioni e mancano per esempio guanti, calzari, visiere e tute”.

Inoltre, “manca un protocollo sull’utilizzo corretto dei dpi completi negli studi medici. A ciò si aggiunge poi il fatto che, a causa di una presenza a macchia di leopardo delle Unità per l’assistenza domiciliare Usca, a volte i medici fanno visite domiciliari senza le adeguate tutele”.

Tutto questo, avverte Anelli, “sta portando a una crescita in alcune fasi quasi esponenziale nel numero dei decessi tra i medici”.

Da qui la proposta di avviare un monitoraggio, attraverso gli Ordini e le aziende sanitarie, per “capire esattamente quale sia la situazione sul territorio nazionale: in alcuni ospedali sappiamo che gli specializzando devono acquistare le mascherine di tasca propria mentre i dpi non sono ancora adeguati in vari studi medici”.

Tutto ciò “è inaccettabile. Abbiamo già la disponibilità del Ministro che su questo fronte – conclude Anelli – ci ha garantito che laddove si riscontrassero carenze, è pronto all’invio di ispettori per le necessarie verifiche”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017