L’ondata di inchieste giudiziarie che hanno scoperchiato gli altarini di figure istituzionali ha gettato ancora di più fango sulla Sicilia. Infatti è noto che le cattive notizie si diffondono rapidamente, mentre quelle buone vengono accantonate.
Il disdoro che tutto il popolo siciliano, il mondo delle imprese e le istituzioni hanno ricevuto dal fango che si è diffuso a palate è un’enormità e purtroppo vengono infangate tutte le cose buone che esistono nell’Isola e che sono in maggioranza, ma che risentono di un’immagine negativa diffusasi rapidamente in tutto il Paese.
Corruzione e malaffare di ogni tipo, soprattutto nei due settori vulnerabili degli appalti e della sanità, dimostrano ancora una volta che la Pubblica amministrazione siciliana ha continuato a scendere nella strada dell’inferno, discesa divenuta inarrestabile.
Di proposito non entriamo nel merito di tutte le vergognose situazioni che sono emerse in quest’anno e di cui gli altri quotidiani regionali e nazionali, che fanno cronaca, hanno ampiamente scritto.
La domanda che sorge è: chi ha la responsabilità di tutto questo? La responsabilità oggettiva è evidente che debba riferirsi a Renato Schifani, come la responsabilità oggettiva di tutto quello che si scrive su questa Testata giornalistica si riferisce al direttore responsabile, cioè il sottoscritto. Tuttavia, vogliamo sostenere una tesi difensiva nei confronti di Schifani, non solo perché lo conosciamo da quarant’anni e sappiamo che è una persona onesta e capace, ma anche perché la verità è che la Pubblica amministrazione regionale è diventata, anno dopo anno, una macchina ingestibile, che fa solo danni.
Per quanto provocatoria, la tesi di Carlo Calenda, leader di Azione, che abbiamo riportato nel Forum pubblicato lo scorso 19 novembre, forse sarebbe da attuare e cioè mandare tutti a casa per sostituirli con tedeschi, finlandesi, svizzeri e altri tecnici lontani da questo verminaio.
Ancora una volta dobbiamo precisare, nell’interesse della verità, che fra i mille dirigenti e i circa diecimila dipendenti ve n’è una gran parte perbene, onesta e capace. Ma questa è soffocata da una maggioranza di inetti e da una quota non irrilevante di disonesti, ove disonesti sono anche coloro non fanno il proprio dovere.
La Regione è allo sfascio. Per esempio, sono trent’anni che le reti idriche e le dighe perdono metà dell’acqua e vi sono interi territori in cui la fondamentale risorsa manca anche per questa deficienza strutturale. Altro esempio: l’autostrada Catania-Palermo è in ristrutturazione da dieci anni, un tempo che sarebbe stato sufficiente a costruirne una nuova. Ancora, la linea ferrata ad alta capacità (e non ad alta velocità) Palermo-Catania-Messina è stata messa in costruzione in questi anni, mentre si sarebbe dovuta fare decenni fa, come è stato fatto in Piemonte, Lombardia e Veneto da decenni or sono.
Altro esempio, non vengono eliminate migliaia di leggi e decreti regionali del tutto inutili, che hanno la funzione di complicare gli iter burocratici e quindi la vita delle imprese e dei siciliani. Inoltre, sarebbe necessario snellire tutte le procedure arcaiche e fuori dai tempi, favorendo la digitalizzazione totale di tutti i servizi della Regione e dell’Assemblea regionale, che ancora viaggiano con la diligenza. Una vergogna tutta siciliana.
Vi sono alcuni “luminosi” esempi di incapacità, tra cui la mancata spesa di enormi risorse finanziarie provenienti dal Pnrr, dal Po europeo, dai Fondi di sviluppo e coesione, dai prestiti della Banca europea degli investimenti e tanti altri.
Si tratta di un delitto burocratico, perché non spendere questi soldi significa non creare ricchezza, non fare aumentare il Pil (in miliardi e non in percentuale), impedisce la creazione di nuove opportunità di lavoro e in generale fare arretrare la Sicilia in raffronto ad altre regioni italiane.
Caro Renato, conosco bene le enormi difficoltà che continui a incontrare nel gestire questa macchina infernale. Intendo esprimere solidarietà nei tuoi confronti, ma è necessario che usi il bastone con chi non vuole intendere che la prima regola istituzionale è il rispetto dei cittadini e delle istituzioni. Ricordati che hai una leva formidabile, se non si osservano le tue direttive: puoi mandare a casa i deputati e licenziare i dirigenti con i decreti presidenziali. Si tratta di mezzi coercitivi, ma a volte persuasivi.

