Approfondimento sul rapporto corruttivo che ci sarebbe stato tra Maurizio Croce e Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto, dopo lo scoppio della bufera legata agli appalti
“La guerra gli creerà un problema enorme. Hanno un livello… è per il mercato russo”. È la mattina del 2 marzo 2022 ed è trascorsa meno di una settimana da quando Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina. Nel proprio ufficio a Palermo, il commissario per il contrasto del rischio idrogeologico Maurizio Croce riceve una donna e due uomini. Uno ha l’accento del Nord. Il burocrate, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di corruzione, e i tre finiscono per parlare del Verdura Resort di Sciacca – struttura di lusso di proprietà del magnate anglo-italiano Rocco Forte – e dei riflessi che il conflitto può causare in termini economici. Le criticità, però, sono anche di altra natura. “Ha qualche problema di erosione costiera”, dice Croce, specificando che a causa del mare “il ristorante gli è saltato quasi” e nel campo da golf “stava crollando una buca”. Per poi aggiungere: “Però quella l’abbiamo salvata, il ristorante, invece, ormai ha quasi i piedi a mare”.
Per i magistrati della Dda di Messina, la conversazione rappresenta una delle prove che confermano che con soldi pubblici sono stati finanziati lavori di messa in sicurezza che sarebbero dovuti essere pagati dal privato. Si tratta di uno dei tanti capitoli che raccontano il rapporto corruttivo che ci sarebbe stato fra Croce e Giuseppe Capizzi, l’imprenditore e sindaco di Maletto che si sarebbe messo a disposizione del commissario con l’obiettivo di ottenere a propria volta agevolazioni nel mondo degli appalti. È proprio a Capizzi che Croce avrebbe chiesto di eseguire dei lavori nel resort Verdura, ma a differenza di altre occasioni in cui l’imprenditore ha ammesso di avere messo i soldi di tasca propria in questa circostanza la soluzione sarebbe stata diversa: far pagare la collettività, simulando parte dei lavori che andavano fatti nel torrente Cataratti-Bisconte di Messina.
L’incontro a Roma
“Anch’io adesso me ne sono occupato, recentemente ho visto anche Rocco Forte, a Roma”. A parlare di un presunto incontro con l’imprenditore John Vincent Rocco Forte – titolare del resort tramite la società Srff spa – è proprio Croce. Agli atti dell’indagine, però, c’è molto di più. A partire dai verbali che raccolgono le dichiarazioni fatte da Giuseppe Capizzi agli inquirenti. L’imprenditore decide di parlare con i magistrati nell’autunno 2022, poco dopo avere ricevuto un’ispezione nel cantiere di Messina. Una scelta, quella di Capizzi, che per la gip Arianna Raffa è stata frutto della volontà di ottenere qualche “vantaggio in fase procedimentale”. L’imprenditore ha parlato della richiesta ricevuta da Croce riguardante la necessità di operare all’interno del resort a Sciacca. “La stessa mattina ci dirigiamo a vedere questi lavori, un lavoro da quasi mezzo milione di euro – ricostruisce Capizzi ai magistrati – Torno da Croce e gli dico: ‘Vedi che quello non è un lavoretto, è un lavoro’”. A quel punto avrebbe ammesso di avere le mani legate – “io non lo posso finanziare” – e per questo sarebbe stato necessario trovare una soluzione. “Solo il Bisconte abbiamo a disposizione”, riflette a voce alta Capizzi. Parole il cui significato sarebbe stato subito colto da Croce.
Meno pali sul torrente
Gli inquirenti hanno quantificato in circa 180mila euro i lavori che l’impresa S.C.S. Costruzioni Edili – formalmente intestata a Salvatore Capizzi, padre di Giuseppe e non indagato – avrebbe dovuto eseguire a Sciacca. Gli interventi concretamente effettuati sono stati quantificati in poco più di 93mila euro. Somma per la quale il tribunale di Messina ha disposto il sequestro dai conti della società proprietaria del resort, escludendo che la stessa possa essere ritenuta estranea al reato. “Possiamo imputare queste spese all’interno delle lavorazioni che andiamo a eseguire al Bisconte”, sarebbe stata la proposta fatta da Capizzi a Croce. Ai magistrati l’imprenditore ha spiegato il piano nel dettaglio: “Questi costi noi li distribuiamo nella paratia di pali che abbiamo fatto. La distribuiamo in due voci: c’è un prezzo che si chiama ‘maggiore assorbimento di calcestruzzo’, aumentiamo di poco quel prezzo; e dopodiché, andando a contare tutti questi pali, (ne) mancano all’appello circa trecento. Non sapevo quanto avremmo fatto di economia – chiarisce Capizzi – ma sapevo che sicuramente quello che era necessario del Verdura l’avrei recuperato”.
In sostanza, pur impiegando trecento pali in meno, di quelli utili a sostenere gli argini del torrente, la fornitura sarebbe stata contabilizzata così come prevista nel progetto. E il guadagno, illecito, sarebbe servito per finanziare i lavori che Capizzi era chiamato a fare nella struttura di proprietà di Rocco Forte.
Il fratello Enzo
Analizzando le chat di Maurizio Croce, gli inquirenti si sono trovati in più di un caso davanti a forti rapporti di amicizia. Legami tali da spingere i protagonisti a utilizzare l’appellativo “fratello”. È il caso dell’ex direttore di Arpa Sicilia Francesco Vazzana, anche lui finito ai domiciliari, ma anche di un uomo nato ad Agrigento 51 anni fa. All’anagrafe è Giovanni Cucchiara, ma tutti lo conoscono come Enzo. Al Verdura Resort gestisce la sicurezza. Secondo Capizzi, sarebbe stato Cucchiara – il cui nome non è nell’elenco degli indagati, ma la cui condotta per gli inquirenti “è meritevole di approfondimenti investigativi” – il principale contatto di Croce dentro alla struttura di lusso. “Mi ha detto: ‘Ti presento un amico, Enzo Cucchiara’”, ha messo a verbale Capizzi.
Nell’ordinanza si legge che il responsabile della sicurezza del resort sarebbe stato in grado, grazie a presunte conoscenze in Vaticano, di fare avere onorificenze a Croce e Capizzi. Un’offerta che in qualche modo avrebbe oliato i rapporti con il burocrate e con l’imprenditore.
La frana e la spiaggia
Nonostante Capizzi abbia più volte ammesso di avere trattato le richieste di Croce come un “investimento” da cui rientrare in futuro, tramite favori in occasione delle gare d’appalto, l’impegno dell’impresa di famiglia a Sciacca avrebbe rischiato di essere maggiore del previsto. Dopo avere lavorato al contenimento di una frana che minacciava aree di pertinenza della struttura, i gestori del Verdura avrebbero fatto presente l’esigenza anche di intervenire sulla spiaggia. “Io prima di rispondere mi informo: ‘Vedete che il direttore del Verdura mi chiede di fargli la spiaggia’, gliela devo fare?”, è la domanda che Capizzi dice di avere posto a Croce. Il commissario per il rischio idrogeologico, però, lo avrebbe assicurato: “Non fare più nulla, completa solo quello da completare”.
Tra i messaggi inviati da Cucchiara a Croce ce ne sono alcuni – risalenti ad aprile 2021 – in cui il responsabile della sicurezza sollecita il burocrate, specificando di essere stato chiamato da “sir Rocco”. Per gli inquirenti si tratta di John Vincent Rocco Forte. “Dalla circostanza si desume che l’intervento potrebbe essere stato richiesto direttamente dal titolare del Verdura Resort”. Da parte di Croce non sarebbero mancate le rassicurazioni all’amico fraterno Cucchiara. “Non ti abbandono, tranquillo”.