Messina

È già corsa a tre per l’Università di Messina

MESSINA – C’è tempo fino al 3 novembre per presentare le candidature, ma lo scenario dentro cui l’Università si muoverà in questa competizione sembra tracciata. Con la firma, da parte del decano professore Antonino Panebianco, del decreto di indizione delle elezioni alla carica di rettore dell’Ateneo per il sessennio 2023-2029, si è entrati nel vivo di una campagna elettorale non semplice.

Si voterà per il nuovo rettore il 23 novembre

Si andrà alle urne il 23 novembre in prima votazione e il 27 novembre per la seconda, mentre si terrà l’1 dicembre l’eventuale ballottaggio. Le candidature dovranno essere presentate al decano – presso la Direzione generale dell’Ateneo – entro le 14 di venerdì 3 novembre. Sono tre, a meno che non intervengano sorprese, i contendenti alla successione di Salvatore Cuzzocrea, travolto dal caso rimborsi e da tutta una serie di polemiche che ne sono seguite, che hanno fatto addensare non poche ombre su una governance che pure ha prodotto molte cose positive per la crescita di UniMe.

Michele Limosani il primo ad annunciare la candidatura

Michele Limosani, direttore del Dipartimento di Economia, vicino all’ex rettore Pietro Navarra, è stato il primo ad annunciare la sua candidatura. Più volte in questi anni è intervenuto per esternare il suo dissenso nei confronti della gestione Cuzzocrea, così come ha fatto Navarra, specie nel periodo in cui è stato deputato del Pd alla Camera dei deputati. “Quanto accaduto – ha detto Limosani – e la fase che sta attraversando l’Ateneo non possono essere sottaciuti. C’è un sistema di governo che va ridisegnato per evitare sovrapposizioni tra controllori e controllati, ci sono procedure di verifica da potenziare, c’è la necessità di garantire una trasparenza assoluta nelle scelte amministrative e di governo. Tali tematiche non possono creare imbarazzo, non possiamo fare finta di nulla. Abbiamo il dovere di porre le condizioni affinché l’intera comunità accademica sia tutelata in futuro rispetto a determinati rischi”.

Giovanna Spatari la candidata dell’area Cuzzocrea

La candidata dell’area Cuzzocrea è Giovanna Spatari, docente tra l’altro di Medicina del lavoro e presidente della Società italiana dei medici del lavoro. La docente, nella sua lettera rivolta alla comunità accademica, ha sottolineato l’importanza della definizione di “linee programmatiche, nel breve e nel lungo periodo, che consentano all’Ateneo di migliorare le sue performance nei settori della ricerca e della didattica” appellandosi a “una visione partecipativa e collegiale dove ognuno di noi sarà chiamato a fare la sua parte”.

Il terzo candidato è Giovanni Moschella

Ultimo docente a ufficializzare la sua candidatura è stato Giovanni Moschella, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico al Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche, che per gran parte del mandato di Cuzzocrea è stato il suo vice. Ma Moschella oltre un mese fa si è dimesso da prorettore vicario perché “si era smarrito – ha dichiarato – il metodo della collegialità nell’assunzione di decisioni importanti e strategiche per il futuro dell’Ateneo”. Una terza strada, un’alternativa rispetto a Limosani e Spatari, che scompagina i piani di chi vedeva il direttore del Dipartimento di Economia già a un passo dall’ermellino.

Il “sistema Università”, altre volte al centro di scandali e inchieste, sembra reggere gli scossoni e forse alla fine, quando il clamore si spegne, le dinamiche restano le stesse, solo con altri attori. I media locali e nazionali si sono occupati molto della vicenda Cuzzocrea, analizzata in tutte le sue pieghe, ma non è diventata oggetto di dibattito pubblico con prese di posizione della politica o del sindacato o di altri gruppi della cosiddetta società civile. Un silenzio che non stupisce, rotto da pochi, e soltanto qualche giorno fa dal segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo. “La sensazione – ha affermato – è di essere davanti ad un sistema di potere che dall’Università di Messina si dipana sull’intera città. Anche per questo preoccupa il silenzio dell’Amministrazione comunale e, in generale, delle istituzioni. Quello a cui ci troviamo di fronte è un sistema di potere che riguarda carriere, appalti e clientele, che va scardinato perché chiaramente inquinante tanto della vita accademica quanto della cosa pubblica in generale”.

“Non basterà – ha concluso Barbagallo – il semplice ricambio dei vertici dell’Università messinese se, parallelamente, non si andrà a recidere definitivamente una modalità che riguarda poco la vita accademica e molto potere e affari”.

Quanto questi temi entreranno nella campagna elettorale per il nuovo rettore lo vedremo nelle prossime settimane.