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Cosa Nostra, l’arresto di Franco Bonura: “I politici? A chi ha fatto del bene non lo tocco”

Cosa Nostra, l’arresto di Franco Bonura: “I politici? A chi ha fatto del bene non lo tocco”

Il resoconto sull’arresto del boss mafioso 82enne Franco Bonura, in manette dopo un blitz della polizia insieme ad altre 16 persone

“Abbiamo certe idee e sono sempre quelle che devono andare avanti”. È difficile rinunciare alla citazione diretta delle parole captate dagli investigatori per rappresentare come Franco Bonura – boss finito in carcere, all’età di 82 anni, con l’accusa di essere ancora un pezzo fondamentale della famiglia mafiosa palermitana dell’Uditore – si sentisse ancora perfettamente interno a Cosa nostra.

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Il blitz: arrestato Bonura

Bonura, arrestato in un blitz della polizia insieme ad altre 16 persone, di recente era finito all’attenzione per le dichiarazioni rilasciate al giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo. In quell’occasione l’uomo, rimarcando la propria veneranda età, la lunga detenzione patita e le precarie condizioni di salute, aveva liquidato il rapporto con Cosa nostra come un capitolo chiuso. Una storia appartenente a un passato che nulla aveva a che vedere con l’anziano di oggi.

Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, guidata dal procuratore Maurizio De Lucia, le cose stanno però diversamente. Bonura, subito dopo essere ritornato in libertà, avrebbe fatto in modo di reinserirsi nel contesto mafioso, allacciando rapporti che lo avrebbero portato ad acquisire un ruolo centrale anche negli affari che ruotavano attorno a imprese ritenute vicino a Cosa nostra.

Il giudizio è stato condiviso dalla gip Antonella Consiglio, che accogliendo la richiesta di misura cautelare in carcere, nonostante l’età dell’indagato, ha ritenuto assodata l’appartenenza alla famiglia mafiosa. Una posizione, quella della giudice, che poggia su quanto raccolto nel corso delle indagini ma anche sulla consapevolezza che tra le principali regole dell’organizzazione mafiosa c’è quella per cui da Cosa nostra si esce o da morti o in seguito alla decisione di collaborare con la giustizia.

Tra nostalgia e presente

Franco Bonura è una delle figure che hanno segnato la storia della mafia palermitana della fine del Novecento, specialmente nella sua capacità di infiltrarsi nell’economia. Nell’ordinanza si ricorda come nell’ultima sentenza di condanna, quella che lo portò a scontare una pena di oltre vent’anni, venne fatta luce sui rapporti con il capomafia Antonino Rotolo e la partecipazione al sistema che controllava gli appalti pubblici e privati in Sicilia.

Una propensione che Bonura, costruttore, non avrebbe mai abbandonato: due mesi dopo essere stato scarcerato, nell’autunno del 2020, gli investigatori hanno iniziato a seguire i movimenti dell’uomo intento a riallacciare i rapporti con l’associazione mafiosa. Tra gli obiettivi di Bonura ci sarebbe stato proprio quello di reintrodursi “nel sistema di controllo degli appalti”.

Sono tanti gli incontri monitorati. Tra questi, quelli con il 72enne Girolamo Buscemi e il 76enne Agostino Sansone, entrambi storici esponenti della cosca dell’Uditore. È con il primo che Bonura ha condiviso considerazioni sull’attuale stato di Cosa nostra, senza mancare di sottolineare le differenze tra chi è rimasto fedele all’organizzazione –  “così dobbiamo morire”, sono le parole che consolidano il legame con i principi mafiosi – e chi invece ha deciso, per pentimento o mera opportunità, di saltare il fosso.

Ormai non c’è da dare confidenza a nessuno”, ragionano i due. Gli esempi che vengono fuori dal colloquio sono diversi, come il boss Vincenzo Galatolo, al quale è capitato di ritrovarsi con dei figli divenuti collaboratori di giustizia.

La diffidenza è tale che, a gennaio 2023, in seguito all’arresto di Matteo Messina Denaro, Bonura si chiede se il capomafia di Castelevetrano, latitante per trent’anni, sarebbe stato capace di mantenere il silenzio sui segreti di Cosa nostra.

Il riferimento ai politici

Dal canto suo, invece, Bonura rivendica la propria fedeltà alla causa mafiosa. Ed è in questo frangente che l’uomo racconta al proprio interlocutore come in passato gli sia stato chiesto, da chi lo ha indagato, di fare nomi di politici.

Mancano pochi giorni al Natale del 2022, quando Bonura e Buscemi si incontrano. A portare il primo dal secondo è Michele Spataro, 71enne, che nel ruolo di autista di Bonura si ritrova a tratti anche a raccoglierne le confidenze.

“Mi hanno arrestato pure i miei figli, mi venivano a sprovare (spingermi, ndr) tutti, perché volevano sapere: i politici, di questo, di quello”, racconta Bonura. Per poi andare avanti per ipotesi: “Ammesso che io avessi un rapporto con qualcuno, o l’ho avuto, e ho avuto fiducia in quelle persone, e io, mi tradisci a me…”. Parole che trovano un senso più completo pochi istanti dopo: “A chi mi ha fatto bene, che ho stimato per il passato, io non lo tocco, fate quello che volete, mi volete dare l’ergastolo, datemelo”.