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“Così la Grande Mela ha vissuto e combattuto il Coronavirus”

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di un nostro lettore, Giorgio Zuffanti

Caro direttore,
New York rappresenta il capitalismo contemporaneo ed aveva tutti gli ingredienti per finire travolta dal coronavirus. Una serie di circostanze storiche della città hanno probabilmente peggiorato il fenomeno.
Prima di tutto una metropolitana di grandi dimensioni, densamente frequentata, che funziona 24 ore al giorno. La metro di New York è il simbolo della vivacità della città e sicuramente ha creato terreno fertile per la diffusione del virus.

Gli americani e soprattutto i newyorkesi sentivano nella perdita di libertà un pericolo maggiore rispetto a quello del contagio. A New York tutti i locali sono rimasti chiusi e la metropolitana ha decisamente avuto un traffico minore. La rabbia ha avuto il sopravvento sulla paura; a New York, durante le prime settimane, si è agito con una certa lentezza. La situazione è successivamente migliorata grazie al contributo del Governatore Cuomo, molto vicino ai propri cittadini. I contributi come lo Stimulus Package, promessi da Trump, sono arrivati in tempi abbastanza veloci e con un processo molto semplice.

Inoltre il contesto elettorale che ha fatto da sfondo a questa situazione surreale ha reso New York la vittima perfetta del Coronavirus, perché rappresenta la fragilità della società globale.
Probabilmente la paura più grande per questa città e per i suoi abitanti è stata quella di fermarsi, perché solo quando questa città si ferma mette in mostra tutte le sue debolezze e fragilità.

Mantenere la distanza di sicurezza è molto complicato per i newyorkesi, soprattutto con l’arrivo del caldo i parchi di New York sono stati presi d’assalto. Si sono prese misure di sicurezza in alcuni parchi, come per esempio al nuovo Domino Park di Williamsburg a Brooklyn, dove si è pensato di delimitare lo spazio consentito disegnando cerchi sull’erba.
Il maestoso Central Park, simbolo della città di New York e della vita dei newyorkesi, dopo esser stato simbolo della lotta contro il Coronavirus per aver ospitato un grande ospedale da campo per far fronte all’emergenza, ha limitato l’accesso ad alcune aree come lo Sheep Meadow, il grande prato sul versante occidentale. Le spiagge di New York, come la famosa Coney Island rimarranno ancora chiuse.

Una delle parole più usate durante questa pandemia è stata sicuramente “Smart Working”.
Lo Smart Working sta funzionando benissimo, tutte le aziende si sono immediatamente attrezzate per dare la possibilità di lavorare da casa. La spesa a domicilio ha continuato a funzionare in maniera efficiente, inoltre l’aver concesso ai cittadini la possibilità di uscire di casa, anche solo per una passeggiata, ha dato una forza maggiore alla lotta contro questa situazione difficile.

New York è stato il focolaio mondiale della pandemia con più di 200 mila contagi ed oltre 20 mila morti, ma da qualche settimana anche qui come in Italia la curva dei contagi si è appiattita. L’effetto della pandemia è stato devastante con tantissimi posti di lavoro persi e lo svuotamento della città. Infatti, oltre 500 mila persone sono state costrette a lasciare la grande metropoli, perché impossibilitati a sostenere gli alti costi.
Durante questi dolorosi ed intensi 100 giorni di pandemia le strade di Manhattan sono rimaste deserte. Sfortunatamente si sono rianimate a causa degli scontri con la polizia durante le manifestazioni in memoria di George Floyd e per la lotta contro il razzismo nei confronti degli afroamericani facendo sprofondare nuovamente New York nel suo isolamento.

New York ed i newyorkesi sono stati colpiti duramente dalla pandemia, ma fortunatamente gli indicatori sono in miglioramento. Grande attenzione è rivolta al monitoraggio della situazione e New York ha aumentato i test diagnostici. È stato radunato un team dedicato di 1700 persone che serviranno per tracciare i contagi e aiutare a prevenire la diffusione del virus.

L’atmosfera surreale di New York ha dato l’occasione di vivere un momento meno frenetico che probabilmente ha dato la possibilità di una grande riflessione anche se il Covid-19 comporterà un radicale cambiamento nella vita dei newyorkesi. Questo virus rischia di far saltare il capitalismo ma sono certo che si ripartirà decisamente con qualcosa di nuovo.

Osservando l’evolversi della pandemia nel resto del mondo, sembra chiaro che nessuno fosse davvero pronto ad affrontare un’emergenza di tale entità. Da italiano a New York, sfortunatamente ero pronto o almeno informato della situazione poiché l’Italia stava già affrontando da qualche settimana l’emergenza Covid-19.

In questi terribili 100 giorni di lockdown con la mia famiglia abbiamo deciso di rimanere a New York. Ci siamo sempre sentiti al sicuro ed abbiamo cercato di vivere agendo senza paura, soprattutto per dare serenità a nostra figlia.

Stiamo attraversando probabilmente l’epidemia più devastante dell’era moderna, con effetti sconvolgenti sull’economia, sugli stili di vita, ma soprattutto sui rapporti sociali. Le nuove abitudini hanno già creato un cambiamento nella nostra vita.

New York sta cercando di ripartire; hanno riaperto molti cantieri importanti della città e per il mio lavoro di architetto è un vero sollievo. Come architetto ho il dovere di fare una lunga riflessione su come cambieranno le nostre città e soprattutto come ritornare a viaggiare in piena sicurezza il prima possibile. Perché’ la mobilità è un bisogno primario ed è necessario ripristinare il prima possibile le condizioni precedenti. Per questo, la tecnologia ci aiuterà a contenere i disagi attuali. Quindi sarà importante concepire gli spazi in modo diverso, con uso della tecnologia ma sempre nel rispetto dell’ambiente.

New York cambierà, cosi come la Sicilia. Speriamo che la sofferenza che abbiamo provato ci farà apprezzare le cose semplici. Sarà importante confrontarsi con il passato, per capire come eravamo e per capire cosa si deve cambiare per andare avanti e migliorarsi.

Come sarà il futuro? Nessuno lo sa, ma abbiamo bisogno di tornare a ‘vivere’ ed emozionarci.

Giorgio Zuffanti
New York