Covid 19 e tossicodipendenza, l'intervista all'esperto - QdS

Covid 19 e tossicodipendenza, l’intervista all’esperto

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Covid 19 e tossicodipendenza, l’intervista all’esperto

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giovedì 27 Maggio 2021

Qds ha fatto il punto sul tema ascoltando le parole del Dottor Giuseppe Mustile, medico e socio della Società italiana di tossicodipendenze, SITD, per spiegare l'interdipendenza tra le due sfere.

Tossicodipendenza e Covid 19: un connubio ben documentato dalla comunità scientifica, testimoniato dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, agenzia predisposta dell’Unione europea, nel suo ultimo aggiornamento risalente al 25 Marzo 2020. I consumatori di oppiacei europei, in particolare di età avanzata, risulterebbero particolarmente vulnerabili a causa dell’alto livello di problemi di salute preesistenti e di fattori legati allo stile di vita, recita l’agenzia, evidenziando un problema cogente che richiede elevata attenzione pubblica. 

Quali sono i rapporti tra tossicodipendenza e positività al Coronavirus? E rispetto ai vaccini, quanto la condizione di tossicità influenza l’efficacia degli stessi? Per sondare questi aspetti cruciali abbiamo sentito il parere di un esperto in materia, il Dottor Giuseppe Mustile, medico e socio della Società italiana di tossicodipendenze, SITD. 

Dottor Mustile, a suo avviso la tossicodipendenza facilita la contrazione del coronavirus nei gia’ assuntori?

“Mi preme sottolineare che i tossicodipendenti sono più esposti a contrarre il virus non tanto per la patologia della dipendenza quanto per il loro stile di vita -apre Mustile- Con questo si deve intendere il fatto che chi ha un problema di dipendenza, nella maggior parte dei casi, conduce anche uno stile di vita squilibrato e sregolato, causa di gravi lacune nel rispetto delle regole, anche del distanziamento e dell’igiene. Certamente, altra cosa è se gli stessi soggetti sono affetti da altre patologie correlate alla tossicodipendenza, ma in ogni caso si tratta di situazioni da attenzionare a livello medico”.

Come è possibile gestire i casi di soggetti positivi al Coronavirus e tossicodipendenti, da parte dei familiari e degli operatori sanitari?

“La questione è semplice e la risposta si trova nel termine sinergia operativa e unione degli sforzi, nell’ottica di un Rete che cura.  Quando ci è capitato di gestire un paziente positivo è stato infatti messo in campo un impegno molto oneroso sia per la famiglia che per i servizi sanitari e sociali, proprio per la difficoltà della gestione quotidiana”.

Quali consigli darebbe ai familiari per la gestione di tali situazioni senz’altro complesse?

“Ai familiari di questi pazienti insegniamo sempre la virtù della pazienza e del saper spegnere gli aspetti impulsivi perché sono molto presenti e in caso di stress aumentano, con ripercussioni negative sullo stato di salute generale”.

Riguardo ai vaccini, essi sono efficaci in questi pazienti, oppure la tossicodipendenza apporta dei problemi all’efficacia degli stessi?

“I vaccini sono efficaci e credo bisognerebbe accellerarli per queste patologie, essendo esse spesso in comorbilita’ con la patologia psichiatrica – conclude Mustile – Devo dire che già il codice di esenzione previsto dai LEA consente di essere vaccinati come pazienti fragili, con una tutela sanitaria per questi pazienti, i familiari e la salute pubblica”. Tossicodipendenza e pandemia, un binomio innegabile che grava sulla sanità pubblica, da superare agevolmente attraverso una stretta collaborazione medico-paziente, un gravoso limite sociosanitario che il vaccino riuscirà, un giorno non molto lontano, a superare, a beneficio del progresso e del welfare.

Angela Ganci

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