Accusati di aver lanciato molotov contro un centro vaccini. In un post su Facebook, alla vigilia dell'attentato, avevano scritto: "Se vogliamo distruggerli dobbiamo usare la stessa arma: la paura"
Due terroristi no vax cinquantenni arrestati per l’attacco del tre aprile scorso a Brescia, quando vennero lanciate bottiglie molotov contro un centro vaccinale.
I Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Brescia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Brescia Alessandra Sabatucci, su richiesta della Procura della Repubblica diretta da Francesco Prete, nei confronti di P.P. – 52 anni- e N.Z. – 51 anni, gravemente indiziati dei delitti di atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi (art. 280 bis c.p.) e porto e detenzione di armi da guerra (art. 4 l. 895/67) commessi ai danni del centro vaccinale di via Morelli a Brescia.
Contestualmente, sono state eseguite nelle province di Brescia e Verona delle perquisizioni nei confronti di alcune persone “rientranti nel circuito relazionale degli indagati”, si legge in una nota.
P.P., sebbene incensurato e mai emerso in indagini di criminalità eversiva, ha evidenziato una convinta adesione alle tesi negazioniste e no vax , con una marcata ostilità nei confronti delle istituzioni in relazione alla gestione della crisi sanitaria in atto.
N.Z. è segnalato nella nota dei Ros come “orientato, dal punto di vista ideologico, verso le interpretazioni più violente e oltranziste delle tematiche populiste, no vax ed anti-istituzionali, manifestate in particolare attraverso il web e i social network”.
La svolta nelle indagini è avvenuta dall’isolamento di alcune immagini che hanno fornito la prova della preparazione degli ordigni da parte degli indagati.
Dalle indagini è emersa la chiara volontà dei presunti attentatori di bloccare e sabotare la campagna vaccinale in corso, intimidendo la popolazione e alimentando il clima d’incertezza del particolare momento storico, nonché di reiterare nel breve termine ulteriori azioni violente e di danneggiamento.
È significativo infatti la circostanza che P. la mattina poco prima dell’attacco abbia postato sul proprio profilo Facebook la frase “se vogliamo distruggere il nemico dobbiamo usare la stessa arma ‘la paura’ e la loro paura è la nostra unione. Non ci sono altre soluzioni”.