Intervista a Rosario Oliveri, primario presso il reparto di Pneumologia Covid del Garibaldi centro. "In rianimazione tutti non vaccinati e giovani. E in condizioni piuttosto gravi"
Rosario Oliveri è primario presso il reparto di Pneumologia Covid dell’Ospedale Garibaldi centro.
Con lui abbiamo parlato di questa nuova fase della pandemia nella nostra regione, in zona gialla dal 30 agosto, guardando alle prospettive per l’imminente autunno. I dati non sembrano migliorare per l’Isola in zona gialla dal 30 agosto, anzi.
L’allerta si registra tanto nei reparti d’urgenza quanto per i ricoveri ordinari.
Cosa può dirci di questa fase? Qual è l’identikit del paziente oggi ricoverato per avere contratto il Covid?
“Si tratta di soggetti non vaccinati. Al momento è ricoverato solo un paziente vaccinato con una sola dose. Non abbiamo più la peculiarità relativa al paziente ultra-settantenne, ultra-ottantenne… con patologie pregresse. L’età si è abbassata. Al momento, si pensi, abbiamo ricoverato un intero nucleo familiare – non vaccinato – formato da un figlio e i due genitori. Ogni classe d’età può essere coinvolta”.
C’è, da parte di questi pazienti ricoverati, la riflessione circa il fatto che se si fossero vaccinati, magari ora non si troverebbero a fare i conti con l’infezione? Oppure riscontrate, nonostante tutto, delle resistenze?
“Ci sono pazienti che hanno riflettuto sul loro comportamento e sulla situazione in cui sono venuti a trovarsi per via delle loro scelte, altri continuano imperterriti a considerare il tutto una montatura, mostrando un atteggiamento non comprensibile. Addirittura, assumono nei confronti del personale sanitario un comportamento aggressivo e di diffidenza, nonostante siano alle prese con la malattia”.
Qual è la situazione nel suo reparto?
“Il nostro reparto rappresenta uno step intermedio, ossia abbiamo pazienti con complicanze respiratorie e le relative conseguenze. Ci sono, poi, altri reparti allestiti nella nostra azienda che accolgono pazienti che hanno contratto il Covid, ma con manifestazioni che coinvolgono altri organi, circostanza che rende necessaria un’assistenza di tipo semi intensiva. Se poi la patologia non riesce a risolversi con la terapia o con i supporti che noi diamo, allora il paziente è spostato in rianimazione. Attualmente la nostra rianimazione accoglie dieci pazienti. Tutti non vaccinati e giovani. E in condizioni piuttosto gravi”.
Vista la situazione: che autunno immagina? Siamo già a settembre
“Non nascondo la mia preoccupazione. L’anno scorso in questo stesso periodo non vi era molto, invece adesso abbiamo già reparti quasi pieni. L’anno scorso avevamo alle spalle un periodo di profonda consapevolezza della malattia, la gente cercava di combatterla in maniera disciplinata. Adesso questo atteggiamento è piuttosto scemato per varie ragioni, un po’ per l’abitudine o per una visione non univoca rispetto alla patologia… Ne viene fuori una minore attenzione generalizzata. Nuoce, in tutto questo, la tiepida adesione, sulla nostra Isola, rispetto alla campagna di vaccinazione. Questo mi fa temere che nel periodo autunnale ci sia una ri-esplosione. E questo non solo per via dell’apertura delle scuole, ma anche per le minori possibilità di stare all’aperto – ed è prevedibile che le persone non rinunceranno a riunirsi anche al chiuso -, inoltre arriverà il cambio climatico e con quest’ultimo anche i malanni di stagione”.
Cosa possiamo dire, in definitiva, a chi ha dubbi circa l’adesione alla campagna vaccinale?
“E’ lecito avere dubbi, paure. Ma tali ostacoli dovrebbero essere “spazzati via” dalla ragione. Bisogna guardare ai numeri di coloro che si sono vaccinati e non hanno avuto problemi, e rendersi conto che non vaccinarsi espone ad un rischio maggiore. I rischi collaterali al vaccino sono degli eventi che esistono, ma restano eventi in numero contenuto rispetto ai rischi che si hanno di contrarre una malattia di grande impatto, dagli esisti non sempre fausti. E non mi riferisco al più doloroso, ossia il decesso, ma anche alle cicatrici nei polmoni e in altri organi che questa malattia può lasciare in modo permanente, con tutto ciò che ne consegue. Ognuno dovrebbe fare appello alla propria coscienza e alla responsabilità personale guardando ai dati, non prestando attenzione alle voci e alle chiacchiere”.
Francesca Fisichella