I deficit della città di Catania alle prese con la seconda ondata di pandemia, ma soprattutto con l’istituzione della Zona Rossa in Sicilia, sono emersi tutti durante il Consiglio Comunale straordinario convocato per verificare l’evoluzione dell’emergenza pandemica in città.
La convocazione è stata chiesta è ottenuta dal consigliere di maggioranza Sebastiano Anastasi. L’iniziativa è stata accolta da tutti i capi gruppo e dal sindaco Salvo Pogliese e ha visto l’intervento dell’assessore Regionale alla Sanità Ruggero Razza e della dirigenza Asp di Catania insieme al commissario provinciale Covid.
A Catania la Zona Rossa non trova quasi nessuna applicazione. Nelle zone periferiche della città, quelle più disagiate, in assenza di controlli, la vita scorre come prima della pandemia e anche su Via Etnea durante il giorno i consiglieri hanno segnalato pochissime restrizioni. Mancano i controlli e solo l’introduzione dei controlli stessi è, a parere del consiglio, l’unica soluzione per interrompere il caos.
Se il consigliere Daniele Bottino ha ricordato come la Regione non ha alcuna autorità di disposizione nei confronti delle forze di polizia, il consigliere Luca Sangiorgio ha chiesto venga anche l’esercito a Catania, considerata la presenza dei militari in periodi diversi da questo. Gli assembramenti davanti le Poste hanno scatenato diverse polemiche e il consigliere Giovanni Petralia ha ricordato quanto, questa realtà, sia dovuta anche al mancato rinnovo a livello nazionale delle richieste del reddito di cittadinanza in scadenza a dicembre. Le folle diventano inevitabili se si aggiungono necessità di fare la Spid o pagare l’Isee. “Non conosco la ricetta per risolvere tutti questi problemi – ha spigato Sangiorgio -, i cittadini credono abbiamo la bacchetta e non l’abbiamo, ma dobbiamo incidere in qualche modo”.
A Catania mancano gli ospedali. “Perché non è stato riattivato il Vittorio Emanuele?”, ha chiesto il consigliere Sebastiano Anastasi e perché il Santa Marta è stato dismesso da struttura prima funzionante, hanno chiesto i consiglieri Giuseppe Gelsomino, Graziano Bonaccorsi e Manfredi Zammataro. L’esponente di Italia Viva ha chiesto anche un incontro Sindaco-Prefetto.
LE RISPOSTE DELL’ASSESSORE RUGGERO RAZZA
Risposte a queste domande sono state date direttamente dall’assessore regionale alla Sanità Razza, in ascolto per tre ore consecutive.
Sul numero alto di contagi che caratterizzano la provincia di Catania Razza ha spiegato: “Non devono meravigliare, abbiamo più capacità diagnostica e d’individuare i cluster di riferimento, sono numeri figli degli oltre 50 mila tamponi realizzati”. Sono state ribadite poi le motivazioni che hanno portato il Governo regionale a chiedere la Zona Rossa ed evidenziato l’importanza del San Marco, senza però rispondere sul Santa Marta. “La crescita dei contagiati non ha portato ad una saturazione dei posti letto, ma non possiamo sottovalutare l’alto numero di positivi. Ricordo a tutti il San Marco era destinato ad essere una cattedrale nel deserto, non c’erano soldi per completare le opere ed invece sono stati trovati per riaprire l’intero ospedale che oggi conta anche i 36 posti di terapia intensiva”.
LA PAROLA AL SINDACO SALVO POGLIESE
Dopo quasi quattro ore di dibattito è intervenuto il Sindaco Pogliese. “Qualcuno, forse anche in malafede, dimentica che siamo un Comune in dissesto a causa della situazione che abbiamo ereditato. Eppure siamo stati in grado di organizzare centoquattordici mila centoventidue tamponi. Abbiamo da catanesi la tendenza a piangerci addosso e per questo dimentichiamo le eccellenze ospedaliere della nostra città. Credo sia stato fatto tantissimo e riguardo i numeri dei contagi nella provincia, registriamo 524 decessi, ma non è vera una Catania da primato regionale o nazionale: i dati vanno comparati al numero di abitanti come chiede la statistica. In questo modo Catania scende al quarto posto in Sicilia alle spalle di Caltanissetta e Palermo”.
Alla fine del suo intervento Pogliese ha comunicato gli appuntamenti previsti per le festività Agatine, celebrazione che quest’anno non si snoderà tra le strade della città, ma con delle visite agli ospedali catanesi.
Chiara Borzì