Costa, "Sì obbligo vaccinale in Sicilia, giusto non dire i nomi dei positivi" - QdS

Costa, “Sì obbligo vaccinale in Sicilia, giusto non dire i nomi dei positivi”

Costa, “Sì obbligo vaccinale in Sicilia, giusto non dire i nomi dei positivi”

sabato 11 Settembre 2021

Il commissario straordinario all'emergenza Covid della provincia di Palermo Renato Costa: "I dati della Sicilia sono in miglioramento, diciamo che si sono stabilizzati, merito dei vaccini"

Parla a qds.it il commissario straordinario all’emergenza Covid della provincia di Palermo Renato Costa: “I dati della Sicilia sono in miglioramento, diciamo che si sono stabilizzati, e questo è merito dei vaccini. Senza, con questi dati, con questi numeri, avremmo avuto gli ospedale pieni, mentre adesso sono addirittura in diminuzione.

Per questo è importante insistere, ed è questo il senso dei vaccini di prossimità: siamo andati in quartieri che sono come delle città a parte – continua Costa – siamo andati nei comuni della Provincia, anche quelli più lontani, abbiamo raggiunto anche cittadini che non potevano vaccinarsi per lavoro, gli scettici, o anche quelli più pigri. Abbiamo fatto un lavoro straordinario e continueremo a farlo, abbiamo già appuntamenti per tutto settembre e ottobre.

E a chi dice che facciamo vaccini in luoghi non sicuri, lo smentisco, visto che prima di fare l’iniezione facciamo la anamnesi come facciamo negli Hub”.

Sull’obbligatorietà, Costa si dice d’accordo: “Musumeci ha detto che non aspetta altro e sono d’accordo. E’ un passo importante”. Sulla polemica del no del garante della privacy di dare i nomi dei positivi ai sindaci, Costa dice: “Ci sono delle regole ed è giusto rispettarle. Sono convinto che sia giusto non dare i nomi di chi positivo, anche perchè già li hanno la prefettura, l’Asp e le altre autorità competenti. Dunque, non c’è bisogno che li sappiano anche i sindaci. Noi ogni notte comunichiamo loro il numero dei positivi che ci sono nel loro comune, vecchi e nuovi. La lista dei medici no vax? Ecco, quella la darei subito – conclude Costa -. Si tratta di un lavoro troppo delicato ed è giusto tutelare e tutelarsi”.

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