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Covid, discesa rallentata in Sicilia con il record di No Vax in Italia

Covid, discesa rallentata in Sicilia con il record di No Vax in Italia
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In Sicilia si contano ancora 932.000 persone senza vaccino su un totale di poco più di 4,5 milioni di vaccinabili. Ne abbiamo parlato con i commissari Covid di Palermo, Messina e Catania

Continua la lenta discesa dei contagi in Sicilia. La nostra Isola si conferma la regione con meno vaccinati in Italia (in termini percentuali), quella con il maggior numero di No Vax irriducibili. Alla data di oggi, secondo il report del Governo sui vaccini, hanno ricevuto almeno una dose di vaccino 3.729.266 siciliani su una platea di 6.665.412. Appena il 79,93% del totale contro quasi l’88% della Puglia e della Toscana. Ma tutte le regioni italiane sono ampiamente sopra l’80% di vaccinazioni.

E oggi i nuovi contagi sono 2.524. Continua dunque la discesa, lenta (il rapporto tra positivi e numero di tamponi è al 12,8% contro il 10,1% della media italiana), sicuramente rallentata dai 932.000 No vax ancora presenti nell’Isola ne abbiamo parlato con i commissari Covid delle provincie di Palermo, Catania e Messina.

Un gap culturale come limite alle vaccinazioni, il pensiero del commissario Covid di Messina Alberto Firenze

di Lina Bruno

Secondo lei perché i siciliani sono i più restii a vaccinarsi in Italia?

Il dato complessivo che ha condizionato riguarda la cultura della prevenzione primaria in generale. La Sicilia per le vaccinazioni non è stata mai ai primi posti in Italia.

Covid, discesa rallentata in Sicilia con il record di No Vax in Italia
Alberto Firenze

Le nostre vaccinazioni anche dell’età infantile si sono sempre contraddistinte con un livello di partecipazione sempre distante dalla media nazionale. Il gap è culturale. Oggi le donne che partecipano agli screening del carcinoma della cervice uterina o del carcinoma alla mammella in Lombardia sono di gran lunga molte più di quelle che vi partecipano in Sicilia.  Questo dimostra che abbiamo unattenzione alle problematiche della prevenzioneche è distante da quello che è il concetto europeo e questo si ripercuote anche sulla vaccinazione del Coronavirus.

Ne è un esempio anche la stessa adesione alla campagna vaccinale anti influenzale che, negli operatori sanitari nella nostra regione, ha sempre basse percentuali rispetto al Nord Italia.

La riflessione che andrebbe fatta, ed è quello che noi abbiamo fatto su Messina, è lavorare su questa distanza culturale; noi abbiamo lanciato dei momenti formativi lontani anche dal concetto stesso della vaccinazione. Lo stiamo facendo con i medici, con l’aiuto degli informatori del farmaco, lo stiamo facendo con un nostro team di educatori, psicologi e assistenti sociali che girano le scuole, lo abbiamo fatto anche in alcuni Comuni. Sappiamo benissimo dov’è la criticità e su quella dobbiamo lavorare.

Cosa non ha funzionato nella campagna vaccinale?

Nella campagna vaccinale, così come in Europa, non ha funzionato la comunicazione. La comunicazione in sanità va gestita da esperti del settore, lavorare in piena pandemia anche per i giornalisti non è stato semplice. Si ricordi che nella prima parte della pandemia, il governo Conte insieme all’Istituto superiore della sanità e alla Protezione civile faceva ogni giorno quelle comunicazioni di “morti e feriti”, come io le chiamo.

Secondo quale logica di comunicazione quella era una valutazione corretta? Si pensava che quello fosse il modo giusto, non è detto,quel modo di comunicare ha allontanato, ha creato paura, distanza. Anche la comunicazione gestita dall’Europa, dall’Ema sulla vicenda della vaccinazione AstraZeneca non è che ci abbia aiutato moltissimo. La gente apprendevaquotidianamente informazioni confuse e contraddittoriee quindi non sapevamo quello che ci stava capitando. E stato uno tsunami sanitario e in questi casi bisognava preparare la gente”.

Si è fatto tutto il possibile a livello delle istituzioni regionali?

Tutto quello che si poteva fare si è fatto. Necessita un maggiore raccordo nella logica soprattutto di fare sistema. Oggi non si fa sistema a livello locale, regionale, nazionale, tutti pensano che sia più utile fare notizia per accaparrarsi consensi sui social. Anche il commissario di Palermo, Renato Costa, è intervenuto sull’argomento. CONTINUA LA LETTURA

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