Toti Piscopo, delegato Federturismo per Sicindustria e Vittorio Messina, presidente Assoturismo, hanno pochi dubbi: il 2021 sarà un anno difficile, senza stranieri si dovrà puntare ancora sul turismo domestico
Pubblicato
il decreto per l’affidamento della campagna di comunicazione dell’iniziativa
regionale “See Sicily” che punta a supportare il settore turistico in seguito
alla crisi causata dall’emergenza sanitaria legata al covid-19, attraverso
l’acquisto di servizi turistici, da parte del Dipartimento per il Turismo, lo
Sport e lo Spettacolo, che saranno resi fruibili attraverso appositi pacchetti
turistici.
Gli
operatori del settore interessati a partecipare al bando devono presentare la
propria candidatura entro le 12 del 15 febbraio. “La pubblicazione del decreto
è senza dubbio un fatto positivo, mi lascia perplesso però il poco tempo messo
a disposizione per presentare le proposte. Detto ciò, sarebbe stato più
opportuno un confronto preventivo convocando e consultando le associazioni di
categoria, per concordare gli obiettivi e concordare le azioni strategiche di
pianificazione”. Sono le parole di Toti Piscopo, delegato Federturismo per
Sicindustria.
Secondo lei il turismo
siciliano, che prospettive ha in questo momento in cui imperversa ancora la
pandemia e persistono intoppi per l’arrivo dei vaccini?
“I
maggiori indicatori turistici ed economici dicono che il 2021 sarà un anno
ancora estremamente difficile anche se speriamo che la campagna di vaccinazione
generi gli effetti positivi che tutti quanti auspichiamo. La gente è ancora
pervasa dallo stato di ansia e di paura che limita a consultare le agenzie di
viaggi e a prenotare e c’è anche il rischio, per le poche prenotazioni
effettuate, che eventuali zone rosse o arancioni nei prossimi mesi facciano sì
che i turisti non possano materialmente partire.
Però
in questo clima di continue incertezze si sta ritardando anche la
programmazione per il 2022. Temo quindi che quest’anno avrà la stessa rilevanza
del 2020 e laddove si raggiungesse la famosa soglia che tutte quante le realtà
siano in zona gialla, si potrà fare affidamento sul turismo domestico.
Molto
dipenderà dalla famosa immunità di gregge utile per arginare nuovi contagi,
specialmente nella fase di liberalizzazione. Per il turismo di medio raggio,
molto dipenderà dai vettori aerei e marittimi la cui programmazione è in atto
estremamente limitata e flessibile. Io credo dunque che il 2021 sarà ancora un
anno di transizione in cui si opererà, ripeto, col turismo domestico come
l’anno scorso, mentre quello nazionale e internazionale, sempre che l’aspetto
pandemico venga risolto entro quest’anno, riprenderà nel 2022 con una ripresa
lenta e graduale che potrà maturare nel 2023, con la ripresa del turismo
internazionale e di fascia medio alta. Purtroppo, gli effetti della pandemia
sono assolutamente imprevedibili e comunque non appena cesserà occorrerà
prepararsi a fronteggiare una concorrenza senza precedenti, essendo interesse
di tutti i mercati recuperare flussi turistici”.
Oltre il turismo
domestico, cui lei poc’anzi accennava, quali altre iniziative si possono
intraprendere per supportare le imprese?
“Su
questo tema ci vorrebbe un dibattito aperto perché, come ripeto, questa
pandemia ha evidenziato tutte le fragilità del nostro sistema. E poi dobbiamo
superare la fase di approssimazione che sinora ci ha caratterizzato, sviluppare
una cultura d’impresa ed individuare un modello di organizzazione pubblica più
efficiente e molto più qualificata. Pubblico e privato si devono confrontare ed
individuare una visione comune per un riposizionamento strategico dell’offerta
turistica siciliana che sia più competitiva e più attrattiva. Elementi questi
per cui non sono sufficienti creatività e professionalità delle imprese, ma
occorrono anche investimenti e rapidità di azione in grado di interpretare e
fronteggiare i cambiamenti che intervengono sui mercati. E per questo occorrono
anche strumenti e tempi per programmare e pianificare.
Non
dimentichiamo che, parallelamente all’emergenza sanitaria, va fronteggiata
quella economica e sociale. Il turismo, come settore economico, potrà dare il
suo grande contributo, se sarà messo in condizione di fronteggiare la grande
concorrenza da parte di destinazioni più consolidate, meglio organizzate ed economicamente
più stabili. Basti pensare agli Emirati Arabi, ai paesi asiatici, a quelli
europei, altrettanto ricchi di tradizioni.
Noi
in Sicilia, disponiamo di tantissime risorse che attendono di essere riscoperte
e valorizzate per essere inserite in offerte turistiche diversificate per
nicchie e segmenti di mercato, offrendo valide motivazioni per tutto l’anno e
puntando a fare quel salto di qualità necessario per intercettare traffico di
fascia medio alta. Puntare sulla formazione del personale, sulla sua
alfabetizzazione alle lingue straniere dal cinese all’arabo, dal russo al
giapponese oltre che quelle tradizionali.
Differenziare
e riqualificare la ricettività puntando sulla fascia del turismo per i disabili
e su quella della salute e del benessere in cui anche i borghi o i centri
minori insieme a quelli rurali, potrebbero trovare un valido posizionamento.
Tutto possibile se privilegiamo la capacità del fare rispetto a quella del
dire”.
Sul
decreto riguardante la campagna di comunicazione relativa al progetto “See
Sicily” è intervenuto anche Vittorio Messina, presidente di
Confesercenti Sicilia e di Assoturismo nazionale.
“Questa
è un’azione promozionale volta a dare maggiore forza all’iniziativa. – ha
sottolineato Messina – Ci auguriamo che se l’aggiudichino dei professionisti e
che facciano la migliore campagna di comunicazione possibile per il territorio.
Purtroppo, non possiamo sbagliare nemmeno in termini di promozione considerando
il fatto che il 2021 si presenta molto simile al 2020 per quanto riguarda
presenze e flussi turistici, quindi noi ce la giochiamo tutta. Abbiamo la
necessità di una campagna di promozione che sia all’altezza del prodotto che la
Regione sta mettendo in campo con “See Sicily” in modo tale da poterla
utilizzare per intero e dare la possibilità alle imprese di ottenere i benefici
dell’iniziativa”.
Secondo lei quando potrà
cominciare a riprendersi il comparto?
“Ci avevano detto che una volta scoperto il vaccino tutto il mondo si sarebbe rimesso a viaggiare, così non è stato perché abbiamo capito che una volta scoperto occorre venga diffuso e da questo punto di vista siamo preoccupati soprattutto per il ritardo nella campagna vaccinale. È chiaro che il 2021 passerà, secondo me, come l’anno scorso anche se potremo vedere qualche raggio di luce nella stagione estiva grazie al turismo balneare che, come nel 2020, permetterà di fare qualche numero per contenere le perdite, più che parlare di guadagni e utili, ma sarà anche questo un anno da archiviare come di grossa crisi e in cui la pandemia continua a spiegare per intero i suoi effetti negativi”.
Lei pensa che in futuro il conseguimento eventuale di qualche titolo come “capitale italiana della cultura” o “borgo più bello d’Italia” potrebbe giovare alla nostra regione?
“Certamente
queste iniziative, come si è dimostrato nel caso di Palermo capitale italiana
della cultura, possono dare un input ai flussi turistici in entrata. La
pandemia purtroppo ci ha fatto bruciare questi risultati positivi che erano
stati conseguiti e ripeto, come esempio porto sempre Palermo capitale della
cultura. Il problema non riguarda oggi i riconoscimenti o le iniziative, ma è
fare ripartire il turismo; il visitatore attualmente deve fare anche un
percorso psicologico e recuperare fiducia nel viaggio e nel viaggiare.
È chiaro che oggi basta guardare i voli aerei per constatare come ce ne siano solo due Ryanair e due Alitalia che collegano sia Palermo che Catania con Roma. Questo la dice lunga sul fatto che non si viaggia per affari, soprattutto non si viaggia per turismo, i flussi stranieri sono totalmente assenti e in questo contesto, non credo che il fatto che una realtà siciliana venga dichiarata “capitale italiana della cultura” o “borgo più bello d’Italia” possa smuovere flussi turistici. Superata la pandemia, chiaramente, dobbiamo cercare di essere pronti a questi nastri di partenza e bruciare sul tempo anche altre destinazioni perché la Sicilia non ha solo potenzialità ma anche una realtà turistica che ha saputo dimostrare pre-covid, quindi dobbiamo confermarla recuperando il tempo e le posizioni economiche che abbiamo perso a causa dell’emergenza”.
Il dopo pandemia, a suo avviso, da cosa potrebbe ripartire?
“Ripartirà
sicuramente dai luoghi meno affollati. È indubbio che cambieranno sia il modo
di viaggiare da parte dei turisti che il modo di fare ospitalità da parte degli
operatori del settore e questo avverrà soprattutto nella prima fase. Saranno
svantaggiate le città d’arte e quei luoghi precedentemente affollati da
carovane di turisti perché saranno meno battuti. Non sarà più un turismo di
massa ma di “una certa tranquillità”.
La nostra regione ha le carte in regola per il suo immenso patrimonio archeologico, paesaggistico e agroalimentare e quindi abbiamo margini per potere crescere e chiaramente, non avendo sofferto dell’overbooking pre-covid, possiamo certamente ripartire così come ci siamo lasciati prima dell’esperienza pandemica. Dovremo semmai organizzarci, creare dei percorsi e superare quella sicilianità che spesso blocca noi siciliani ma non chi viene in Sicilia”.
Roberto Pelos