La testimonianza di un attivo operatore sul campo, il Dottor Giuseppe Imbornone, chirurgo, dirigente medico dell’ARNAS (Azienda di Rilievo e di Alta Specializzazione) Civico e Benfratelli di Palermo.
Le
neoplasie sono eventi potenzialmente fatali che colpiscono, con livelli diversi
di gravità, organi e apparati, creando delle disfunzioni in tutto il sistema
corporeo ed emotivo, compromettendo l’immagine di Sé e le speranze nel futuro.
In
tempi di pandemia, le condizioni mediche dei pazienti risentono dell’ulteriore
complicanza dovuta alla positività al Virus, coinvolgendo i caregivers e gli
operatori sanitari nella gestione ottimale delle due condizioni: una situazione
complessa, che abbiamo provato a inquadrare attraverso la testimonianza di un
attivo operatore sul campo, il Dottor Giuseppe Imbornone, chirurgo, dirigente
medico dell’ARNAS (Azienda di Rilievo e di Alta Specializzazione) Civico
e Benfratelli di Palermo.
Dottore Imbornone, ha riscontrato particolari difficoltà
mediche nei pazienti con tumore che hanno contratto il Covid 19?
“Non ho molti dati in mio possesso per la domanda che mi pone e nei
pochi casi riscontrati di positività il paziente è stato sempre operato e
trattato in ambienti adeguati, per una gestione consona della complessità della
condizione patologica complessiva. Credo che da questo punto di vista di
contagio il paziente defedato sia sempre più facilmente soggetto all’iniezione,
ma non abbiamo avuto riscontri particolari, sempre per quanto riguarda la mia
personale esperienza”.
Che tipo di supporto suggerisce ai familiari per fronteggiare un parente
con tumore e positivo al Virus?
“Il
supporto affettivo e psicologico, alla luce dell’importanza di una rete familiare
capace di dare affetto e cure, è fondamentale sia per l’aspetto che interessa
il paziente oncologico, sia per chi si trova a risultare positivo al Covid.
Ricordiamo che la gestione anche in pazienti asintomatici non è certamente
facile, figuriamoci l’autogestione. Il supporto di tanti medici è stato
effettivamente molto importante e spesso necessario, affiancato dal personale
parasanitario e di specialisti nel campo del supporto psicologico. Sottolineo
poi l’importanza degli interventi psicologici per pazienti e i loro caregivers
che non solo si trovano ad affrontare la malattia oncologica e le cure, ma lo
stress di un periodo di pandemia dove la paura del contagio dilaga”.
Covid 19, un’emergenza che, forse, rischia di mettere in secondo piano, all’interno delle strutture sanitarie, ulteriori patologie mortali, come appunto le neoplasie. Quali difficoltà di accesso ai servizi riscontra per chi ha un tumore in questo periodo di pandemia?
“Personalmente non ho notato particolari difficoltà o limitazioni nei servizi per garantire i pazienti oncologici o anche, nel mio caso, lavorando in una Breast Unit, chi si sottopone a un iter diagnostico per tumore al seno. Da quando è iniziato questo periodo di restrizioni, credo che, ovunque, gli ammalati oncologici o i pazienti con forte sospetto di patologia neoplastica siano stati sempre garantiti sia nei controlli che nelle terapie, chirurgiche e mediche”.
Angela Ganci