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Covid, l’Europa supera il picco ma l’Italia ancora no

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Covid, l’Europa supera il picco ma l’Italia ancora no

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mercoledì 10 Febbraio 2021

Da alcune settimane il nostro Paese si trova in una situazione stazionaria, dalla quale a livello locale stanno emergendo i primi segnali di un possibile peggioramento, soprattutto per quanto riguarda le terapie intensive

La maggior parte dei Paesi in Europa centrale sta superando il picco della seconda ondata della pandemia di Covid-19, ma per l’Italia non è ancora così: da alcune settimane il nostro Paese si trova in una situazione stazionaria, dalla quale a livello locale stanno emergendo i primi segnali di un possibile peggioramento, soprattutto per quanto riguarda le terapie intensive.

Inoltre la mortalità per Covid-19 in Italia è aumentata del 60% rispetto alla prima ondata della pandemia, mentre la letalità risulta invariata.

“Nella maggioranza degli Stati europei è stato superato il picco in questa seconda ondata della pandemia di Covid-19, mentre nella penisola balcanica c’è una tendenza all’aumento di cas”, indica l’analisi delle curve dell’incidenza dei positivi al virus SarsCov2 negli Stati europei dal primo ottobre 2020 al 9 febbraio 2021, elaborata dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).

“Francia, Portogallo, Regno Unito e Spagna mostrano trend di diminuzione, mentre si osserva un trend in crescita in diversi Paesi della penisola balcanica, come Albania, Bulgaria, Grecia, , Moldavia, Montenegro, Serbia e Turchia”, rileva l’esperto. Diversa la situazione in Italia, dove i dati del ministero della Salute descrivono una situazione di fatto piatta.

Nell’arco di 24 ore i nuovi casi sono stati 12.956 e i 310.994 tamponi eseguiti, sommando i molecolari e gli antigenici rapidi, danno un tasso di positività del 4,1%, leggermente superiore al 3,9% del giorno precedente, ma sostanzialmente analogo. “E’ un valore che rientra nella media delle ultime settimane, così come l’incremento dei nuovi positivi, in una situazione di totale stabilità”, osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook ‘Coronavirus – Dati e analisi scientifiche’ e del network di comunicazione della scienza ‘giorgiosestili.com’.

Stazionario, anche se su valori indubbiamente elevati, è anche il numero dei decessi, che segnano un incremento di 336.

Per quanto riguarda le regioni, la Lombardia registra l’incremento maggiore, con 1.849 nuovi casi in 24 ore; seguono Campania (1.635), Puglia (1.063) e Lazio (1.027). Ma è a livello delle singole province che, secondo gli esperti, si ha il polso di una situazione che potrebbe preludere a un peggioramento. Per esempio, osserva Sestili, la provincia autonoma di Bolzano registra il più alto numero casi in rapporto alla popolazione, con più di 800 ogni 100.000 abitanti; c’è un’elevata incidenza anche a Pescara (319 su 100.000), anche Perugia e Rimini si superano 300 casi ogni 100.000 abitanti. Fatta esclusione di queste zone e in generale di tutto il Nord-Est, “nel resto l’Italia l’incidenza è sotto 200 casi peer 100.000 abitanti”.

Secondo Sebastiani “a livello nazionale la situazione relativa alla percentuale dei casi positivi sui tamponi molecolari è piatta o in leggero aumento e in generale tende ad appiattirsi la curva dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva”.

Tendenze, queste, che diventano più marcate considerando le singole regioni. Le analisi del matematico relative alla mortalità indicano infine che questa è aumentata in Italia del 60% rispetto alla prima ondata della pandemia, mentre la letalità risulta invariata.

Vale a dire che è aumentato il rapporto tra il numero dei decessi sul totale della popolazione, mentre non si è modificata la percentuale dei decessi per Covid-19 sul totale dei nuovi positivi. Emerge poi che nella seconda ondata “si è consolidata la disomogeneità spaziale della mortalità che vede concentrate al Nord le regioni-province autonome con valori al di sopra della media nazionale, ma diminuisce la differenza quantitativa tra Nord e Sud”

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