Covid, infermiera contagiata da Delta e poi da Omicron nel giro di 20 giorni

Covid, infermiera contagiata da Delta e poi da Omicron nel giro di 20 giorni

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Covid, infermiera contagiata da Delta e poi da Omicron nel giro di 20 giorni

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giovedì 21 Aprile 2022

Positiva prima alla variante Delta e poi a quella Omicron in meno di un mese, un rarissimo caso avvenuto in Spagna

Positiva al Covid per due volte a distanza di soli 20 giorni nonostante il ciclo vaccinale completo: è successo a un’operatrice sanitaria di 31 anni, infettata prima dalla variante Delta e poi da Omicron. Un rarissimo caso, presentato al congresso della Società europea di malattie infettive e microbiologia clinica in corso a Lisbona, che dimostra come ci si possa reinfettare anche a distanza di poco tempo, nonostante la vaccinazione completa.

Il caso

La donna è risultata positiva a un tampone molecolare la prima volta il 20 dicembre 2021, senza manifestare alcun sintomo. Si è autoisolata per 10 giorni prima di tornare al lavoro ma il 10 gennaio 2022, appena 20 giorni dopo essere risultata positiva per la prima volta, ha sviluppato vari sintomi: tosse, febbre e malessere generale. L’infermiera ha quindi eseguito un altro test molecolare che è risultato ancora positivo e il sequenziamento del genoma virale ha rivelato che la paziente era stata infettata da due diversi ceppi di Sars-CoV-2. La prima infezione con la variante Delta e la seconda con la variante Omicron.

La spiegazione

Il professor Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi clinici italiani, ha provato a dare una spiegazione di quanto successo: “Molte malattie infettive possono dare reinfezione, non dimentichiamolo, è normalissimo. È nel “gioco” del virus che con le eventuali varianti possa accadere. Soprattutto questa che è una variante rispetto alla prima infezione importante, perché la prima era una Delta e questa una Omicron 2. Per cui sta nella biologia del virus poter reinfettare quando due varianti sono “distanti” dal punto di vista delle mutazioni. Però il vantaggio della vaccinazione, che è ancora sulla base del ceppo Wuhan per cui agisce su buona parte del genoma virale che non è variato, consente alla malattia di non esplodere e di non far ricoverare né nei reparti di subintensiva, né in terapia intensiva i pazienti che eventualmente si reinfettano“.

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