Covid in Italia, dubbi su contagi, "I numeri non tornano" - QdS

Covid in Italia, dubbi su contagi, “I numeri non tornano”

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Covid in Italia, dubbi su contagi, “I numeri non tornano”

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lunedì 11 Ottobre 2021

Secondo il microbiologo il numero dei contagi dovrebbe essere cinque volte superiore a quello comunicato nei bollettini Covid dal ministero della Salute.

“Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno per Covid e abbiamo un numero ridicolo di contagi, evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile”. Lo afferma Andrea Crisanti, direttore Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova, a 24 Mattino su Radio 24, secondo il quale “in tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce questa situazione”.

Covid, “Il numero dei contagi dovrebbe essere cinque volte maggiore”

Il microbiologo spiega che “in genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per due e moltiplicarlo per 1000, quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia”, quindi un numero almeno 5 volte superiore a quello comunicati nei bollettini Covid del ministero della Salute.

Quindi il professore lancia un monito: “La gente pensa ‘abbiamo 1000 casi, è finito tutto’, invece non è finito tutto. Quello che conta è chi fa i tamponi, se noi nel computo mettiamo tutta la gente che si fa il tampone perché deve andare a lavorare, fa il tampone per lasciapassare sociale, è chiaro che li le incidenze sono bassissime. Invece se i tamponi vengono usati, ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso”.

Crisanti parla anche di Green pass, che definisce nuovamente “un’anomalia”, perché “la protezione del vaccino per quanto riguarda l’infezione dopo sei mesi, passa dal 95 al 40%. Quindi aver protratto la validità del vaccino da 6 mesi ad un anno non ha nulla di scientifico, ma è una misura per indurre la popolazione a vaccinarsi”, grazie al quale “abbiamo raggiunto livelli importanti di vaccinazione”.

Quanto all’ipotesi di allungare la validità del tampone rapido a 72 ore, per Crisanti “non c’è nulla che giustifichi misure di questo genere perché una persona si può infettare il giorno dopo oppure quando fai il tampone puoi essere ancora infetto a livelli bassi e dopo tre giorni hai una carica pazzesca”

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Un commento

  1. MAX ha detto:

    ha ragionissima
    anche uno studente del liceo (scientifico) capisce che se il giorno prima c’è stato un incremento di +2000 il giorno dopo non può essere di +12

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