Gira molto, negli ultimi giorni, nella chat degli “scettici” del vaccino, chiamiamoli così, l’ultimo rapporto dell’Aifa (agenzia italiana del farmaco) che raccoglie tutta la gamma di interventi italiani da quando vengono inoculati i vaccini Covid fino a fine luglio (ovvero quando è risalente l’ultimo documento), risultati e reazioni.
Dati che, se letti in maniera poco analitica e frettolosi, potrebbero contenere alcune sorprese e, senza dubbio, spunti di riflessione.
Si legge nel rapporto che in 211 giorni di somministrazioni a fronte di 65.926.591 dosi complessive di vaccino inoculate (prima e seconda dose) ci sono state “84.322 segnalazioni di evento avverso successivo alla vaccinazione”.
“L’87,1% delle segnalazioni”, cioè di queste 84.322 segnalazioni, “è riferita a eventi non gravi, mentre “il 12,8% a eventi avversi gravi”, ospedalizzazioni, paralisi, pericolo di vita, morti, ecc. Lo 0,6% di queste 84.322 sono decessi.
In totale, dopo la somministrazione dei vaccini anti Covid in Italia ci sono stati 506 morti circa in 211 giorni, circa 2 al giorno.
Un numero che, a ben guardare, sembrerebbe molto, molto alto, ma in linea di massima, anche trattandosi di vaccini, non lo è. Assolutamente. Soprattutto se confrontiamo il numero della causa e dell’effetto: oltre 65 milioni di dosi complessive è qualcosa di davvero molto, molto elevato come casistica e 506 vittime, ovviamente con tutto il rispetto della sacralità della vita umana sono, dal punto di vista statistico una percentuale davvero minoritaria (lo 0,000768%).
Si potrebbero guardare, ad esempio, le vittime d’influenza, e tutto concentrato in molti meno mesi che il Covid: muoiono circa 5 persone al giorno, con quasi 6 milioni di casi annui.
Di polmonite, non da Covid, ben 37 persone al giorno. Ben 658 vittime ogni giorno di malattie vascolari, e 480 di tumori. Dieci persone al giorno perdono la vita di incidenti stradali.
Sono alcuni esempi di cose che comunque non mettono certo in discussione l’efficacia dei sistemi di sicurezza delle auto, della prevenzione di alcune malattie o dei farmaci per curarli.
Il tutto, inoltre, con percentuali di decessi molto più alte rispetto ai vaccini Covid. Che rappresentano, con tutti i loro (inevitabili) limiti, pur se non perfetti, ma migliore arma contro il virus che si ha attualmente a disposizione.