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Covid, obbligo vaccinale in Italia, la questione è aperta

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Covid, obbligo vaccinale in Italia, la questione è aperta

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martedì 24 Agosto 2021

Obbligo vaccinale, chi è pro e chi è contro. Il dibattito politico è aperto. Intanto l'assessore Razza: "si discute sui temi dell'ordinanza Musumeci su cui è intervenuto il Garante, avevamo ragione"

“Il dibattito si orienta in queste ore su vaccini e tamponi per servizi essenziali e luoghi di lavoro. In buona sostanza i due temi delle ordinanze del presidente Musumeci su cui è intervenuto il Garante. Auspico un intervento nazionale, perché avevamo ragione. Ancora una volta”. Scrive così su twitter l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, in risposta all’acceso dibattito politico sui temi dell’obbligo vaccinale e alcune estensioni sul green pass.

Gelmini: l’uso del green pass può essere esteso. Ll’obbligo vaccinale “non è un’eresia” dice

Quindici giorni, poi si
prenderanno le decisioni. Con l`alta probabilità di “estendere il green
pass” per evitare, in autunno, un nuovo aumento dei contagi. Lo dice al
Corriere della Sera Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali, che
apre anche, se necessario, all`obbligo vaccinale: “Non è un`eresia”.

All’obiettivo dell’80% dei
vaccinati mancano ancora un 13% di italiani, ma secondo Gelmini è ancora presto
per dire se l’effetto green pass sia stato minore rispetto alle attese: “È
ancora presto – dice – per fare un bilancio, perché i dati sono condizionati
dall`effetto ‘generale agosto’. Del resto era prevedibile un rallentamento di
queste ultime settimane nella campagna di vaccinazione. Saranno decisivi i dati
dei prossimi quindici giorni. L`utilizzo del green pass può essere
esteso”.

In vista della ripresa di
settembre, “seguiamo con attenzione i dati” continua la ministra:
“è doveroso mantenere alta la vigilanza, ma se facciamo un ultimo sforzo
con la vaccinazione, possiamo guardare con cauto ottimismo all`autunno. È possibile
ú con la ripresa di tutte le attività e le scuole ú che i contagi abbiano una
crescita significativa, ma senza le gravi conseguenze cui eravamo
abituati”.

L’immunologo Forni: “obbligo vaccinale soluzione disperata”

“L’obbligo vaccinale è una
soluzione disperata, che al momento sarebbe controproducente e sproporzionata
rispetto sia all`andamento della campagna vaccinale sia alla situazione
sanitaria”. Lo afferma Guido Forni, già professore ordinario di
Immunologia all`Università di Torino e accademico dei Lincei, in una intervista
alla Stampa.

Secondo Forni, bisogna insistere
con la persuasione: “Non bisogna rinunciare a spiegare i vantaggi
individuali e sociali dei vaccini, evitando di cadere nella tentazione del
pensiero unico. Già il Green Pass è una misura delicata, che crea qualche
problema di libertà, anche se alla fine risulta utile a spronare i cittadini e
a premiarli quando si proteggono”.

L’obbligo vaccinale, conclude
Forni, sarebbe “sensato solo davanti a una grave recrudescenza della
pandemia o al rifiuto generalizzato del vaccino. La vaccinazione può
permettersi il lusso che una parte della popolazione la rifiuti. E` il concetto
dell`immunità di gregge”.

Vaia (Spallanzani): “obbligo vaccinale per alcune categorie”

Per Francesco Vaia, direttore
sanitario allo Spallanzani di Roma, l’obbligo vaccinale per alcune categorie
specifiche sarebbe “saggio e opportuno”. In una intervista al
Corriere della Sera afferma: “Premesso che questa è una decisione che
spetta alla politica, penso che per alcune categorie, dal personale sanitario a
quello scolastico, dalle forze dell`ordine alla grande distribuzione, sarebbe
saggio e opportuno”.

Quanto i benefici di un tale
obbligo Vaia chiarisce: “Lo faccio dire ai numeri che pubblichiamo nel
bollettino dello Spallanzani, dove dai cinesi a oggi sono stati curati 3.000
positivi.

Attualmente tra i pazienti
ricoverati solo il 6% è vaccinato con doppia dose: il ricorso a cure mediche è
quasi sempre dovuto a una mancata risposta individuale dovuta a patologie
pregresse”.

Per questo, conclude Vaia, è necessario fare “due cose, principalmente. Immunizzare il più possibile gli studenti nella fascia d`età 12-18 anni, che sono quelli che si muovono di più e che vivono una maggiore socialità. E dopo di loro gli over 50 e 60 (in Italia tra i 3 e i 4 milioni): bisogna andarne a caccia. Perché spesso sono genitori degli adolescenti ancora non vaccinati. E se sono dubbiosi loro, lo saranno necessariamente anche i figli”.

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