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Covid, origine virus fuga da laboratorio? La risposta dei virologi

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Covid, origine virus fuga da laboratorio? La risposta dei virologi

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martedì 22 Giugno 2021

Ecco la posizione espressa da virologi e infettivologi oggi nell'ambito dell'inchiesta sull'origine del virus. Pare che il Covid fosse presente già prima di gennaio 2020.

Non è possibile escludere “al 100%” che la diffusione del virus SarsCov2 possa essere stata originata da un incidente di laboratorio a Wuhan, in Cina, ma le evidenze fanno propendere per un’origine naturale del virus. E’ la posizione espressa da virologi e infettivologi oggi in audizione alle Commissioni riunite Esteri e Affari sociali della Camera, nell’ambito dell’esame della proposta di inchiesta parlamentare riguardante l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-CoV-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms.

I DUBBI SULLE DATE

“Non ho gli strumenti per poter escludere al 100% l’incidente di laboratorio con una fuga del virus, che potrebbe comunque fare a capo a un virus di origine naturale. Tuttavia – ha affermato Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia Molecolare della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia – questi virus ci sono in natura, poi come si stiano distribuendo in un mondo globalizzato lo stiamo osservando solo ora. I virus si diffondono, ma è la prima volta che ciò succede in un mondo completamente globalizzato”.

Secondo l’esperto, inoltre, “il problema di capire cosa è successo nasce dal percorso temporale ed è quindi importante capire l’ingresso del virus in Italia: l’allerta viene lanciata il 31 dicembre ed il virus entra in Italia il 15 gennaio ed era un ceppo diverso da quello in Cina. Ma da gennaio al 20 febbraio, data del primo caso di Codogno, è difficile immaginare che il virus sia mutato”. Quindi, afferma Baldanti, “il virus era già presente in forme mutate in precedenza”.

Anche per Massimo Ciccozzi, professore di Epidemiologia e Statistica medica presso l’Università Campus bio-medico di Roma, “non si può escludere l’incidente di laboratorio, ma a mio parere questo virus ha origine naturale”. “Siamo sicuri del fatto che – ha affermato – albergasse nel pipistrello e ora è nell’uomo, e le mosse preventive che dobbiamo fare consistono essenzialmente nella sorveglianza veterinaria e nella sorveglianza genomica per poter tracciare i casi”. Sulla stessa linea Massimo Galli, professore di Malattie infettive presso l’Università Statale di Milano e Direttore della Scuola di specializzazione in malattie infettive dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano.

LE IPOTESI

“In termini di probabilità – ha spiegato Galli – il 99% delle probabilità porta all’evento naturale e l’1% a un evento accidentale, sempre partendo però dal concetto che non è un virus che è stato montato in laboratorio. Tuttavia, l’ipotesi di una fuga del virus da laboratorio e di un suo immediato adattamento all’uomo con questa efficacia mi sembra alquanto fantascientifica. Insomma, non ci sono evidenze di ingegneria genetica al suo interno e faccio fatica a pensare che si tratti di qualcosa di scappato da un laboratorio. Non ci sono evidenze di manipolazione genetica e credo sia un virus arrivato dalla natura”.

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, ritiene inoltre “indispensabile avere informazioni sull’accaduto, ma è importante – ha detto – anche capire cosa l’intelligence estera stia facendo proprio per cercare di avere informazioni”. Una cosa però, ha concluso, “è certa: chi studia virus usa modelli animali anche per vedere gli effetti sugli animali infettati, e questo è stato fatto con tutti i virus delle febbri emorragiche ed è stato tema anche di ampio dibattito etico. Ma credo che nessun paese che abbia tali capacità decida di non impiegarle”.

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