Batteri per combattere il coronavirus, è la nuova via della sanificazione. Superfici non contaminabili per 24 ore. Walter Ricciardi, efficace al 99,99%, può cambiare il modo di impedire le infezioni
Sanificare gli ambienti creando un equilibrio di batteri in grado di rendere impossibile la sopravvivenza del Sars-Cov-2: si basa su questo meccanismo, e ribalta il modo in cui abbiamo sempre pensato di poter igienizzare le superfici, il sistema innovativo di pulizia Pchs che utilizza probiotici selezionati.
Nuovi studi in laboratorio mostrano infatti che è efficace al 99,99% anche contro il coronavirus, mantenendo le superfici non contaminabili per ben 24 ore e senza facilitare la vita ai batteri resistenti.
I risultati frutto di una ricerca iniziata quasi undici anni fa e in pubblicazione su riviste scientifiche, sono stati presentati in anteprima in conferenza stampa.
“Si tratta di un’innovazione dirompente – ha sottolineato Walter Ricciardi, ordinario di igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica del Sacro cuore – che può cambiare il modo in cui si combattono le infezioni. Perché combattendo i germi con altri germi non si alimenta la proliferazione di batteri resistenti, a differenza dei disinfettanti chimici, che hanno effetti collaterali di impatto ambientale”. Il Covid-19 si intreccia, infatti, con l’emergenza dell’antibiotico-resistenza. La maggiore attenzione all’igiene indotta dalla pandemia sta portando a un eccessivo uso di antibatterici che pone le basi di un aumento dell’antibioticoresistenza. Cercare di sterminare i patogeni illude, infatti, di risolvere il problema dell’igiene ma in realtà, i tradizionali disinfettanti chimici, come alcol o ipoclorito di sodio, perdono di efficacia dopo neanche un’ora e lasciano la strada libera ai batteri più resistenti. Il sistema Probiotic Cleaning Hygien System (Pchs) è basato invece sull’utilizzo di probiotici che impediscono per 24 ore al virus di proliferare, con un impatto positivo anche sulla spesa delle pulizie perché la detersione non necessita di esser fatta tante volte nell’arco della giornata. In laboratorio abbiamo visto, ha spiegato Elisabetta Caselli, del Dipartimento di scienze chimiche e farmaceutiche del Università di Ferrara come “la sanificazione biologica basata sul rimpiazzare i microbi cattivi con quelli buoni è più efficace che cercare di eliminare tutti i microbi. Consente un abbattimento degli agenti patogeni di circa 80% in più rispetto a un sistema di sanificazione tradizionale e nessuna selezioni di ceppi resistenti. Con un dimezzamento il rischio di infezioni correlate ad assistenza ospedaliera”. I risultati suggeriscono che questo sistema, ideato dall’azienda italiana Copma, ha concluso Ricciardi, “possa essere potenzialmente utile anche in ambienti civili, come mezzi di trasporto, scuole e rsa”. Per applicarlo però, ha concluso, “serve un chiarimento regolatorio rispetto alle attuali linee guida, che permetta l’applicazione di un’innovazione scientifica oggi disponibile”.