La gestione dell’emergenza Covid-19 da parte del governo conservatore guidato da Boris Johnson riceve una valutazione negativa. A esprimerla, il 20 novembre 2025, è il secondo documento prodotto dalla commissione indipendente presieduta dalla baronessa Heather Hallett, giudice d’appello in pensione e membro della Camera dei Lord.
Una bocciatura netta verso Boris Johnson nella gestione del Covid nel 2020
Il rapporto, pubblicato dopo numerose audizioni, mette in luce i ritardi dell’esecutivo nell’affrontare l’arrivo del virus. Il mese di febbraio 2020 viene descritto come “un mese perduto“, evidenziando l’incertezza e la lentezza con cui il primo ministro e i suoi collaboratori si muovono prima di adottare provvedimenti incisivi.
Le conclusioni dell’inchiesta
Secondo il documento, soltanto nel marzo 2020 il governo avvia misure restrittive che inizialmente risultano“«troppo poco e troppo tardi“, pur venendo riconosciuto in seguito il buon esito della campagna vaccinale. Stime citate dalla commissione indicano che un lockdown anticipato di una settimana – sul modello di quello introdotto in Italia – avrebbe potuto evitare fino a 23mila morti in Inghilterra.
Anche le amministrazioni devolute di Scozia, Galles e Irlanda del Nord ricevono critiche: pur essendo responsabili dei rispettivi sistemi sanitari, non avrebbero adottato tempestivamente iniziative mirate, e molte delle restrizioni più severe – chiusura delle scuole e confinamento generalizzato – sarebbero state evitabili con interventi di contenimento più precoci.
La severità delle accuse
La commissione definisce “imperdonabile” il mancato apprendimento dagli errori della prima ondata e denuncia un clima interno al governo Johnson descritto come “tossico e caotico“, caratterizzato da indicazioni non coerenti e da comportamenti che infrangevano le norme imposte alla popolazione. Tale ambiente, talvolta alimentato dallo stesso premier, avrebbe condizionato negativamente le scelte nelle fasi successive dell’emergenza.
Tra marzo 2020 e marzo 2023, nel Regno Unito vengono registrati 227mila decessi attribuiti al Covid-19 secondo i certificati di morte: un dato tra i più alti in Europa, pur non rappresentando il valore assoluto o pro capite più elevato in termini relativi.
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