Secondo il sottosegretario alla Salute Sileri, è ancora presto per togliere il coprifuoco ma il processo è stato avviato". E Rezza avverte, "Se l'epidemia riparte, intervenire subito"
Oggi è un giorno decisivo per quelle riaperture anticipate al 26 aprile, visto che in questo lunedì il Comitato tecnico scientifico dovrà sciogliere gli ultimi nodi.
La situazione appare migliorata ma non si è ancora stabilizzata e dagli esperti giuntono alcuni avvertimenti soprattutto rispetto ai proclami populisti del capo della Lega Matteo Salvini che, dopo aver puntato sui migranti, adesso cavalca il malcontento sulle riaperture.
Il nodo coprifuoco
Ma, ragionevolmente, di togliere il coprifuoco, attualmente previsto alle 22, per il momento non se ne parla.
“I numeri – ha sottolineato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri – non sono ancora così buoni da abbattere le restrizioni ed è presto per togliere il coprifuoco. Ma le riaperture sono irreversibili: non dovremo più temere di dover chiudere, visto che la campagna vaccinale avanza”.
Sileri invita dunque a non correre sul coprifuoco perché l’incidenza nei contagi è ancora alta.
Fedriga vuole di più
“Penso si potesse riaprire di più – ha affermato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, leghista – ad esempio le palestre con le lezioni individuali che non sono fonte di particolare contagio. Su qualche dettaglio potremmo collaborare col Governo per migliorare le misure”.
Sui pass, invece, sono tre le possibilità per ottenerli: la vaccinazione, un tampone nelle ultime 48 ore oppure l’aver avuto il covid nei sei mesi precedenti.
La paura che il virus possa ripartire
Nel momento in cui si allenta, è normale che l’epidemia possa ripartire e un rischio riaperture c’è, “ma abbiamo un sistema di allerta precoce per intervenire subito” ha spiegato Gianni Rezza, capo Prevenzione ministero Salute e membro del Cts.
Cruciali settimane dopo riaperture
“Il rischio accettabile per un epidemiologo è zero – ha premesso -, per un economista può essere cento e per chi ha dovuto chiudere un’attività è ancora più elevato. È legittimo che la politica trovi una sintesi, però occorre stare attenti: se l’epidemia riparte, occorre intervenire subito”.
Per Rezza “saranno cruciali le due-tre settimane successive alla riapertura”.
E in questo ci aiuteranno i test salivari, “ormai affidabili quanto il tampone”.