Scende a 0,98 sotto la soglia d'allarme di 1 il valore dell'Rt nazionale che la scorsa settimana era a da 1,08
Risale oltre il valore di 1 l’Rt (l’indice di trasmissibilità) del coronavirus in Sicilia. In controtendenza, tra l’altro, con quello nazionale, che è sceso sotto l’indice “di guardia” per gli esperti.
Sono comunque undici Regioni/PPAA che hanno un Rt puntuale maggiore di uno in Italia.
Tra queste, due Regioni (Campania e Valle d’Aosta) hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3. Sei Regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2.
Le altre Regioni/PPAA hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno. Lo evidenzia la bozza di monitoraggio settimanale Iss-ministero della salute. Le Regioni sono: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto.
Scende a 0,98 sotto la soglia d’allarme di 1 il valore dell’Rt nazionale che la scorsa settimana era a da 1,08. L’incidenza si attesta a 232 casi ogni 100mila abitanti contro i 240 della scorsa settimana.
Sono questi i valori che i tecnici dell’Iss e del ministero della Salute stanno esaminando e che dovrebbero essere confermati nel Monitoraggio settimanale che sara’ presentato oggi.
“Nell’ultimo periodo la curva epidemica inizia a decrescere ma si tratta di una decrescita molto lenta”. Lo ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio settimanale della Cabina di Regia.
“I ricoveri sono ancora in crescita e destano preoccupazione i dati di saturazione al 41% di pazienti Covid delle terapie intensive. Ma l’andamento delle vaccinazioni sta rapidamente crescendo”, ha aggiunto Brusaferro.
Secondo il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, “la situazione è in miglioramento ma l’indice Rt è ancora vicino all’1 e anche l’incidenza, che è in lieve diminuzione, è comunque elevata”. “Resta elevatissimo il tasso di occupazione in terapia intensiva, ora al 41% – ha aggiunto -. Quindi ci sono dei segnali che ci dicono che da una parte l’infezione sta leggermente diminuendo ma dall’altro il carico sui servizi assistenziali resta pesante”.