Covid Sicilia, impennata di casi (+9%), Caltanissetta la peggiore d'Italia - QdS

Covid Sicilia, impennata di casi (+9%), Caltanissetta la peggiore d’Italia

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Covid Sicilia, impennata di casi (+9%), Caltanissetta la peggiore d’Italia

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mercoledì 07 Luglio 2021

L'aumento dei casi si osserva in particolare nelle cinque province "sorvegliate speciali dei giorni scorsi", ossia Caltanissetta, Ascoli Piceno, Lodi, Napoli e Verona

Anche in Sicilia ci sono segnali di ripresa dei contagi da SarsCoV2: in otto regioni la curva dell’epidemia comincia a risalire, ed è più che mai chiaro che uno dei freni più importanti alla diffusione del virus sono i vaccini, come sottolinea lo spot che Palazzo Chigi intende lanciare sui social: una bagnina con alle spalle una spiaggia e il messaggio “con il vaccino vinciamo insieme, riprendiamoci il gusto del futuro”, basato sulle parole spesso pronunciate dallo stesso Mario Draghi.

I DATI

Negli ultimi 7 giorni si registra in Sicilia un +9% per quanto riguarda i casi Covid registrati. I dati diffusi oggi dal ministero della Salute confermano la risalita della curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia. Lo rileva il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).

“Si conferma il trend di aumento della curva stimata per la percentuale dei positivi ai test molecolari a livello nazionale”, ha osservato. In 28 province, inoltre, si rileva “che negli ultimi sette giorni l’incidenza è aumentata più del 50% rispetto ai sette giorni precedenti” e che “in 14 di esse l’aumento è maggiore del 100%”. L’aumento dei casi si osserva in particolare nelle cinque province “sorvegliate speciali dei giorni scorsi”, ossia Caltanissetta, Ascoli Piceno, Lodi, Napoli e Verona.

Ecco di seguito i valori relativi all’incidenza nelle 14 province dove il valore attuale è maggiore di 10 casi a settimana per 100.000 abitanti: Caltanissetta (73), Ascoli Piceno (69), Lodi (28), Napoli e Verona (22), Grosseto (20), Cosenza (17), Caserta (15), Belluno (14), Lecce e Sassari (13), Rimini (11), Bolzano e La Spezia (10)

I VACCINI

L’obiettivo è ridurre ulteriormente la popolazione italiana che finora non si è vaccinata. Il vaccino è infatti un argine importante alla risalita dei casi ormai comune in molti Paesi europei e che oggi ha portato il ministro della Salute Roberto Speranza, a dire che “dobbiamo essere consapevoli che la pandemia ancora non è chiusa. Non è finita. Lo testimoniano anche i numeri di altri Paesi europei e del mondo che vedono i contagi risalire nonostante l’alto tasso di vaccinazioni”.

Dalla Gran Bretagna, dove l’epidemia prosegue la corsa in modo esponenziale, alla Francia e all’Italia, dove la curva ha appena ripreso a salire, in Europa occidentale è in atto una ripresa dei contagi, tranne che in Germania e in Austria, come indicano le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).

L’ANALISI

La sua analisi indica i primi, chiari, segnali di risalita dei casi in otto regioni, molte delle quali meta di vacanze: sono Sicilia, Abruzzo, Campania, Marche, le province autonome di Trento e Bolzano, Veneto e Sardegna. “Abbiamo i primi segnali di un aumento dopo 15 settimane consecutive di riduzione”, ha detto Sestili.

“Nell’ultima settimana registriamo un aumento del 7% dei casi positivi e un aumento del 40% del rapporto fra i casi positivi e tamponi molecolari”, ha aggiunto. Ha superato 1 anche il Covindex, ossia l’indice confrontabile all’indice di contagio Rt e che viene calcolato sulla base del rapporto tra il numero dei nuovi casi positivi e i tamponi eseguiti. “Dal 15 marzo scorso, ossia per quasi quattro mesi, il Covindex era sceso sotto 1 e adesso è di nuovo leggermente al di sopra di 1”, ha osservato Sestili.

“Per l’Istituto Superiore di Sanità l’indice Rt è ancora sotto 1, ma bisognerà vedere – ha osservato – perché il Covindex anticipa di alcune settimane quello calcolato dall’Iss”

LA VARIANTE DELTA

La variante Delta preme l’acceleratore, provocando la risalita della curva dell’epidemia di Covid in tutta Italia. Lo confermano i dati diffusi oggi dal Ministero della Salute, che consentono di fare il raffronto rispetto a 7 e 14 giorni fa. Nelle ultime 24 ore il numero dei positivi è passato da 907 a 1.010, le vittime del Covid sono 14 mentre ieri erano state 24.

Numeri che gli esperti leggono come un andamento dissociato, quello a cui si è affidato il premier britannico Boris Johnson per le riaperture: la variante fa aumentare i casi ma non le ospedalizzazioni e i decessi. Lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza oggi ha sottolineato che fino a due mesi e mezzo fa “avevamo 30.000 persone in ospedale e oggi sono 1.500, il 95% in meno. Avevamo 3.800 persone nelle terapie intensive e oggi siamo sotto i 190, ben oltre il -90%”.

L’attenzione tuttavia è alta e gli esperti avvertono che non è ancora venuto il momento di allentare la presa sulle misure contro il Covid. Il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) Franco Locatelli avverte: “Il virus è sempre lo stesso, semmai le due varianti più diffuse, Alfa e Delta, rispetto al ceppo proveniente da Wuhan hanno maggior contagiosità. Non facciamo però l’errore di pensare a un virus che, per quanto abbia mutato caratteristiche, sia connotato da minor potere di provocare malattia grave”.

Secondo Locatelli “non c’è il rischio di una quarta ondata” perché “ciò che è cambiato è lo stato di immunizzazione del Paese. E questo rende ragione di una maggior protezione dall’infezione”. Quanto alle caratteristiche della variante Delta, “oltre alla maggior contagiosità, sembra aver attenuato o smarrito del tutto alcuni connotati: per esempio la perdita del gusto e dell’olfatto non vengono più lamentate da chi si ammala. I sintomi più frequenti sono invece febbre, naso che cola, mal di testa e mal di gola. Ma questo non impedisce di causare patologie altrettanto gravi”.

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