Manca solo l'ufficialità, che arriverà domani quando il ministro Speranza, come ogni venerdì, firmerà le ordinanze per i nuovi colori delle Regioni
La Sicilia da lunedì sarà in zona rossa. Manca solo l’ufficialità, che arriverà domani quando il ministro Speranza, come ogni venerdì, firmerà le ordinanze per i nuovi colori delle Regioni, ma che l’Isola entrerà nella fascia più dura di restrizioni è confermato non solo dai dati ma anche dal parere dei tecnici.
Tra l’altro, nemmeno con garanzia che funzioni, visto che come si sta vedendo in molti parti della Sicilia (nel Palermitano e a Caltanissetta), dove sono già in vigore queste restrizioni, i contagi non calano.
Il professor Enzo Farinella, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Cervello e componente del Cts: “I dati parlano chiaro, qualora ci fossero i numeri, la zona rossa sarebbe l’unica soluzione. Dobbiamo sacrificarci per poi poterci permettere di riaprire davvero a giugno.
I numeri attuali sono addirittura più rilevanti di qualche mese fa. Questa è la convinzione condivisa, anche da chi segue dal punto di vista l’epidemia dal punto di vista clinica insieme a noi”.
Farinella parla anche della zona rossa in sè: “Pone limitazioni ma condizionate, non sono efficaci per rendere subito tangibili gli effetti e non limitano in maniera assoluta i contagi.
Non è il blocco totale della circolazione che è avvenuto nella prima fase dalla pandemia. In altri Paesi lo hanno fatto, come l’Inghilterra, e c’è stato un calo netto. La zona rossa insomma non è da sola sufficiente”.
Sui contagi e sul coinvolgimento dei giovani: “E’ ormai assodato che ci sono più casi tra le fasce basse d’età della popolazione e i quadri clinici sono spesso più gravi. Prima era un evento eccezionale – dice Farinella -. Ora capita più frequentemente di vedere giovani in intensiva o in semintesiva”.
È sicuro al 100%?
Chiudiamo queste scuole!