Il Covid e le spese “pazze”, i numeri della macchina dell’emergenza - QdS

Il Covid e le spese “pazze”, i numeri della macchina dell’emergenza

redazione

Il Covid e le spese “pazze”, i numeri della macchina dell’emergenza

Giuseppe Bonaccorsi  |
mercoledì 16 Marzo 2022

Ancora operativa in provincia di Catania una poderosa struttura organizzativa anti pandemia che costa tra 7 e 10 milioni di euro al mese

CATANIA – La poderosa macchina organizzativa per contrastare il Covid si accinge a cambiare pelle. Questo è almeno quanto si annuncia in un comunicato stampa, di alcuni giorni fa, divulgato del team Covid del commissario regionale per l’emergenza, Pino Liberti. In un passaggio della nota si legge che “il calo dei ricoveri nei reparti e la diminuzione della platea da vaccinare presuppongono a breve una riprogrammazione dei posti letto negli ospedali e degli hub vaccinali”. Il programma doveva essere messo a punto entro la giornata di lunedì, a seguito di un incontro che Liberti ha convocato e svolto qualche giorno fa con tutti i direttori generali delle aziende sanitarie per fare il punto e avviare anche la chiusura di alcune Rsa, sembra tra le proteste di alcuni responsabili dei reparti di Ps degli ospedali, ma ancora i dettagli non sono stati resi noti.

Vale la pena fare le pulci a questa “macchina da guerra”

Vale la pena, però, di fare le pulci a questa “nutrita” macchina da guerra che ha finora impegnato quasi, se non oltre, 2.000 persone. Un esercito tra medici vaccinatori e per i tamponi, squadre Usca per le visite e i vaccini a casa dei più fragili e dei positivi, infermieri, oss, addetti amministrativi, assistenti informatici, biologi, psicologi, farmacisti, psicoterapeutici, e altre figure ritenute necessarie.

Questa immensa struttura anti Covid avviata per combattere il virus ha avuto un senso sino a quando il nostro Paese è stato nel vortice della tempesta pandemica. Ora, a meno di colpi di coda della Omicron (che non appare più in grado di mandare in crisi le strutture sanitarie), sembra non avere più granché senso, se non altro per il numero di addetti che lavorano nelle oltre 20 strutture ancora aperte, ma per somministrare da settimane un numero di vaccini a dir poco irrisorio. Ma ci sono dei problemi. E il principale riguarda proprio la scadenza della maggior parte dei contratti stipulati, fissata a fine marzo. Abbiamo chiesto un commento all’ufficio del commissario: attendiamo risposta.

UN ESERCITO SANITARIO A BRACCIA CONSERTE

Così, da quello che emerge si è già posto il problema di come utilizzare molti medici, addetti ai tamponi e collaboratori amministrativi che il buon senso e la logica, visto l’andamento del virus, dovrebbero già prevedere a termine immediato di contratto.

I NUMERI

Attualmente secondo dati che emergerebbero dalla fitta coltre dell’Asp e dell’ufficio del commissario sono ancora in servizio oltre 1.000 addetti per la lotta alla pandemia, esclusi gli operatori Usca che sarebbero all’incirca 900. Si tratta di personale con contatto stipulato dall’Asp su input del commissariato Covid, che sua volta ha applicato la direttiva del commissario Figliuolo. Stiamo parlando in particolare di liberi professionisti e di Co.co.co. Nell’elenco figurano 162 medici, altri 108 camici bianchi addetti ai tamponi, 24 infermieri tat (per i tamponi), 35 psicologi, 47 psicoterapeuti, 48 biologi per i tamponi. Inoltre dell’elenco fanno parte anche 230 assistenti amministrativi e 186 assistenti informatici (più del numero dei medici sotto ingaggio), di 27 assistenti amministrativi di Protezione civile, di 9 infermieri e inoltre di altri due medici solo addetti alla vaccinazione. Da non dimenticare anche il supporto dei farmacisti che sono 23.

A questo numero di addetti già di per sé consistente bisogna aggiungere i 173 medici, 138 tra informatici e amministrativi e 21 infermieri di personale assunto con contratto a tempo determinato attraverso due agenzie interinali di ricerca personale. E ancora ai 25 camici bianchi, i 22 informatici amministrativi e i cinque infermieri dei quattro Pvo (presidi ospedalieri) di Biancavilla, Giarre, Militello, Paternò e i 12 sanitari, i 16 informatici amministrativi e i 3 infermieri assunti nei quattro Pvt (presidi vaccinali territoriali) di Adrano, Belpasso, Linguaglossa e Scordia.

In merito agli addetti dei centri vaccinali negli ospedali l’ufficio stampa Covid ha riportato una dichiarazione del commissario Liberti che rende noto che “a partire da lunedì, quindi da tre giorni, sarebbero stati chiusi tutti i punti vaccinali ospedalieri”. Rimane aperto solo l’ambulatorio del Cannizzaro, ma solo di mattina, mentre il turno pomeridiano per la vaccinazione dei bimbi sarebbe stato annullato.

I PRIMI TRASFERIMENTI GIÀ OLTRE 10 GIORNI FA

Nel corso di un vertice che si è tenuto al Garibaldi centro alla fine di febbraio, alla luce dei numeri ormai irrisori di somministrazioni vaccinali si era deciso di porre un rimedio e si era già provveduto ad avviare il trasferimento, fino a scadenza di contratto, di quel personale eccedente. Dall’Hub di Misterbianco si ha notizia che alcuni medici Covid sono già stati spostati sino a scadenza di accordo nel Pta di S. Maria La Grande e in altri presidi per le cure primarie e il monitoraggio, mentre il direttore sanitario dell’Asp Antonino Rapisarda, al termine di quella riunione aveva detto che già una minima parte di questo personale era stato spostato nei presidi vaccinali nelle scuole. Adesso si apprende che ben 193 contratti in scadenza lo scorso 28 febbraio non sono stati rinnovati. Si tratta di quelli di 56 biologi, di 23 assistenti tecnici amministrativi e di 53 tecnici informatici, oltre a quelli di 29 medici, di 30 odontoiatri (anche gli Odontoiatri contro il Covid?) e di due farmacisti.

SPESE NON PIÙ GIUSTIFICABILI PER UNA PODEROSA MACCHINA SANITARIA

Ma quanto è costata questa macchina operativa che ha avuto un senso fino a quando erano migliaia e migliaia i cittadini che giornalmente andavano a vaccinarsi o a fare i tamponi? Difficile, tale la mole, fare una stima attendibile al 100%. Ogni mese soltanto per il costo dei medici in servizio nei sei hub provinciali, assunti con i contratti interinali, la somma non è mica da sottovalutare e si aggira mensilmente sui 750 mila euro. A questa cifra bisogna aggiungere gli oltre 1000 operatori assunti con contratto Asp e i componenti delle Usca, per una spesa media mensile – secondo una prima stima anche di dirigenti Asp – che si aggirerebbe su circa 7-10 milioni di euro complessivi ogni trenta giorni per fare all’incirca 1.200 vaccinazioni al giorno nei 22 punti vaccinali. All’incirca una cinquantina di dosi al giorno in ogni singolo centro tra prime, seconde e terze dosi.

Entrando nello specifico mediamente a ogni medico è stata corrisposta una somma che si aggira sulle 40 euro lorde l’ora. Solo al Palatupparello di Acireale un medico, interinale, impegnato per 12 ore settimanali ha preso 480euro lorde ogni sette giorni. Ora se il dato lo moltiplichiamo per i 25 sanitari assunti per via interinale sotto ingaggio a 12 ore ecco che il costo settimanale schizza a 12mila euro e in un mese si arriva a toccare i 48mila euro. A questa somma va aggiunta quella relativa ai medici a 19 ore settimanali – che al Palatupparello sono 8 – per un corrispettivo settimanale complessivo di 6.080 euro lordi che in mese fanno 24.320 euro e quella che si riferisce ai 13 medici a 38 ore per il cui servizio l’Asp, su disposizione della gestione commissariale catanese, corrisponde mensilmente 79.040 euro. Se facciamo una somma complessiva l’Hub Tupparello spende in un mese per i solo medici interinali 151mila 360euro.

Non sappiamo quando venga corrisposto agli amministrativi e agli infermieri. Eccetto l’hub di Bronte – che ha poco personale – gli altri quattro grandi hub, il Forcile, Caltagirone, Misterbianco e Battiati, hanno mediamente lo stesso personale interinale impegnato. Quindi se moltiplichiamo orientativamente la somma di 151.360 euro del Palatupparello per 5, soltanto gli Hub costano ogni mese alle casse dell’Asp per gli addetti interinali qualcosa come 756mila euro soltanto per il personale medico. Ma a questi numeri vanno aggiunti anche gli altri medici assunti con contratto Asp, attraverso, sembra, i fondi del commissario nazionale Figliolo, che sono 270. Ponendo il caso che questi siano stati assunti soltanto per 12 ore settimanali, alla fine sarebbero costati finora qualcosa come 10mila 800 euro settimanali. Se aggiungiamo gli altri quasi 800 addetti sanitari e parasanitari, amministrativi, in generale la cifra schizzerebbe così in alto da essere difficile da quantificare. Non quantificabile, neanche, almeno finora, il costo di quei medici di famiglia che hanno aderito alla campagna vaccinale.

IL PESO ECONOMICO DELLE USCA E I MEDICI PENSIONATI

Ma la spesa non finisce qui, perché nell’elenco mancherebbe il personale addetto alle Usca. Stiamo parlando di 3 addetti per le circa 35 squadre (una per ogni 25mila abitanti della provincia) in movimento, per un totale di altre 900 persone coinvolte nella poderosa macchina sanitaria che fanno spesa a parte.

Una curiosità riguarda l’assunzione di una parte del personale medico che è composto da camici in pensione. Sembrerebbe che un numero di contratti stipulati dalle due agenzie di ricerca personale di Catania avrebbe riguardato medici in pensione che poi sarebbero stati proposti all’Asp. Nulla da obiettare se non che secondo la legge Madia questi medici non avrebbero potuto essere pagati dal pubblico essendo già in quiescenza. Vada che in fase di emergenza ogni azione è stata necessaria e dovuta, ma non vorremmo che magari fatta la legge, trovato l’inganno…

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