Covid, intensive crescono, variante brasiliana resiste al vaccino - QdS

Covid, intensive crescono, variante brasiliana resiste al vaccino

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Covid, intensive crescono, variante brasiliana resiste al vaccino

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martedì 16 Marzo 2021

I ricoveri in intensiva sono vicini alla soglia critica. La variante inglese è ormai dominante, la brasiliana sembra rispondere meno al vaccino. La sospensione di AstraZeneca preoccupa gli esperti.

Continua a crescere in tutto il Paese l’occupazione dei posti letto di terapia intensiva: secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) aggiornato al 15 marzo, si attesta ora al 35%, segnando un aumento del 4% rispetto al 9 marzo, in cui si era superata la soglia critica del 30%, arrivando al 31%. Vicina alla soglia critica del 40% l’occupazione dei letti dei reparti di area non critica di pneumologia, malattie infettive e medicina generale: a livello nazionale è del 39%, registrando una crescita del 4% rispetto al 9 marzo.

Gianni Rezza su varianti: “Inglese dominante, brasiliana resiste al vaccino”

“Le varianti corrono molto velocemente, ciò unito a un aumento dei focolai che si sono diffusi rapidamente, ha portato a aumento dell’indice Rt che precede l’incremento dei casi. Visto questo aumento si è stati costretti mettere in arancione o rosso regioni che non lo erano mai state, come Lazio e Veneto”. A spiegare quella che definisce una “escalation” è stato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, intervenuto all’evento ‘Online Talk Sanità’ organizzato da RCS Academy Business School.

La variante inglese da noi “è ormai predominante”. La variante sudafricana, che “era stata individuata in Tirolo, da noi fortunatamente è stata immediatamente contenuta”. Mentre “abbiamo un problema di diffusione di variante brasiliana, che sembra rispondere meno al vaccino” e che “circola in particolare nelle regioni dell’Italia centrale, come in Umbria o nella provincia di Frosinone, che – ha concluso – è diventata rossa prima del provvedimento che ha riguardato tutta la regione Lazio”.

“Per il semplice fatto che questi giorni non utilizzeremo AstraZeneca, un certo ritardo ci sarà e già c’erano state alcune disdette. Ma ci sono stati oltre 11 mln di vaccinati in Gb e Scozia con risultati brillanti e l’incidenza di eventi avversi anche con Pfizer era stata simile – ha continuato Rezza -. Forse c’è stata un poco di emotività ma anche la volontà di chiarire alcuni eventi avversi”.

Vaccini, Massimo Galli: “Sospensione AstraZeneca aumenta incidenza morti”

“Da clinico quello che mi sento di dire è che ora bisogna vaccinare il più possibile le persone fragili e fare il prima possibile, con i vaccini a disposizione ottenere l’immunità sufficiente per bloccare gran parte delle infezioni è possibile”: lo ha detto il primario del Sacco di Milano Massimo Galli in occasione dell’evento ‘Online Talk Sanità – Strategie per la Riforma del Sistema e Vincere la Pandemia’.

Galli ha sottolineato che bisogna “fare del vaccino uno strumento veramente importante per avere meno malati, meno morti e meno infezioni nell’arco temporale breve” ma anche che “senza farina non si fa il pane”.

Un chiaro riferimento alla sospensione di AstraZeneca: “Il punto è avere vaccini e non mortificare quelli che abbiamo con prese di posizione che, rispetteranno anche il principio di precauzione ma, considerando precedenti e evidenze, finiscono per disamorare parte della popolazione e per sfiduciarla su uno dei vaccini su cui, piaccia o meno, si basa gran parte della nostra prossima strategia vaccinale e lo dico con estremo rammarico.

Una serie di interventi a cascata partiti in Europa possono aver fatto un danno importante di immagine, mi auguro che possa essere superato – ha continuato – ma ricordo con orrore il 2014 anno in cui l’aver ritirato un lotto di vaccino antinfluenzale” provocò “un calo del 6% delle vaccinazioni degli ultra65enni e questo comportò un bel po’ di decessi in più.

Determinate lezioni credo vadano imparate quando si decide per un principio di precazione non basato su dati reali, poi non ci si può lamentare – ha concluso Galli – se le conseguenze possono essere nefaste”.

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