Il Premier spinge sulle somministrazioni. In Italia già centomila vaccinazioni al giorno e il Commissario per l'Emergenza, Arcuri, parla di "confortante incremento". E Speranza, "possiamo ancora accelerare"
“Dare la priorità alle prime dosi” per accelerare e imprimere definitivamente una svolta al Piano vaccini.
Il premier Mario Draghi indica la strada per un cambiamento di strategia che porti a uscire presto dall’emergenza Covid in Italia: l’obiettivo è di inoculare il siero al numero più alto di persone il prima possibile attraverso una prima dose, ritardando la somministrazione della seconda.
La proposta, modellata sull’esperienza della Gran Bretagna, è arrivata durante il vertice europeo a cui il Presidente del Consiglio partecipa. E la sua osservazione, che arriva “alla luce della recente letteratura scientifica”, potrebbe presto essere tradotta positivamente dall’Agenzia italiana del farmaco.
A fare da sponda al Premier è stato lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha già avanzato all’Aifa la richiesta sulla possibilità di una sola somministrazione a chi ha contratto il virus: “a seguito del parere che ci aspettiamo a breve verrà diramata una circolare” ha detto.
Il nuovo corso indicato velocizzerebbe la macchina delle inoculazioni in Italia, che intanto ha raggiunto il ritmo di centomila vaccinazioni al giorno: un trend in netto aumento fin da lunedì scorso, che registra un +20% rispetto alla scorsa settimana.
Il “confortante incremento” è annunciato dallo stesso Commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri, dopo il raggiungimento della quota di 102.433 somministrazioni.
E la campagna, secondo Speranza “può ancora accelerare”.
Ora c’è attesa per il turno dei settantenni, finora non ancora immunizzati, aspettando che il Piano possa procedere anche per le altre categorie, mentre a Napoli la Asl ha sospeso le nuove vaccinazioni per gli over 80 perché la disponibilità delle fiale Pfizer “è al limite” e ripartirà solo il tre marzo, con le nuove scorte.
In attesa di nuove disposizioni e dell’arrivo di nuove dosi, anche in vista dell’approvazione di sieri di altre case farmaceutiche come la Johnson & Johnson, si traccia già un primo bilancio delle fasce d’età più vaccinate.
Pfizer e Moderna restano riservati al momento solo a operatori sanitari, ospiti di Rsa e over 80 e gli ultraottantenni sono quelli che finora hanno ricevuto più dosi (18% rispetto ad altre fasce di età). Con l’utilizzo di AstraZeneca per i prof, forze dell’ordine e altre categorie, anche gli adulti più giovani entrano nelle statistiche a doppia cifra: il 22% dei vaccinati ha tra i 50 e i 59 anni (il 13% tra i 60 e 69 anni, il 18% tra i 40 e 49) mentre le persone tra i 70 e i 79 anni rappresentano soltanto il 3% della popolazione vaccinabile che ha ricevuto la dose. Finora sono stati distribuiti in Italia 5.198.860 dosi: 3.905.460 da Pfizer, 1.048.800 da AstraZeneca e 244.600 da Moderna.
Ma restano significative differenze nella campagna vaccinale a seconda dei territori. Lombardia (con il primato del maggior numero di persone che hanno ricevuto anche la seconda dose: 237mila), Lazio, Emilia Romagna, Campania, Piemonte, Veneto e Toscana sono tra quelle che hanno somministrato di più.