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Variante Delta, niente perdita di gusto e olfatto, ecco perché è grave

Variante Delta, niente perdita di gusto e olfatto, ecco perché è grave

La variante Delta preoccupa anche l’Italia. Alla maggiore trasmissibilità potrebbe contribuire la diversa sintomatologia rispetto alle precedenti versioni del Covid-19.

La variante Delta del Covid sembra essere maggiormente trasmissibile e potenzialmente letale pure per i soggetti già vaccinati. Alla maggiore trasmissibilità sarebbe associata persino la difficoltà della diagnosi, perché alcuni sintomi tipici del coronavirus potrebbero non emergere nel caso si fosse contratta la variante Delta.

I SINTOMI

Sembra destinata a diventare dominante in tutto il pianeta e lo è già nel Regno Unito, dove circa il 99% delle infezioni da Covid-19 la riguarda. La variante Delta – trasmissibile con un contatto di soli 5-10 secondi con una persona infetta – non smette di destare preoccupazione e rappresenta la combinazione delle precedenti varianti indiana e inglese, la cui nomenclatura è VUI-21APR-01 o B.1.617.

I suoi sintomi sono simili a quelli di un banale raffreddore, peraltro non troppo raro quando a causa del rialzo delle temperature si cominciano a utilizzare frequentemente i climatizzatori: febbre, mal di testa, naso che cola.
Tra i campanelli d’allarme più comuni, invece, non compare più la perdita del gusto e dell’olfatto ritenuti ormai tipici del Covid-19. È per questo che molti affetti da variante Delta hanno creduto per diversi giorni di non aver contratto il coronavirus e di poter avere contatti con amici e parenti.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Qualora non si riuscisse ad arginare la diffusione della variante Delta – per la quale gli esperti consigliano il veloce sequenziamento, il tracciamento dei nuovi contagi e il potenziamento della campagna vaccinale – potrebbero nuovamente tornare lo stato di emergenza e le restrizioni per i cittadini.

La variante Delta potrebbe diventare prevalente in Italia già a metà luglio, sostituendosi alla variante Alfa, attualmente dominante. Almeno secondo la stima elaborata dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Questo significa che per metà luglio la prevalenza della variante Delta potrebbe essere di circa il 50% e a fine mese di oltre il 90%.

L’EFFICACIA DEI VACCINI

L’aver ricevuto una o due dosi di vaccino non scongiura la possibilità di ammalarsi di Covid-19, nemmeno nella sua variante Delta.
Pare addirittura che l’efficacia dei vaccini risulti inferiore per questa nuova declinazione del coronavirus.

Tuttavia i rischi di ospedalizzazione – e quindi di complicazioni – sarebbero di gran lunga inferiori. A farlo sapere sono le stesse aziende produttrici dei vaccini Pfizer e AstraZeneca.
Per assicurare la copertura immunitaria ai cittadini – e per far sì che il coronavirus possa essere fermato, senza che si ripresenti con ulteriori varianti senza mai fine – il potenziamento della campagna vaccinale è di fondamentale importanza. E gli esperti invitano alla prudenza, sottolineando come una dose sia insufficiente a proteggere contro il virus.