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Cracolici: “Credibilità dell’Ars a rischio, grave errore non riferire subito in Aula”

Cracolici: “Credibilità dell’Ars a rischio, grave errore non riferire subito in Aula”
Antonello Cracolici

Intervista al presidente della Commissione antimafia e anticorruzione, Antonello Cracolici

Il 19 giugno l’indagine che riguarda il presidente dell’Ars è divenuta di pubblico dominio e lo stesso giorno Gaetano Galvagno aveva detto che “chi riveste ruoli di responsabilità è chiamato più di chiunque a dare spiegazioni del proprio operato ed è giusto che si sottoponga con serietà ad ogni analisi della propria attività istituzionale”. L’aggiornamento quotidiano sul contenuto dell’inchiesta della Procura di Palermo ha forse fatto venire meno la serenità del presidente del Parlamento più antico d’Europa.

Il giorno della rivelazione, le sue parole erano state rassicuranti: “Proprio perché credo che non abbia nulla da nascondere o da temere e per il grande rispetto che ripongo soprattutto nei confronti di chi è chiamato ad esercitare l’azione di verifica, ho chiesto ed ottenuto di essere ascoltato due settimana fa circa mettendomi totalmente a disposizione di chi indaga per chiarire ogni eventuale singolo dubbio circa i fatti contestati”. Dopo, dal cauto invito a spiegazioni al parlamento e l’auspicio che tutto si risolva – in un modo o nell’altro – nel più breve tempo possibile, i gruppi di opposizione sono passati a diverse e più radicali considerazioni sul caso.
Lo stesso giorno in cui è stata rivelata pubblicamente l’indagine ed il presidente Galvagno ha affermato di non avere nulla da nascondere o temere, il presidente della Commissione parlamentare siciliana antimafia ed anticorruzione ha lanciato un immediato primo segnale istituzionale: “Mi auguro inoltre che l’inchiesta vada definita rapidamente per evitare di creare un ‘limbo’ che metterebbe a rischio la credibilità e l’autorevolezza dell’istituzione parlamentare siciliana e del suo vertice, in un momento nel quale si vanno diffondendo a macchia d’olio episodi di malcostume e malaffare che sono oggetto di iniziative dell’autorità giudiziaria in diverse parti della Sicilia”.

Abbiamo sentito Antonello Cracolici, presidente della Commissione antimafia e – bene ricordare – anticorruzione in merito alla questione morale che proprio nel Parlamento sta esplodendo giorno dopo giorno con nuove rivelazioni sul presidente dell’Ars e su alcuni membri del suo entourage.

Presidente, fermo restando che vale la presunzione di innocenza del presidente Galvagno e di tutti gli indagati, secondo lei la credibilità istituzionale dell’Ars può essere messa a rischio da quanto fin’ora emerso sull’indagine?
“La credibilità è messa a rischio. Perché è evidente, con questa narrazione che ormai prosegue da dieci giorni. Secondo me con un grave errore commesso dal presidente Galvagno che avrebbe dovuto innanzitutto informare il parlamento del fatto che c’era una indagine che lo riguardava, proprio per evitare lo stillicidio di notizie che avrebbe in qualche modo creato un serio imbarazzo; fermo restando il merito rispetto al quale lui ha il diritto di potersi difendere, nella consapevolezza che svolge un ruolo pubblico e come tale occorre anche avere comportamenti adeguati alla funzione che svolge. Quindi penso che su questa vicenda è stato commesso un errore, cioè di aver voluto tenere quasi nascosta la notizia di una indagine sul presidente dell’Assemblea. Non su Galvagno, ma proprio nella qualità di presidente dell’Assemblea regionale siciliana”.

A breve l’Ars verrà chiamata a lavorare su una nuova e più corposa variazione di bilancio; ritiene che questa inchiesta avrà ripercussioni nel parlamento e sull’opinione pubblica mentre si lavora alla manovra finanziaria con le sue voci di spesa ed i suoi eventuali finanziamenti?
“Sarebbe sciocco non immaginare che tutto questo non abbia rifluenze anche sul modo con cui si fanno le leggi. A partire dalla legge sulla variazione di bilancio, che inevitabilmente sarà segnata dal rischio che ci sarà un sospetto diffuso: che qualunque scelta fa il parlamento in realtà possa essere funzionale a interessi che si muovono fuori dal parlamento. Quindi anche per questo penso che sarebbe stato necessario dare la massima comunicazione, per evitare dietrologie e racconti a spizzichi e bocconi”.

Dietrologie, ma forse anche speculazioni?
“Speculazioni non lo so, ma è chiaro che siamo di fronte a una serie di notizie che, al di là dell’aspetto penalistico in senso stretto, offre uno spaccato di un certo degrado”.

L’inchiesta della Procura di Palermo pare potrebbe allargarsi fino a soggetti attualmente non indagati, rischiando di arrivare fino a Roma, e mancano due anni a fine legislatura; lei ritiene che possa essere opportuno un passo indietro di Gaetano Galvagno dalla presidenza dell’Ars?
“Guardi, io sono un garantista, e quindi come tale dico che innanzitutto il presidente deve recuperare un difetto di comunicazione che ha determinato col suo silenzio. Quindi, prima venga a spiegare che cosa sta avvenendo e cosa è avvenuto, e se ha ragioni per smentire l’interpretazione che la Procura sta dando ad una serie di comportamenti. Alla luce di questo vedremo se è compatibile o meno la sua funzione con la sua attività. Aspettiamo di capire cosa dirà il presidente in aula, poi ognuno di noi farà le proprie valutazioni”.