Una mappatura sullo stato della criminalità organizzata in Sicilia e, nello specifico, in Provincia di Trapani. Antonello Cracolici è approdato al Palazzo di Governo del capoluogo trapanese presieduto da Daniela Lupo – assieme ai componenti Roberta Schillaci e Marco Intravaia – per fare il punto sull’attività criminale presente e talvolta silente nel territorio, al fine di avere un quadro generale ma completo dei fenomeni mafiosi dell’isola, da est a ovest.
Nell’incontro con il questore Giuseppe Felice Peritore, il comandante provinciale della guardia di Finanza, Costantino La Vecchia e il capo sezione operativa della Direzione investigativa antimafia, Giovanni Renda, Cracolici ha avuto spunti di riflessione e proposte drammaticamente lucide: “La criminalità che si insinua nel territorio trapanese è silente ma molto intraprendente” dice Cracolici.
Mafia e criminalità organizzata a Trapani, “struttura economica solida”
“Da questo incontro a Trapani è emerso un quadro che già conoscevamo ma che è significativo di quello che vive questo territorio: la mafia trapanese ha una caratteristica storica, una struttura ben organizzata nel territorio di attività economiche che sono in parte le attività di riciclaggio dell’organizzazione mafiosa – continua il deputato regionale -. La mafia trapanese ha avuto una predisposizione imprenditoriale, penso al settore energetico. Questa è una Provincia in cui negli ultimi 9 mesi si sono effettuate oltre 70 provvedimenti interdittivi ad altrettante imprese che è l’elemento che ci dà un dato di allarme sulla capacità del sistema di essere non solo presente ma altresì di intrattenere relazioni, come tentativi di infiltrazioni e di ingresso nell’economia legale“.
“La mafia è ancora una riserva economica e in settori in movimento come il turismo o le attività agricole. Cosa nostra non spara come decenni fa ma resiste ed è molto attiva a prescindere dalla fine dell’era Matteo Messina Denaro. Rispetto ad altre Province però, si è fatto un lavoro importante, dal punto di vista investigativo e giudiziario: sono i risultati che parlano, le misure interdittive e i sequestri. Sappiamo che in Provincia di Trapani ci sono cospicui sequestri di droga, il territorio ne è invaso”, aggiunge Cracolici.
“I mandamenti trapanesi non sono in ferie”
Guardando a Comuni specifici, Cracolici ricorda come ad Alcamo il cui mandamento è stato colpito duramente come con l’operazione Scialandro della Direzione investigativa antimafia contro le famiglie mafiose di Trapani, Custonaci e Valderice, che ha portato a numerosi arresti per associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, estorsione e intestazione fittizia di beni. O ancora l’operazione a dicembre 2024 contro il mandamento di Mazara del Vallo, che ha portato a fare luce sulle illiceità poste in essere dalla famiglia mafiosa cittadina e rivelando i rapporti che esistono al vertice e tra gli affiliati.
“I mandamenti sono operativi, sono 4 e con diverse famiglie che controllano il territorio trapanese. Non sono andati in ferie ma c’è stato un ricambio semmai. Ad Alcamo, per esempio, c’è stato un tentativo di sostituire la vecchia famiglia mafiosa colpita da operazioni di polizia ma bloccata – spiega il Presidente della Commissione regionale Antimafia -. Questa è la storia di Cosa nostra, che non è un’organizzazione piramidale in senso monarchico ma teoricamente la Commissione è ‘democratica’, ovvero di rappresentanza dei poteri delle famiglie mafiose, solo Totò Riina si è imposto come capo dei capi. Oggi però questa struttura fa difficoltà persino a riunirsi perchè nel tempo ha messo in atto un’esperienza che ha messo a dura prova la capacità di ricostituzione del coordinamento tra le famiglie”.
Criminalità organizzata e mafia a Trapani e in Sicilia, i titoli si tramandano
Questo è il punto debole, secondo Cracolici: anche se le famiglie mafiose all’interno sono forti, hanno un potere di “rigenerazione” e basta leggere i nomi che vengono fuori dalle operazioni di polizia, i cognomi sono gli stessi perché i titoli si tramandano da nonno a figlio a nipote. “C’è un’organizzazione che si autonomizza nei territori e ad avere relazioni di convenienza tra famiglie mafiose diverse”, chiarisce l’onorevole.
Armi, nel Trapanese mafia silenziosa
C’è un altro dato però di non poca rilevanza, oltre all’aspetto economico imprenditoriale, ed è l’accumulazione di armi: “A Trapani non ci sono stati sequestri di arsenali ma di singole armi e questo dimostra che la mafia trapanese ha bisogno di essere silenziosa, di non avvicinarsi nemmeno all’idea che si possa fare rumore, ha una capacità di mimetizzarsi più forte rispetto ad altri territori – afferma -. Questa è una fattispecie da approfondire con i sindaci e i magistrati. Un elemento proprio però, che potrebbe essere ben più chiaro di quanto non possa sembrare”.
Droga diffusa ma meno di altre province siciliane
Per quanto concerne la diffusione di sostanze stupefacenti, il territorio trapanese – nonostante i sequestri sul fronte – non è lontanamente paragonabile a zone come Catania interessate dal sequestro di tonnellate di cocaina: “Trapani però, avendo il porto, è un punto di attracco e la più grande distribuzione di droghe arriva dal mare, dal Sudamerica in particolare o da punti strategici come le coste calabresi”, chiarisce Cracolici.
La lotta continua
Sempre in Prefettura, il presidente della Commissione regionale Antimafia ha incontrato a porte chiuse il procuratore della Repubblica al tribunale di Trapani, Gabriele Paci e il il procuratore della Repubblica al tribunale di Marsala, Fernando Asaro perché è necessario incontrare la magistratura che conosce bene un territorio dal punto di vista dei fenomeni criminali. Così come è stato sicuramente illuminante presiedere l’incontro con i sindaci della Provincia, ognuno del quale ha messo sul tavolo i problemi legati alla presenza della criminalità organizzata che cambia volto e si “sposta”. Senza contare il principale disagio vissuto dalle città trapanesi come quelle di altre realtà italiane: la presenza di una delinquenza di “seconda generazione”, quella che arriva dalle coste tunisine.
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