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Il ritorno del credito alle imprese: in Sicilia boom nel 2025, quasi 300 milioni in più dalle banche

Il ritorno del credito alle imprese: in Sicilia boom nel 2025, quasi 300 milioni in più dalle banche
Credito alle imprese, trend positivo in Sicilia dopo due anni terribili

La più vivace è la Sicilia orientale con Messina, Ragusa e Catania. Crollano Agrigento e Caltanissetta

Dopo un lungo periodo di stasi durato oltre due anni – precisamente per 28 mesi consecutivi, da febbraio 2023 a maggio 2025 – il credito bancario alle imprese ha finalmente mostrato un segnale di ripresa in Italia. Dall’inizio dell’estate, e in particolare tra giugno e settembre scorsi, i prestiti totali alle attività economiche sono tornati a crescere, aumentando di quasi 5,5 miliardi di euro rispetto a fine 2024, raggiungendo complessivamente i 647 miliardi. Questa inversione di tendenza ha creato nuove condizioni di stabilità e fiducia, in parte favorite dalla riduzione del tasso di interesse praticato dalla Bce, la Banca centrale europea e dal calo delle sofferenze bancarie.

La Sicilia e le sue province: un segno positivo

In questo quadro di ripartenza nazionale, anche la Sicilia ha offerto un contributo significativo. Tra il 31 dicembre 2024 e la fine di luglio 2025, l’Isola ha registrato un aumento degli impieghi bancari alle imprese pari all’1,6 per cento, un dato che posiziona questo territorio al quinto posto nella classifica nazionale e che si traduce in un incremento di 282 milioni di euro.

Analizzando la situazione a livello locale, molte province siciliane hanno visto il credito risalire. Messina ha guidato la ripresa nell’Isola, segnando un aumento del 2,7 per cento, seguita da vicino da Ragusa con il 2,6 per cento. Anche i grandi poli come Catania e Palermo hanno contribuito alla crescita regionale, registrando entrambe un incremento intorno al 2 per cento. Tuttavia, il quadro non è uniforme su tutto il territorio. Province come Agrigento e Caltanissetta hanno purtroppo continuato a registrare una variazione negativa, subendo ancora una contrazione nell’accesso alla liquidità.

È fondamentale sottolineare che questa ritrovata disponibilità al credito non ha raggiunto tutte le aziende allo stesso modo. Le attività economiche con più di 20 addetti hanno beneficiato di una variazione positiva dell’1,5 per cento, mentre le aziende più piccole, quelle con meno di 20 addetti – che in Italia costituiscono il 98 per cento del totale – hanno visto il loro stock di prestiti diminuire del 2,8 per cento. Molte banche, infatti, tendono ancora a sacrificare i prestiti alle piccolissime imprese a causa dei costi di istruttoria relativamente più elevati e della gestione amministrativa più complessa.

Il confronto nazionale: due Italie del credito

Il dato aggregato di crescita nazionale, pari allo 0,9 per cento, nasconde una realtà fortemente disomogenea. Quasi la metà delle province italiane non ha ancora visto aumentare i prestiti alle imprese, vivendo ancora in una fase di credit crunch. Tra le regioni che hanno registrato la crescita maggiore, spicca in modo netto la Valle d’Aosta con un aumento eccezionale del 18,3 per cento, in gran parte guidata dal capoluogo Aosta. Bene anche il Lazio, classificatosi secondo con un aumento del 3,2 per cento, grazie all’apporto di Roma, che da sola ha contribuito con un incremento di 2,3 miliardi di euro. Anche il Nord Ovest nel suo complesso ha mostrato una robusta crescita.

All’opposto, diverse regioni chiave hanno registrato un preoccupante trend negativo. Tra il dicembre 2024 e il luglio 2025, si distingue il Veneto, che ha perso ben 868 milioni di euro di prestiti, segnando un calo dell’1,4 per cento. Questa caduta verticale nel credito in Veneto, che dura ininterrottamente dal 2011, è purtroppo ancora un effetto delle crisi bancarie avvenute anni fa. Anche l’Umbria ha subito una contrazione dell’1,4 per cento, e il Molise si è posizionato all’ultimo posto nella classifica regionale con una diminuzione del 2,1 per cento.

In conclusione, sebbene le banche abbiano ricominciato a rischiare al fianco del sistema produttivo, e la Sicilia abbia dato un segnale incoraggiante, il credito si muove ancora a velocità differenti tra le aree geografiche e, cosa più critica, continua a non raggiungere in modo adeguato la base dell’economia italiana, costituita dalle piccole e micro-imprese.

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