Sicilia

Crescita della povertà in Sicilia, sempre più alto il numero di persone a rischio

È stato pubblicato nei giorni scorsi l’ultimo rapporto Istat aggiornato che traccia quelli che sono i livelli di avanzamento del programma Gol su base nazionale. Nel 2023, nell’indicatore 1 “Sconfiggere la povertà”, sono circa 13,4 milioni le persone residenti in Italia a trovarsi in condizioni di rischio di povertà o esclusione sociale (AROPE). La percentuale è quella del 22,8% dell’intera popolazione nazionale. E se in Italia poco meno di una persona su quattro rientra nei parametri, in Sicilia la percentuale è addirittura doppia.

Crescita povertà in Sicilia, il gap da colmare

Con il 41,4% della popolazione coinvolta, l’Isola presenta il poco lusinghiero gap da dover ancora colmare nei confronti delle regioni settentrionali. Più in generale, come conferma l’Istat, mai così tanti sono stati i poveri negli ultimi 10 anni. “Le persone in condizione di povertà assoluta in Italia sono oltre 5,7 milioni nel 2023 (9,8%): il valore massimo dal 2014 – spiega l’Istituto. L’incidenza della povertà assoluta è maggiore, ma in calo, nel Mezzogiorno (12,1%, -0,5 punti percentuali rispetto al 2022), mentre è più contenuta, ma in aumento di 0,5 al Centro (8,0%) e al Nord (9,0%). 

La popolazione AROPE presenta una forte eterogeneità territoriale, e va dal 12,4% al Nord al 39,0% nel Mezzogiorno”. Peggio della Sicilia soltanto Calabria (48,6%) e Campania (44,4%). Cresce anche il numero di persone in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7%). A destare impressione, poi, la percentuale di popolazione che soffre di insicurezza alimentare (1,5% in Italia), cifra ancora più elevata nel Mezzogiorno (2,7%). Soltanto al Sud, sono oltre 350 mila le persone che hanno difficoltà nel potersi nutrire in modo regolare.

Crescita povertà in Sicilia, Mannino: “Aumentano le diseguaglianze con il resto del Paese”

Dell’ultimo rapporto ne abbiamo parlato con Alfio Mannino, Segretario regionale CGIL, e Alfio La Rosa, presidente Federcosumatori Sicilia. “Aumentano le disuguaglianze rispetto al resto del Paese, basti pensare che in Sicilia lo stipendio medio è più basso di 6 mila euro rispetto alla media italiana, nel settore privato il salario medio è di 16 mila euro contro gli oltre 22 mila della media nazionale. Questo ovviamente ha ripercussioni negative sui consumi e dunque su tutta l’economia che non riparte”, spiega Mannino ai microfoni del Quotidiano di Sicilia. 

Ad aumentare, come sottolineato dal report Istat, anche le disuguaglianze territoriali, con le periferie urbane e le aree interne in affanno, con una forbice che continua ad aumentare tra sempre più ricchi e sempre più poveri. Per una Italia vista da Sud, come siamo soliti raccontare attraverso queste pagine, che continua a essere ancor più frammentata.

Crescita povertà in Sicilia, “Niente tutele per almeno 100mila famiglie”

“La fine del reddito di cittadinanza in un momento di impennata inflazionistica ha inoltre lasciato senza tutele almeno 100mila famiglie facendo venire meno, nel bilanciamento con le nuove misure, 700 mila euro di trasferimenti – aggiunge ancora il Segretario regionale – si conferma cioè la propensione del governo nazionale a sottrarre risorse alle regioni più in difficoltà, a fare cassa sui più poveri senza di converso mettere in campo misure per lo sviluppo produttivo e per la crescita dell’occupazione”.

Come sottolinea La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia sul QdS, “restano bassi o medio-bassi il 63,5% degli indicatori di sviluppo sostenibile, mentre nella maggior parte delle regioni del nord Italia circa il 60% degli indicatori è a livello alto o medio-alto. In Sicilia solo il 14,1% degli indicatori è a livello alto, mentre a Bolzano si tocca il 42,5%. Questi dati confermano che sta crescendo il divario nord-sud e noi continuiamo a registrare visite ai nostri sportelli per difficoltà di accesso ai servizi di base, come la sanità pubblica, e per problemi derivanti dal basso reddito dei cittadini, come quelli relativi alle bollette dell’energia”.

Un trend di difficoltà generale dunque confermato da chi opera nel territorio a stretto contatto con i siciliani e destinato ad aumentare, per La Rosa, con l’introduzione dell’Autonomia Differenziata: “Purtroppo negli anni questa tendenza si è rafforzata. Il timore è che il divario cresca ulteriormente come effetto della nuova Autonomia Differenziata che causerà un drenaggio delle risorse destinate alle misure di sostegno alle fasce deboli in favore del potenziamento dei servizi del Nord”.

Crescita povertà in Sicilia, siciliani insicuri del proprio reddito

Le previsioni, tanto per la CGIL quanto per Federconsumatori, non sono affatto rosee. Prima dell’entrata a regime dell’Autonomia Differenziata fortemente voluta dalla Lega di Matteo Salvini, per La Rosa “non cambierà sostanzialmente nulla: i siciliani non hanno una gran voglia di spendere, perché non si sentono sicuri del proprio reddito. A questa situazione va aggiunto l’effetto dell’inflazione: negli ultimi mesi ha smesso di galoppare, ma i prezzi non torneranno indietro”.

Contro l’Autonomia Differenziata punta anche la CGIL: “La Sicilia avrà a disposizione meno risorse, 1,3 miliardi l’anno da subito e questo inciderà su servizi essenziali come la sanità pubblica, rendendo inesigibile il diritto alla salute per chi ha meno risorse economiche”, spiega Mannino, per una sanità già messa in ginocchio dai tagli varati dal Governo nazionale a inizio anno (LINK articolo sanità siciliana fine gennaio 2024).

Oltre al tema del lavoro, ulteriori gap potranno essere accumulati nell’Isola nei settori della formazione e dell’istruzione, con proprio la Sicilia ultima classificata secondo diversi indicatori analizzati dall’ultimo Rapporto BES pubblicato da Istat. Il dominio degli indicatori che seguono l’individuo nel suo percorso di istruzione, formazione e partecipazione culturale mostrano un ampio miglioramento per la maggior parte delle misure, ovunque tranne che in Sicilia

Crescita povertà in Sicilia, futuro incerto per i giovani

Proprio “la crescita del divario sul terreno dell’istruzione inciderà sul futuro delle giovani generazioni – aggiunge ancora il segretario – il gap infrastrutturale non potrà essere colmato. La tragedia è che siamo di fronte a un governo regionale che approva l’operato di quello nazionale mentre non svolge una adeguata azione politica. Non è uno scenario confortante”.

Un passo per evitare che il trend possa proseguire resta quello dell’aumento dei salari, di cui però si parla a fatica per via di una situazione di contrazione economica che di riflesso tende a investire le realtà economiche che operano nell’Isola. “Per aumentare la fiducia dei consumatori bisogna inserirli in un processo costante, anche se lento, di crescita dei salari accompagnato da un’inflazione sotto controllo – dice il presidente di Federconsumatori. 

“Dopo una lunga attesa, è stato firmato il protocollo d’intesa tra MIMIT e Ministero dell’interno per il monitoraggio dei prezzi dei prodotti alimentari nei mercati al dettaglio dei capoluoghi di Regione”. Una misura che consentirà la partecipazione delle associazioni di tutela dei consumatori, compresa Federconsumatori Sicilia. Gli osservatori potranno raccogliere dati sui prezzi e lanciare allarmi in caso di eccessiva inflazione.  Ma si tratta solo di un comparto, con i prezzi al dettaglio che sono comunque esplosi dal 2019 a oggi senza mai tornare ai livelli pre Covid.

In assenza di misure strutturali, al momento non previste dall’attuale Governo nazionale, l’Isola è destinata a soccombere in termini statistici, con prossime rilevazioni che dovrebbero segnalare quanto la forbice economica continui ad aumentare e causare disuguaglianze tra la popolazione.

Una soluzione per Mannino è rappresentata da “un grande piano di sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno che guardi anche al Mediterraneo e alle possibilità che si aprono nel campo della transizione energetica, digitale, industriale e  della logistica”. A tal proposito proprio l’area dello Stretto – porta della Sicilia sul mondo non solo in senso metaforico – è interessata al momento da una massiccia campagna di investimenti che, nei piani del Governo regionale e di quello nazionale dovrebbero consentire all’Isola di diventare sempre più snodo nevralgico del Mediterraneo.

Crescita povertà in Sicilia: “Rigenerare la pubblica amministrazione”

“Occorrono poi investimenti su infrastrutture, riconversioni, politiche dell’apparato produttivo ma anche rigenerazione della pubblica amministrazione con assunzioni in tutto il pubblico impiego, sanità compresa. E ancora piani di formazione professionale e misure di protezione sociale più efficaci delle attuali per i soggetti più deboli che non possono essere abbandonati”, aggiunge ancora Mannino.

La CGIL è ancora una volta in prima fila per dire no al progetto dell’Autonomia Differenziata, con un retromarcia al momento non plausibile da parte della Meloni. “Il primo passo per la collettività siciliana è contrastarla con un’iniziativa di massa dicendo sì all’abrogazione della legge. A breve – conclude il segretario regionale – presenteremo anche un referendum per poterci riuscire. Ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti”.

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