I grafici hanno la particolarità di riuscire a spiegare concetti complessi in modo molto più semplice e intuitivo dei numeri e delle parole. Gli uomini hanno cominciato a lasciare segni della loro presenza con graffiti e incisioni circa 35.000 anni, e hanno sviluppato la scrittura circa 4.000 anni fa.
I grafici, invece, sono un’invenzione molto recente, della fine del XVIII secolo. Nel 1786 William Playfair, uno statistico scozzese, pubblicò The Commercial and Political Atlas, un’opera in cui venivano analizzate serie storiche di dati del commercio attraverso 44 grafici. La facilità con cui i grafici possono essere letti consente anche il loro confronto.
Ai nostri giorni i dati sono sovrabbondanti, la difficoltà è quella di connetterli in modo di dare loro un significato. Mettendo a confronto le linee rappresentati lo sviluppo economico, il consumo di energia e i disastri naturali dal 1900 a oggi, si può notare una sovrapposizione praticamente perfetta. Il modello di sviluppo instauratosi con la rivoluzione industriale ha generato un miglioramento delle condizioni di vita per una parte minoritaria della popolazione mondiale, pochi vantaggi per tutti gli altri e la creazione di enormi squilibri naturali responsabili di sempre più frequenti catastrofi naturali.
Bisogna essere consapevoli che, così com’è irrealistico pensare di tornare indietro, è insostenibile continuare come è stato fatto fin d’ora. Solo in questo modo si può cominciare a riempire di significato la parola “sostenibilità”, ormai diventata di gran moda.
Come si è visto alla COP 28, è difficile mettere d’accordo gli interessi di breve termine di tutti i paesi, ma per dare una prospettiva al pianeta e ai suoi abitanti, concordare un obiettivo condiviso realistico è necessario. D’altro canto essere un paese sviluppato non mette al riparo dagli uragani e dalle alluvioni, e solo partendo da un obiettivo di comune interesse sarà possibile trasformare il concetto di sostenibilità in azioni concrete.