Gli investimenti prioritari in infrastrutture per gli anni 2018-19 sono stati complessivamente 48,3 miliardi di euro, di cui circa 32 già finanziati e 17,9 da trovare.
Dei 48 miliardi, ben 36 sono tutti destinati al Nord Italia (Tav, Avr Milano-Tortona-Genova, potenziamento Gallarate-Rho, Galleria dei Govi, nodo di Milano, nodo di Genova, Lav Brescia-Verona, Lav Verona-Padova, Valico Brennero, raddoppio Linea Venezia-Udine, Avr Bologna-Bari). Le uniche due opere che riguardano il Sud sono la Lav Napoli-Bari e la futura Lav Palermo-Catania-Messina: per ciascuna delle due opere sono preventivati sei miliardi, per complessivi dodici miliardi.
Dall’elenco che abbiamo fatto, potete comprendere come la forbice tra Nord e Sud, eseguite queste opere non si sa in quanti anni, si allargherà ulteriormente e, con essa, si allargherà la differenza dei posti di lavoro occupati, del Pil pro capite e della crescita.
Tutte le belle chiacchiere e promesse degli ultimi governi sono smentite dai fatti elencati. Non solo, ma vengono potenziati gli aeroporti del Nord e quelli di Roma attraverso le concessionarie, vengono finanziate le metropolitane nelle grandi città, che sono quasi sconosciute in quelle meridionali, con la conseguenza che il turismo non trova i presupposti necessari per potersi sviluppare.
Quando mancano i mezzi di trasporto, o sono fortemente deficitari come nel Sud Italia, i turisti non ritengono appetibili i luoghi da visitare per i disservizi conseguenti.
Laddove ci sono le Linee ad Alta velocità (Lav), erroneamente denominate Tav (acronimo che si riferisce al Treno ad Alta velocità), il Pil cresce nella misura del sette percento. Nel Centro e Sud Italia dove la Lav si sconosce, a parte la tratta Roma-Salerno, la crescita del Pil è intorno allo zero.
È un’altra dimostrazione che la carenza delle infrastrutture dei Trasporti è una palla al piede della crescita. Quanto precede è frutto di uno studio realizzato dall’Università Federico II di Napoli e, quindi, degno di fede. La questione è nota per altri versi e tale studio la conferma.
Non soffre solo il turismo della grave carenza infrastrutturale, ma anche tutte le altre attività economiche che sulla logistica fondano il proprio sviluppo.
Oltre alle persone, infatti, è importante la circolazione efficiente delle merci. Il commercio digitale (Amazon, Alibaba, Zalando ecc…) vende attraverso la rete, ma poi i materiali devono essere fisicamente portati al domicilio degli acquirenti. Così la logistica assume una funzione molto importante.
Spendere subito i 48 miliardi indicati ed anche un’altra trentina appostati nei capitoli dei diversi bilanci, ma non ancora spesi, significa creare quasi di botto oltre cinquecento-settecentomila posti di lavoro che darebbero un forte contributo all’eliminazione degli 1,3 milioni di disoccupati, concentrati in massima parte nel Mezzogiorno.
Anziché tanti bla-bla, il presidente del Consiglio e i suoi ministri dovrebbero impostare in questa “fase due” un vero cronoprogramma, non scritto solo sulla carta, per realizzare in tempi certi le opere e spendere tutte le somme impegnate nei bilanci.
Dodici miliardi su 48 dell’elenco sopra indicato rappresentano molto meno di quel 34% degli investimenti che il Governo ha detto di voler destinare al Sud.
In ogni caso, tale percentuale non è bastevole per stringere la forbice. Bisognerebbe arrivare almeno al 50% per recuperare un po’ alla volta la differenza del tasso infrastrutturale che c’è fra Sud e Nord.
In questo quadro, il Governo dovrebbe chiedere la fattiva collaborazione delle Regioni del Mezzogiorno affinché anch’esse vadano verso la indicata direzione, attingendo al totale esaurimento dei fondi Ue e Fsc (Fondi per lo sviluppo e la Coesione), mediante un’attività veramente professionale dei dirigenti regionali, preparati e competenti, che dovrebbero lavorare senza sosta per raggiungere tale obiettivo.
È necessario uno sforzo della politica, della burocrazia e della classe dirigente della società civile affinché finalmente tutto il Sud cominci a risalire la strada della crescita abbandonando l’attuale degrado, divenuto insopportabile.
