Crea: in Europa la CO2 è diminuita del 6 per cento negli ultimi tre mesi. Secondo l’esperto Myllyvirta, le politiche di risparmio e gli investimenti in rinnovabili porteranno a riduzioni sostenute
Le emissioni di CO2 dell’Ue derivanti dall’uso di energia sono diminuite del 6% negli ultimi tre mesi rispetto allo stesso periodo del 2021. Lo rileva una nuova analisi del Centro di ricerca sull’energia e l’aria pulita (Crea). L’analisi, basata su un nuovo dispositivo di tracciamento capace di dare risultati quasi in tempo reale, mostra come l’impennata delle emissioni registrata a seguito della pandemia di Coronavirus sia durata 18 mesi e si sia ora conclusa. Ora, secondo il Crea, la crisi energetica sta già iniziando a far calare le emissioni dell’Ue.
Come spiega Lauri Myllyvirta, lead analyst del Centre for Research on Energy and Clean Air, “il rimbalzo post-Covid nell’uso e nelle emissioni di combustibili fossili dell’Ue è giunto al termine negli ultimi mesi, a causa della crescita della fornitura di energia pulita guidata dall’energia solare e delle misure di risparmio energetico accelerate dalla crisi dell’approvvigionamento di combustibili fossili. Allo stesso tempo, gli investimenti e le politiche in materia di energia pulita sono aumentati notevolmente, il che porterà a una riduzione sostenuta e accelerata delle emissioni nei prossimi anni”.
Cosa ha causato il calo delle emissioni? Crescita delle rinnovabili, stabilizzazione produzione idroelettrica e nucleare, riduzione della domanda e nessuna crescita del carbone.
Crescita delle rinnovabili
Nei mercati dell’Ue crescono le energie rinnovabili, le pompe di calore e i veicoli elettrici. La crescita del solare è notevole: da maggio a giugno 2022, l’energia solare ha generato il 12% dell’elettricità, una cifra record che tradotta in risparmi ammonta a 29 miliardi di importazioni potenziali di gas. Questa reazione del mercato è sostenuta da una serie di nuove politiche a livello europeo, come il piano REPowerEu, e a livello nazionale, come la legge tedesca sull’eolico, volte ad accelerare l’abbandono dei combustibili fossili.
La produzione idroelettrica e nucleare si è stabilizzata
Sia l’energia idroelettrica che quella nucleare avevano registrato prestazioni inferiori durante l’estate, ma in settembre-ottobre la produzione di energia idroelettrica si è normalizzata. Anche il calo della produzione di energia nucleare si è arrestato.
Riduzione della domanda
I prezzi elevati dei combustibili fossili hanno ridotto la domanda di elettricità e gas, in particolare nel settore industriale e a livello domestico, e stanno influenzando anche la domanda di petrolio. La riduzione della domanda si realizza in parte attraverso misure di risparmio ed efficienza energetica, e in parte attraverso la sospensione della produzione industriale.
Tuttavia, nell’agosto 2022, nonostante i produttori abbiano ridotto la produzione di energia e la domanda di gas industriale dell’Ue abbia subito una flessione, la produzione industriale dell’Eurozona ha registrato un’impennata ben oltre le aspettative.
Nessuna crescita del carbone
Nonostante i timori, la nuova analisi del Crea dimostra che la crisi energetica, la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia non hanno innescato politiche tese a favorire il consumo di carbone in Europa. Anche quando la produzione di energia termica nel suo complesso è aumentata per compensare la carenza di energia idroelettrica e nucleare, non è stato rilevato alcun spostamento dal gas al carbone, che tra settembre e ottobre è calato.
Parlando del ruolo dei combustibili fossili nell’Ue, Paweł Czyżak, analista di dati sull’energia e sul clima presso il think tank ecologista Ember, aveva precedentemente affermato che “il carbone non sta tornando in auge in Europa, e nemmeno il gas. Entrambi non sono in grado di competere con le rinnovabili, troppo più economiche”.