Energia, così lo "scandalo" fotovoltaico non rende la Sicilia indipendente

Crisi energetica, in Sicilia lo “scandalo” del fotovoltaico che non ci rende indipendenti

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Crisi energetica, in Sicilia lo “scandalo” del fotovoltaico che non ci rende indipendenti

Vincenzo Lapunzina  |
lunedì 11 Aprile 2022

Mario Pagliaro, ricercatore del Cnr parla di scandalo: "In Sicilia 60.000 impianti fotovoltaici per 1,7 milioni di immobili". Così potremmo essere autosufficienti

In Sicilia “approda” il 40% del fabbisogno nazionale di gas e in diverse fasce orarie, con le rinnovabili, è autosufficiente. In questo è un’Isola virtuosa, insieme alla Calabria e alla Puglia.

“È ora di dire basta a ogni forma di ricatto energetico e di dipendenza dalle fonti fossili, l’Italia del sole e del vento – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Ad oggi potevamo essere un Paese modello sul fronte delle energie pulite e nella lotta alla crisi climatica, ma ciò non è avvenuto e al quadro attuale si è anche aggiunto il folle rincaro delle bollette che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese”.

In Sicilia, come ha ribadito a QdS il professore Mario Pagliaro, ricercatore del CNR, si genera tanta energia elettrica, dal sole e dal vento.

Uno dei picchi più alti che abbiamo riscontrato si è verificato alle ore 14 del 7 aprile.
Le fonti rinnovabili istallate nell’isola hanno coperto il 100% del fabbisogno regionale (produzione rilevata 104,9%), nel meridione la zona di mercato sud (capofila la Puglia) ha prodotto oltre il 50% in più del proprio fabbisogno (150,6%). La Calabria ha prodotto il 118%, “esportando”, anch’essa, il surplus ad altre aree.
«Tutto il fabbisogno siciliano (nella fascia oraria osservata, ndr) – afferma con entusiasmo Pagliaro – è stato coperto. Il meridione è stracolmo di capacità di generazione. La Sicilia è piena di gas, petrolio, sole, vento ed ha persino molti impianti idroelettrici».

«Se la Russia dovesse tagliare la fornitura di gas all’Italia, – afferma il ricercatore – la Sicilia riceve ogni giorno quantità immense di gas a Mazara del Vallo, provenienti dall’Algeria. Un giorno, poi, anche il gasdotto con la Libia tornerà a pieno regime».

I due gasdotti che servono la Sicilia

I due gasdotti, TransMed, con punto di entrata a Mazara (collega alcuni  giacimenti del deserto algerino, passando per la Tunisia) e Greenstream a Gela (trasporta il gas estratto a Mellitah, 80 Km sud di Tripoli), nella giornata di venerdì 8 aprile hanno registrato un flusso medio complessivo di 70 mln di metri cubi di gas.
Nello stesso giorno, secondo i dati acquisiti dalla Snam, l’approvvigionamento siciliano rappresenta circa il 40% del fabbisogno energetico italiano.
Nella giornata, il TransMed ha introdotto nelle rete siciliana 63 mln di metri cubi (ha una portata di 33,5 mld di metri cubi all’anno), nei 520 km dello Greenstream appena 9 mln, su una portata di circa 11 mld di metri cubi. Nel 2021 ne avrebbe trasportato poco più di 3 mld di metri cubi.

Le centrali termo elettriche

Per la produzione di energia elettrica e per sopperire alle fonti rinnovabili (in assenza di vento) in Sicilia insistono diverse centrali termo elettriche.
La A2A Energie Future di San Filippo del Mela, che brucia olio combustibile, proveniente da diverse parti del mondo, Russia compresa. Questa è attiva per circa 20 ore al giorno e immette nella rete fino a 980 MW/h.
Un’altra centrale di autoproduzione si trova dentro il petrolchimico di Augusta, altamente inquinante in quanto brucia petcoke (residuo della lavorazione del petrolio). Quando la richiesta di energia interna si abbassa, l’energia prodotta viene immessa (venduta) nella rete nazionale.

Poi c’è l’Enel, che è proprietaria di tre centrali. A Priolo Gargallo (SR), con la centrale “Archimede”, 2 gruppi, con bruciatori da 320 MW, pronti a rispondere alle richieste della rete.
A Porto Empedocle, invece, l’Enel ha un turbogas da 80 MW (immette energia immediatamente, in modalità turbo) e a Termini Imerese, presso la “Ettore Majorana”, la Società ha schierati tre bruciatori. Uno da 780 MW e due turbogas da 120 MW ciascuno, attivati principalmente nelle ore notturne.
Il metano che alimenta i bruciatori termitani non proviene dal deserto africano ma è tutto siciliano e «arriva – come ha spiegato a Globus TV Tuccio D’Urso, già direttore del Dipartimento regionale all’Energia – attraverso un gasdotto appositamente realizzato, dal punto di estrazione di Gagliano Castelferrato. Quando la centrale è spenta il metano estratto viene venduto ai gestori delle reti che forniscono le utenze domestiche nei comuni limitrofi».

Corsa alle rinnovabili

Insomma, la crisi Ucraina ha fatto emergere che l’Italia e, soprattutto la Sicilia, ha avviato la corsa alle rinnovabili per una mera (se pur legittima, per chi investe) questione lucrativa.
Il fatto che gli approvvigionamenti dalle rinnovabili devono essere considerati strategici, per affrancarsi anche dalle forniture russe, è materia delle ultime settimane.
A titolo di esempio, sulle Madonie, nel territorio di Gangi (Pa) sono stati realizzati due parchi eolici, abbastanza impattanti con il paesaggio.
Una nostra fonte, che preferisce rimanere anonima, ci ha raccontato che il parco di “Serra Marrocco” conta 55 pali eolici, ognuno di essi arriva a produrre – grazie alla forza naturale del vento –  fino a 850 Kw/h. In Sicilia ci sono pale eoliche che producono fino a 3,5 Mw/h, ovviamente, a condizioni favorevoli di vento.
Quindi, si agevolino le autorizzazioni e si assistano i Comuni e i proprietari dei terreni affinché possano spuntare provvigioni più corpose dall’altro lato sarebbe necessario valutare anche l’impatto che la corsa alle rinnovabili avrà sui paesaggi.
Come a dire, sì ai condizionatori, ma con il giusto equilibrio tra il piantumare alberi e pale eoliche, o fotovoltaico al posto dei campi di grano. Anche in questo settore, dopo anni di disincentivare le produzioni, la politica si è accorta che la dipendenza dalla Russia e da altre regioni del mondo si è rivelata un boomerang.

Vincenzo Lapunzina

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