Il prefetto di Agrigento, insieme al dipartimento di Protezione civile, ha emanato il documento volto al risparmio delle risorse e alla ricerca di nuove fonti e pozzi di approviggionamento
AGRIGENTO – La crisi idrica in atto assume connotati molto più gravi e sempre crescenti in molti comuni dell’Agrigentino. La situazione emergenziale non accenna a migliorare a causa della siccità, le riserve idropotabili sono quasi alla fine e in tutti i centri urbani si è resa necessaria una estenuante turnazione nell’erogazione dell’acqua, che spesso ormai viene a mancare per più giorni.
Per queste ragioni il prefetto di Agrigento Filippo Romano ha emanato una direttiva di Protezione civile, in firma congiunta con il dipartimento della Protezione Civile, passando i poteri d’intervento ai sindaci, che vista l’attuale situazione e gli scenari futuri, sono tenuti ad emanare le ordinanze contingibili e urgenti e tutti i provvedimenti finalizzati al risparmio idrico e ad assicurare l’acqua solamente per soddisfare i primari fabbisogni potabili della popolazione e degli animali da allevamento.
Crisi idrica, una direttiva a tutti i sindaci per le linee guida da adottare
“Abbiamo firmato insieme all’ingegnere Cocina – ha detto il prefetto di Agrigento Filippo Romano, incontrando i sindaci della provincia nella vigilia di Ferragosto presso la sala Giglia del Libero consorzio comunale di Agrigento alla presenza del capo della Protezione civile regionale, Salvatore Cocina – una direttiva a tutti i sindaci per le linee guida da adottare in questa fase particolarmente acuta della crisi idrica. Non è un momento facile, è un momento drammatico, bisogna gestirlo nel migliore dei modi, sia sotto il profilo dell’ordine pubblico e sia sotto il profilo del reperimento delle fonti idriche e del loro utilizzo. È importante mirare alla massima equità, lo sappiamo tutti che ci sono quartieri dove l’acqua non arriva mai e devono essere riforniti con autobotti. È chiaro che non dobbiamo fermarci nel reperimento di nuovi pozzi, perché l’acqua in questo momento non cade più dal cielo, ma nel sottosuolo l’abbiamo e la dobbiamo tirare da lì”.
Occorre trovare pozzi per uso umano e uso irriguo
Il grido lanciato dalla Protezione civile regionale ai sindaci è quello di “trovare pozzi per uso umano e uso irriguo”. I Comuni, nonché le Ati, i gestori, i Consorzi di bonifica, il dipartimento regionale Acqua e Rifiuti, l’Autorità di bacino ed il commissario per l’Emergenza in agricoltura, devono attivarsi per individuare e acquisire delle fonti di approvvigionamento idrico esistenti, abbandonate o dismesse, sia pubbliche che private, richiedendo anche la requisizione degli stessi, e di richiedere interventi manutentivi per la riduzione delle perdite.
“Sono fiducioso perché grazie allo sforzo di tutti – ha detto il direttore della Protezione civile regionale Salvatore Cocina – i sindaci in primo luogo, troveremo nuovi pozzi. Lo sanno i sindaci che conoscono il territorio e potremo trovare l’acqua necessaria. I dissalatori sono una soluzione e la cabina di regia ha trovato soldi e finanziamenti ma i tempi sono lunghi rispetto alle esigenze. Voglio ricordare che lo stato di emergenza è stato dichiarato a maggio, il piano approvato a giugno e procediamo in tempi veloci. Oggi abbiamo reperito 900 litri al secondo. Per l’anno prossimo come Protezione civile faremo tutto il massimo per trovare nuovi pozzi ma è chiaro che gli Enti devono darsi una mossa”.
A respingere la richiesta della ricerca di nuovi pozzi è stato il sindaco di Santo Stefano Quisquina, Francesco Cacciatore che intervenuto durante la riunione ha detto: “Respingo con forza la richiesta di ulteriori escavazioni di nuovi pozzi dal bacino idrico della ‘Quisquina’ già in questi anni abbondantemente depauperato e ‘violentato’. I dati tecnici dicono chiaramente come il livello di soglia della falda si è notevolmente abbassato, vi è un problema ambientale e idrogeologico da salvaguardare che non può essere sottovalutato, per quanto mi riguarda indosserò la fascia tricolore non per requisire e individuare nuovi pozzi ma per impedirne la nuova realizzazione”.